D.ssa Rosalba Tardito Amerio

D.ssa Rosalba Tardito Amerio, Ispettore Centrale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
La mia scelta verte sui seguenti tre progetti: Tadao Ando, Cappella sull’acqua in località Tomamu, Hokkaido. Il monastero di Clerlande presso Louvaine la Neuve (Belgio). Progetto Jean Cosse. Il Centro ecumenico sorto in occasione delle Olimpiadi di Barcellona, divenuto poi parrocchia cattolica. Progetto Josep Bendito e Agustí Mateos. Nei primi due, pur nella diversità dei materiali e della concezione architettonica, è stato raggiunto uno stretto rapporto con la natura. Rapporto che conduce il fedele alla meditazione e alla preghiera in spazi sacrali di alto, primitivo valore liturgico. Il terzo edificio viene esaltato dalla pietra bianca all’esterno, ora con piani verticali ricurvi come per un invito ai fedeli, ora chiusi quasi per introdurli alla preghiera nell’aula soffusa di luce e colori. Creazione progettuale di qualità e originalità che ben si accorda con le esigenze liturgiche.

GRESLERI, GLAUCO
Chiesa Beata Vergine Immacolata, Bologna.
Realizz. anni sessanta
BÖHM, GOTTFRIED
Chiesa S. Maria Regina della Pace, Velbert-Neviges, (Germania).
Realizz. 1966-’68
BERARDUCCI, FRANCESCO
Chiesa S.Valentino al Villaggio Olimpico, Roma
Realizz. 1982-’86

Prof. Arch. Giuseppe Varaldo Docente, Politecnico di Torino
Caro Direttore, con la presente do riscontro al suo invito, del 27.7 u.s., a esprimere preferenze in merito alle chiese pubblicate finora sulla sua rivista (così l’avevo inteso all’arrivo della lettera). Il numero e la natura delle opere comprese nell’elenco da lei fornito è tale da intimidire abbastanza chiunque voglia affrontare un lavoro sistematico orientato a selezionare in specie le tre opere più degne di nota. D’altra parte ho conoscenza sufficiente delle opere pubblicate solo per un numero assai ridotto mentre per una operazione come quella prospettata dovrei rivedere la collezione di CHIESA OGGI architettura e comunicazione in tempi ristretti di cui non disporrei al momento. Ho pensato tuttavia di limitare la mia attenzione a quelle tre o quattro decine di casi di cui avevo già maturato nel tempo un giudizio abbastanza specifico e di compiere quindi una certa selezione solo all’interno di esse.Trovando peraltro difficoltà nel predisporre una classificazione che non comportasse almeno qualche “ex aequo” ho pensato di indicare non tanto tre casi quanto piuttosto tre gruppi di casi.
Essi sono:
A.1. La chiesa di Baranzate di Bollate – opera di Angelo Mangiarotti e Bruno Morassutti – che considero degna di essere ricordata a lungo per la originalità e la serietà manifestate nella felice coniugazione fra innovazione tecnologia e qualità spaziale.
A.2. La chiesa del Villaggio Olimpico di Roma – opera di Francesco Berarducci – esemplare invece per la compostezza dell’insieme e la serenità dell’atmosfera che la caratterizza all’esterno e all’interno.
A.3. La chiesa di Maria Regina a Varedo – opera di Marco Contini – degna di nota per il buon risultato conseguito attraverso una gestione tendenzialmente corretta di un concorso pubblico anche se a affollatissima partecipazione di progettisti.
B.1. La chiesa di Longarone – opera di Giovanni Michelucci – per il valore esemplificativo che può ancora assumere rispetto alla ricerca di un alto livello di abitabilità, sia all’interno sia all’esterno, e di attitudine a favorire in vario modo manifestazioni di uso molto partecipate.
B.2. La chiesa di S. Giuseppe a Monza – opera di Justus Dahinden – per il valore esemplificativo che può assumere invece rispetto alla ricerca di una atmosfera dello spazio interno dell’aula caratterizzato con proprietà per la celebrazione eucaristica.
C.1. Il restauro della facciata di S. Pietro – opera di Sandro Benedetti – per il valore paradigmatico che potrà avere nella sottolineatura della somma attenzione occorrente nelle sempre più diffuse operazioni di conservazione, recupero, riuso di edifici sacri e religiosi.
C.2. La chiesa in onore di Padre Pio a S. Giovanni Rotondo – opera di Renzo Piano – per il forte valore esemplificativo che potrebbe assumere nel sottolineare l’importanza del tema e al tempo stesso la necessità di garbo da tenere presenti nella predisposizione di spazi singolari per celebrazioni liturgiche di massa.
C.3. Il monastero di Dego – opera di Domenico Bagliani, Erinna Corsico, Virgilio Roncarolo – per il significato di degno richiamo esemplificativo che potrebbe assumere nei confronti della ricerca di una progettazione ben qualificata per edifici non principalmente “sacri” ma principalmente “religiosi”. Non dispero di aver dato un contributo di qualche interesse alla lettura critica dei casi compresi nell’elenco inviatomi. La ringrazio per la stima dimostrata nell’interpellarmi e la prego di accettare i saluti più cordiali.

 

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