Eco-progettazione

Pietra Residuale
Soltanto una quantità esigua (dal 5% al 15%) della pietra estratta dalle cave del bacino marmifero di Estremoz e Vila Viçosa in Portogallo, è utilizzata nella costruzione per scopi ornamentali e la rimanente è spezzettata o abbandonata nel paesaggio intorno alle cave.
L’uso della pietra residuale per la costruzione di moduli laminati (pareti ventilate e vegetali) e per l’applicazione di muri portanti (riuso della muratura strutturale ciclopica) è stato il punto di partenza di alcuni dei nostri progetti recenti scaturiti da una profonda ricerca, ‘Petrus – dalla Pietra Residuale alla Pietra Filosofale’.
Il principio è di recuperare le lastre di pietra di scarto con l’intento di crearne moduli, secondo la regola pieno/vuoto derivante dalla base concettuale degli esagrammi dell’I Ching.
Il ritorno alla pietra strutturale approfittando di grandi massi ciclopici – in un ritorno alle categorie tettoniche e stereotomiche di G. Semper1 – si è concretizzato nel progetto della Cantina Cooperativa di Vidigueira.
La scatola esterna dell’edificio è caratterizzata dalla espressione grottesca delle stereotomie salienti di grandi pietre di scarto, mentre all’interno, nel cortile progettato intorno ad un pozzo esistente, dominano la trasparenza dei pannelli in vetro di grandi dimensioni e le gelosie di pietra laminare, secondo una concezione economica di utilizzo residuale e una concezione bioclimatica di sviluppo sostenibile.
Il tema della gelosia frangisole ripropone nell’attualità la tradizione mediterranea del fresco e dell’ombra filtrando l’aria e la luce.

Ciclo dell’acqua
La progettazione dell’edificio-acquedotto per la nuova Biblioteca del Comune di Vidigueira situata in una fattoria nella periferia del paese, serve da scenario ad una nuova piazza urbana. Dall’abbondaza d’acqua nei pozzi e nelle vasche d’irrigazione dell’aranceto è nata l’idea di progettare l’acquedotto intorno ad un cortile con uno specchio d’acqua avente finalità bioclimatiche. Infatti, l’acqua irriga le terrazzegiardino, che nascondono tutto l’edificio con la vegetazione, migliorando l’inerzia termica dell’edificio, mentre dalle pareti appese della galleria intorno al cortile cade una cortina d’acqua che assicura un raffreddamento naturale durante l’estate. Il ciclo dell’acqua è realizzato partendo dall’uso dei pozzi esistenti, così la presenza e il rumore dell’acqua si associa all’ombra delle gallerie e alla sensazione di fresco rafforzata dai muri ventilati. Il comfort, parola spesso trascurata nel vocabolario architettonico, acquista un senso fisico legato alle sensazioni e un senso estetico. Le questioni bioclimatiche, il riciclaggio dei materiali, dell’acqua e l’utilizzo di energia rinnovabile sono oggi alcune delle nostre principali preoccupazioni nella progettazione, nel tentativo di armonizzare il comfort, la sostenibilità e l’estetica. I giardini terrazzati e i fiori rampicanti promettono che l’intero edificio ‘sparisca’ sotto la vegetazione che lo coprirà.

Terra compatta
Anche se le costruzioni in taipa (terra compatta) nel territorio portoghese si localizzano soprattutto nella regione dell’Alentejo, la sua diffusione risale all’occupazione araba e dura sino alla fine degli anni 50 del XX secolo, esse sono state diffuse anche nelle ex colonie portoghesi, in Africa e Brasile. In un recente progetto per una casa in Angola, dove il costo del calcestruzzo è molto alto, abbiamo progettato una casa unifamiliare con le risorse materiali locali: terra e bambù.
Per quanto riguarda gli edifici di abitazione di pochi piani, la costruzione in terra compatta è ora un’alternativa economica e bioclimatica più sostenibile, rispetto alle costruzioni con struttura in cemento armato e muratura di mattoni industriali. Le pareti di terra compatta garantiscono, sia le funzioni di chiusura, sia la struttura e sia l’isolamento termico, per la sua massa e la capacità di ‘respirazione’/assorbimento che permettono una stabilità di umidità relativa nello spazio interno adatto per l’abitazione.La proposta di costruire una casa sperimentale a Luanda cerca di combinare la conoscenza delle antiche tecniche edilizie con le esigenze della vita moderna, proponendo forme dell’architettura contemporanea adattate al clima e alla cultura africana locale.
Lo spazio è definito dagli assi compositivi: l’acquedotto che porta le acque piovane e il sistema di aperture che consentono la ventilazione trasversale, in un’esperienza di libera intercomunicazione tra interni ed esterni, i giardini e la connessione attraverso spazi coperti di transizione; la piscina lunga in cui la casa si estende e si specchia. La casa è costruita con moduli di taipa a forma di ‘U’, separati da vuoti che assicurano maggiore stabilità e autonomia strutturale, in combinazione con i moduli di taipa lineare. Dagli assi compositivi e dalla massa degli spessi muri di terra si costruisce lo spazio vuoto ventilato.

Vuoto urbano
In questo mondo pieno di immagine ed accumuli di costruzioni agorafobiche, sottrarre e produrre il vuoto positivo è oggi ancor piú necessario e fondamentale. Anche l’elogio del vuoto è il principio di riqualificazione dei luoghi urbani: compresa la sistemazione della Piazza Vasco da Gama, a Vidigueira, dove le operazioni di sottrazione e demolizione danno origine al grande vuoto proto urbano originario dell’antico rossio, da noi fiancheggiato da aranci (portucá in arabo e greco, che evocano le arance che i portoghesi importavano dalla Cina), segnato dal disegno della pavimentazione in ‘Mar Português’ (onde bianche e nere realizzate con sanpietrini) e da una lunga vasca d’acqua che specchia e che coordina gli assi di due edifici storici: l’asse longitudinale con il palazzo del XVII secolo e l’asse trasversale con l’edificio dell’antica scuola di fine ottocento (costruito per la traslazione delle ossa di Vasco da Gama dal Convento di Carmo di Vidigueira al Monastero dei Geronimi di Lisbona). Sulla lunga vasca galleggia una grande sfera in marmo raffigurante il globo terrestre e il tracciato del viaggio che condusse il grande navigatore portoghese, nonchè Conte di Vidigueira, a scoprire il cammino marittimo verso l’India. Dietro la piazza continua il paesaggio in maniera analoga, cioè la campagna Alentejana, di cui un poeta locale diceva che ‘la pianura … è un orizzonte che promette di essere mare’.

1. Cfr. Gottfried Semper, Lo Stile, Laterza, 1992.

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