Editoriale


Scoppia, scintilla e brilla la fiamma; mentre lo spiedo piange sulla pietra bigia.
Brama il guerriero stanco nel suo profumo intenso di morsicar la carne. (Eulalio, I sec. a.C.)

Giuseppe Maria Jonghi Lavarini

Chi tentasse di avventurarsi nella storia del camino si troverebbe davanti a una sorpresa: attorno ad esso si svolge tutta la storia dell’umanità.
Non strumento tecnico, non oggetto d’uso, non elemento singolo, il camino è il luogo accanto al quale ha trovato alimento ogni singolo passo che è stato mosso nella peregrinazione delle vicende e delle epoche.
Si può dire che questo luogo è la concretizzazione di quel "genius" in cui si riconosce tutta l’umanità.
Camino, quindi, come "genius hominis" prima ancora che "genius loci" umano. Perché quel che gli antichi chiamavano "genio" era lo spirito che dà vita e alimento, che fa scoccare l’idea nelle menti, e individua la vocazione dei singoli e dei popoli. E questo "spirito" era per loro anche l’elemento primigenio: "genius" e "genus", l’elemento generatore,
sono infatti sinonimi.
Dall’epoca delle caverne, da quando gli avi dei nostri avi si sono riconosciuti uomini, tra loro c’è stato il fuoco: prometeico dono che infonde vita al luogo dell’incontro e lo rende capace di offrire socializzazione, sicurezza, calore. Perché è sedendo attorno al fuoco nella notte che, nella notte dei tempi, gli antenati dei nostri antenati hanno capito
che con quell’eterea fiamma che arde sarebbero stati definitivamente al di sopra di ogni specie animale, al sicuro da qualsiasi predatore. E attorno al fuoco si sono potuti guardare in faccia sfidando le tenebre, per riconoscersi fratelli.
Da allora in poi ogni singolo avanzamento tecnologico ha implicato una qualche miglioria nel dominio sul fuoco e, attraverso il fuoco, sugli elementi.
Nella preistoria sappiamo che il villaggio di tende dei nomadi che vivevano di caccia e raccolta, pur fragile ed effimero, aveva un centro: forse un segno totemico ma, certamente e prima di questo, il luogo del fuoco, là dove si accendeva la pira per cuocere e riscaldare i cuori prima ancora che i corpi.
E dare il vigore che vince le intemperie.
Sì: è questo il primo camino, il fuoco attorno a cui si raccoglie la comunità.

Il “Kàminos” greco

Eil camino, il "kàminos" greco, è la pietra su cui si accende il fuoco nella casa greca; siamo nel 350 a.C , nella casa all’epoca di Socrate: ci fa pensare che in 2400 anni la parola camino è rimasta intatta!
infatti il "kàminos", prima che struttura ordinata alla cottura e all’incanalamento dei fumi, è solo il luogo del fuoco.
Attorno a questo luogo si muovono il tempo e lo spazio dell’uomo, perché è qui dove i vecchi si attardano a raccontare ai giovani le storie del passato, così che nella coscienza si formi la cultura attraverso la nozione del divenire: e nel racconto delle storie attorno al fuoco avveniva (è sempre avvenuto e sempre continuerà ad avvenire) l’appropriarsi
della propria identità.
Il concetto di tribù, di famiglia, di popolo si è sviluppato lungo il filo di quei racconti.
Certo, li abbiamo persi ormai da tempo. Ma nell’epica che sta alla radice della cultura e della identità di ogni
popolo – di ogni civiltà – sempre ritroviamo questo incontro.
Sempre ritroviamo il fuoco come momento centrale.
Quando si entra nella storia, insieme con la scrittura vediamo ormai mature le architetture: ziggurat, templi, capanne o palafitte. E al centro di tutte queste edificazioni, non troviamo forse – ancora e sempre – il fuoco? Non è quello il cuore prezioso dei popoli? Non lo troviamo nella bisaccia di Oetzli, l’uomo preistorico delle nevi ghiacciato sulle Alpi,
che però con sé portava una briciola di fiamma, un fungo igniforo in cui riponeva le sue possibilità di sopravvivenza? E non troviamo il fuoco al centro della civiltà romana, accudito e riverito dalle Vestali?
E gli stessi villaggi di quelli che i Romani chiamavano "barbari", non avevano capanne col focolare al centro?
In ogni tempo, in ogni luogo, dove c’è essere umano troviamo prima di tutto il fuoco. E attorno al fuoco,
il luogo preposto: privilegiato, riservato, non violabile, alle origini anche oggetto di culto.
Quando Cesare e i suoi successori, Vespasiano, Traiano, Giustiniano si sono scontrati con le tribù nordiche, le avranno trovate a loro differenti in tutto. Ma in questo uguali: nel camino, al centro della vita sociale.
Abbiamo sotto mano uno dei tanti libri illustrati che riassumono in tavole colorate momenti esemplari della storia. "Die Geschichte einer Strasse – Eine Reise durch die Jahrtausende" ("La storia di una strada – Percorso attraverso i millenni"; Meyers Lexikonverlag – Bibliographisches Institut & F.A. Brockhaus AG, Mannheim, 1999).
Nell’osservare le accurate riproduzioni che parlano e, forse più di tante parole, spiegano il modo di vivere dei popoli del nord Europa nelle diverse epoche, l’occhio inevitabilmente indulge in quel che sempre è al centro dell’abitato. Il fuoco,
il camino.
Nei villaggi fortificati come "castra" dell’alto medioevo, epoca di continue migrazioni e guerre, di tribù inselvatichite che trasmigrano lungo i corsi d’acqua, accanto alle maestose rovine lasciate dai Romani, nella capanna di canne e fascine di paglia si nota come tutta l’organizzazione interna sia in funzione del fuoco: al centro, sotto il colmo del tetto. E, sopra la fiamma, un asse da cui pendono sacchi con le cibarie che si essiccano, mentre attorno vecchi e donne si riposano al caldo o sono intenti al telaio o alla cucina.
È la tipica organizzazione della casa primitiva.
La struttura lignea a volte prendeva fuoco, perché il focolare, seppur posto il più possibile lontano dalle pareti e dal tetto, inevitabilmente proiettava lapilli e questi, nella notte, quando gli abitanti erano assopiti e nelle stagioni fredde
il fuoco restava acceso, potevano raggiungere la paglia.
Ma il concetto di "camino" come anche oggi noi lo intendiamo, luogo definito e parte di un’architettura, nasce lì: in quelle capanne che erano così simili per i "barbari" nordeuropei della grande decadenza sulle spoglie dell’Impero, o per i primitivi di secoli antecedenti.
Poi, con la rinascita dei borghi e delle città, il camino tornerà a essere di pietra, come era già stato per
i Romani e ancor prima per i Greci e gli Egizi.
Una solida struttura a edicola. Un vero e proprio tempietto che segna il cuore della casa.

