DOVE L’ARCHITETTURA DIVENTA CHIESA Chiesa parrocchiale cattolica di Santa Trinità in Lipsia (Germania)

CHIESAOGGI ISSN 1125-1360 N. 105
DOI: 10.13140/RG.2.2.10200.75524


ABETI Maurizio (IT)

Abstract
Un’architettura sacra che, fortemente improntata sulla figura geometrica del triangolo, si presenta con un segnale facilmente leggibile e palesemente identificato nel tessuto urbano di Lipsia, tanto da non disperder l’attenzione dell’osservatore ma, al contrario, l’attrae, la focalizza; che segue la tradizione, ma la reinterpreta secondo le tecniche contemporanee; con un’aula celebrativa che favorisce la partecipazione attiva e con un centro parrocchiale accogliente.

Il nuovo edificio-chiesa del III millennio

La Chiesa parrocchiale cattolica di Santa Trinità è ubicata nel centro di Lipsia ed è la più grande chiesa parrocchiale realizzata nella Germania orientale dalla comunità cattolica del decanato di Lipsia nella diocesi di Dresda-Meißen.
Questa chiesa, progettata dagli architetti tedeschi Ansgar e Benedikt Schulz, dell’omonimo studio Schulz und Schulz, sorge nel centro di Lipsia, la città più popolosa dello Stato Federale della Sassonia, ed è un’opera estremamente significativa dell’architettura moderna e contemporanea in Germania e non solo.
Inaugurata il 9 maggio 2015, ha posto fine all’odissea della comunità parrocchiale di Lipsia che durava da più di settant’anni. Con la costruzione della nuova chiesa, la terza chiesa ad essere stata chiamata Trinitatiskirche [1], St. Trinitatis è tornata nel centro della città, a duecento metri più avanti dalla posizione dell’antica chiesa della Trinità, costruita nel 1847, la quale fu distrutta durante la seconda guerra mondiale. L’allora governo della Germania Est permise la costruzione di un nuovo edificio, che fu  progettato dalla Bauakademie der DDR (Accademia per l’edilizia della Repubblica democratica tedesca), e completato nel 1982. Quest’edificio sostitutivo risultò carente sia dall’ottica compositiva che tipologica, ma soprattutto presentò difetti strutturale che ne causarono la chiusura.
L’ultima chiesa della Trinità ha restituito la parrocchia non solo al centro della città, ma ha ridato visibilità della tradizione cattolica romana.
Ѐ un’opera sacra che, nel rapporto tra sistema compositivo e contenuto simbolico dell’edificio-chiesa, risponde alle istanze dalla riforma conciliare dell’architettura sacra moderna: nella figurazione architettonica evoca il linguaggio di un edificio-chiesa omogeneo, in modo che la sua efficacia come metodo sia associata all’uso liturgico, non a un valore estetico, e nello schema tipologico una rivoluzione radicale della struttura spaziale degli edifici-ecclesiali pre-conciliari, che vedremo in avanti.

[1]      (in tedesco). Lipsia . Estratto 19 febbraio 2017 “Propsteikirche – Neue Katholische Kirche”.

Fig. 1 Chiesa parrocchiale cattolica di Santa Trinitatis, ©Robert Kohlmann

Il carattere fondamentale della sua architettura

La sua forma, ha pianta triangolare (che storicamente ed iconograficamente rappresenta Dio), è stata ispirata per definire il sito con una posizione di rilievo tra il caratteristico e dominante nuovo Municipio (New Town Hall) e la piazza di Wilhelm-Leuschner-Platz, che si integra rispettosamente nei suoi dintorni. La concezione architettonica e le soluzioni strutturali contengono alcuni spunti di notevole interesse. Il sistema compositivo nonché il contenuto tipologico di questa opera sacra riescono a plasmare la struttura armonizzandola con l’ambiente circostante attraverso i rapporti dimensionali, la scelta d’uso dei materiali, il valore della luce, la chiara fruizione degli spazi, l’essenziale geometria. Lo schema compositivo nasce intorno a una rigorosa struttura geometrica in calcestruzzo cementizio interamente rivestita con porfido rosso di Rochlitzer, una pietra naturale della regione per gli edifici di Lipsia; caratterizzata  nella parte est dall’edificio-chiesa, la cui facciata rivolta ad occidente è preceduta dal cortile del “sagrato”. A sud si trovano la cappella feriale e la sagrestia, collegate direttamente con l’aula liturgica; a nord della edificio-sacro, lunga 22 metri e alta tre metri, è ubicata la grande vetrata[2], sui cui riquadri, a seconda dell’illuminazione diurna, è possibile leggere i testi della sacra bibbia: Antico e Nuovo Testamento. Ad ovest si trovano al piano terra una grande sala comune e vari ambienti comunitari, mentre al piano superiore ci sono le residenze sacerdotali. Sempre ad ovest al culmine dell’area triangolare troviamo  il  “simbolo” della chiesa: il campanile con una altezza di 50 metri in cui alloggiano sei campane.