Il focolare medievale

Il focolare medievale è grande: alla catena si appende la pentola per la cottura. Ma nella sua capace bocca si possono conservare, a debita distanza, gli insaccati, affumicare i prosciutti e i salami.
A volte questi camini sono vere e proprie "stanze": ci si può sedere sotto la capace cappa per riscaldarsi.
La sua bocca è una porta aperta sulla brillantezza della vita. E la canna fumaria, in struttura muraria, in pietra o mattoni, protegge dal rischio di incendi.
Vediamo in dettaglio illustrata la casa del basso Medioevo; al piano terra le attività del giorno sono sempre legate al camino: che si cucini o si faccia di conto, o si serva del vino. Le camere da letto, ai piani superiori, sono scaldate dallo stesso camino, la cui canna fumaria attraversa i muri.
La struttura del camino è ancora elementare, ma ha un che di maestoso, non foss’altro nelle dimensioni e nella collocazione.
In epoche successive vediamo che acquisisce importanza sempre maggiore: le cornici cominciano a essere elaborate. In pietra, gesso o maiolica compaiono colonne laterali con varie figurazioni, travi superiori e mensole variamente modellate.
Si entra poco a poco in un campo in cui la sensibilità estetica si farà sempre più diffusa e sarà sempre più l’arte a riflettersi in creazioni originali, vere opere d’arte.
Ancora e sempre espressione centrale del genius dell’umanità, ma più elaborato, esteticamente significativo,
personalizzato.
Nel XVIII mo secolo sono evidenti le maioliche, e con esse i decori. Le piastrelle dei camini e della loro ulteriore evoluzione, le Kachelöfen, sono il luogo su cui si raccontano le storie: araldiche o religiose.
In quanto luogo centrale nella casa, le maioliche dei camini sono le tavole che recano genealogie, dove si rierievocano
volti e gesta degli antenati, o dove si ricorda il racconto evangelico.
Nel XVIII mo secolo l’evoluzione del gusto barocco verso il neoclassicismo esalta il disegno.
Ormai è chiaro che il camino è architettura nell’architettura, arte nell’arte.
Le cornici e i fronti sono scanditi da moduli geometrici, sono disegnati da artisti, sono "firmati".

È qui che entriamo nella modernità

Il camino camminerà di pari passo con le evoluzioni tecnologiche e del gusto artistico.
Oggi è stato compiuto e si sta perfezionando un notevole balzo in avanti.
I sistemi di combustione sono sempre più perfezionati e puliti.
L’uso dei pellet permette di avere camini automatici, che si regolano nell’arco della giornata.
E le nuove correnti di design offrono elementi che sembrano staccarsi dal suolo, levitare in aria; o che si inseriscono quasi scomparendo nello spessore delle pareti.
Cornici fantasmagoriche o design limpidi come uno specchio, stravaganti o minimali.
Oggi più che mai il camino rientra nella casa come qualcosa di nuovo, pur onusto di secoli di storia.
Un elemento che ha saputo ritrovare il vigore della prima giovinezza e che sa esaltare al massimo la creatività e l’inventiva dei designer.
A ragion veduta quindi si può dire che il camino è il genius loci della storia umana, da sempre amico della lunga avventura che attraversa le ere, travalica i millenni e sempre si presenta in forme nuove.
E sempre anche utili, necessarie, vicine allo spirito e al cuore.

 

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