[2]   Derix gestaltet a Leipzig Fenster der neuen Propsteikirche in Frankfurter Allgemeine Zeitung, 19 febbraio 2015, p. 44

Fig. 2 Pianta piano terra,© archivio storico studio schulz-und-schulz, Lipsia.
Fig. 3 Pianta primo livello, © archivio storico studio schulz-und-schulz, Lipsia.
Fig. 4 Facciata principale dell’edificio-chiesa, © archivio storico studio schulz-und-schulz, Lipsia.
Fig. 5 La grande vetrata, © archivio storico studio schulz-und-schulz, Lipsia.

Lo spazio della celebrazione liturgica

E come questa valenza segnica, nata per innalzare in alto campane, in maniera che il suono sia ascoltato alla più estesa distanza realizzabile,
attaversando una quantità voluminosa di case, piazze, vie, non sia stata intaccata dalla corrosione del secolarismo architettonico moderno, tanto che è diventata sempre più inconsueto incontrarla.
L’aula celebrativa di altezza 14,50 metri, con la sua simmetria assiale e la rigorosa costruzione geometrica a pianta trapezoidale irregolare, caratterizza una composizione ordinata nella quale le figure della geometria conformano uno spazio ecclesiale funzionalmente organizzato a cui si adeguano tutti gli elementi della struttura: dagli elementi costruttivi e tipologici a quelli dell’arredamento che organicamente e armonicamente creano una tensione verso la centralità spaziale posta sull’altare, orientando la comunicazione visiva dei fedeli. Quindi, tutta l’area
presbiteriale, circondata da una lieve pendenza, con l’altare, il syntronos, l’ambone, esprime una profonda forza espressiva come centro focale dello spazio sacro.
Il Tabernacolo, poiché necessita di uno spazio contemplativo intorno a sé, è unico ed è collocato nella cappella a lato del presbiterio, ed è ben visibile dallo spazio assembleare. Mentre il Fonte Battesimale, in questo periodo di trionfante secolarizzazione in cui c’è bisogno di riscoprire il vero significato del Battesimo, si presenta con caratteri tipologici – spaziali e funzioni proprie. Collocato in una posizione laterale della detta cappella, ma unito allo spazio ecclesiale, permetterà all’assemblea riunita di non muoversi tra ambienti differenti, per vivere i due Sacramenti della liturgia, quello battesimale e quello eucaristico. Anche in questo senso la celebrazione battesimale è pensata in funzione di un’assemblea comunitaria.

Fig. 6 L’aula liturgica, ©Martin Geisler.
Fig. 7 L’aula liturgica, ©© archivio storico studio schulz-und-schulz, Lipsia.

temprare il “vuoto” di questo edificio – religioso, è la sua luce naturale dall’alto.
Infatti, penetrando nell’aula ecclesiale attraverso il grande lucernario, posto ad un’altezza di 22 metri sulla parete posteriore dell’altare, in maniera indiretta, i particolari propri strutturali subiscono una “liberalizzazione” dalla loro realtà materiale e non contrastano più ad un senso di percepire trascendentale. La luce naturale, riflettendosi sulle superfici tutte di colore bianco, magnifica e rivela lo spazio, non più, quindi una manifestazione solo d’irradiazione luminosa.
La luce e il colore, protagonisti, che penetrando dall’alto si ricollegano alle parole di Sant’Ignazio di Layola: “una luce deve scendere dall’alto”.
Lungo il lato sinistro, in posizione rialzata, troviamo la schola cantorum, con l’organo, sistemata in posizione rialzata in modo da darle un contatto più diretto con l’assemblea e rendendola così, con la sua parte musicale, componente della dinamicità liturgica. Dinamicità resa evidente in quanto ogni elemento nella sua diversità contribuisce, come sopra accennato, a creare l’insieme (l’archetipo) e la caratteristica dell’organismo architettonico.

Conclusione
Per definizione, potremmo dire di questo edificio religioso, che la cosa più importante per l’edificazione di una nuova chiesa non è la forma in quanto tale, non lo stile progettuale, ma la concezione tipologica, teologica e liturgica. Quando questa è chiara, e la storia dell’architettura sacra ce lo insegna, è certo che le mura da costruire siano adatte allo scopo e la stessa torna ad essere una protagonista della cultura architettonica sacra nazionale ed internazionale.

Abeti Maurizio
Graduate in architecture
Independent researcher
Via Sotto Ten. Gaetano Corrado  n. 29 - 83100 Avellino (Italy) 
cell. Phone: +393393146816 
maurizioabeti@gmail.com
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