Dove il lavoro è arte

L’azione liturgica, oltre che di un ambiente adeguato, ha bisogno anche di “segni” significativi.Tra questi i paramenti sacri, coi loro ricami e colori, hanno grande importanza.Apriamo una rubrica su questo argomento: le vesti, i tessuti, i ricami, nella storia e nell’attualità. Interviene Francesco Solivari, esperto tessitore, ricamatore e restauratore.

Francesco Solivari

Il ricamo ha acquisito dignità di arte prima ancora dei tessuti. Nel corso dei secoli ha mantenuto uno stretto legame con le arti figurative, in una parallela evoluzione stilistica. Ma, in luogo del pennello o della matita, per il ricamo l’ago è lo strumento essenziale. Con l’ago si compongono disegni di pura ornamentazione, lineari o figurati, secondo diverse modalità. Anche se nasce per risolvere problemi pratici quotidiani di abbigliamento, anche il tessuto si evolve nel corso della storia, passando da una fase iniziale puramente utilitaristica a uno sviluppo estetico che raggiunge anche il pregio artistico. Avremo modo, nel corso di questa rubrica, di trattare sistematicamente le diverse fasi storiche del ricamo e del tessuto. E’ bene qui svolgere alcune considerazioni sull’ar tefice: su come si forma la persona capace di trattare con competenza tessuti e ricami. Queste considerazioni sono tanto più importanti oggi, quando il carattere manuale e artigiano del tessitore e del ricamatore, sta venendo meno, a causa dell’uso delle macchine. Ma può la macchina sostituire totalmente l’opera manuale in questo campo? Una volta c’erano i “segreti di bottega” e l’unico modo per conoscerli era lavorare fianco a fianco con chi già li possedeva. Chi scrive ha fatto proprio questa esperienza, seguendo passo passo lo svolgimento delle diverse fasi del ricamo, della composizione del tessuto, dei dipinti e finanche del cesello e della scultura.Tutte abilità, queste, che consentono a chi le possiede di esprimersi al meglio nel ricamo. Con pazienza mi sono avvicinato ai maestri e da loro ho appreso le diverse lavorazioni: da come dipingere ad acquerello su tele di raso senza lasciare aloni, a come aggiustare la cartapesta e il gesso, a come seguire il lavoro di cesello. E nel ricamo vero e proprio, dai miei genitori e dalle ricamatrici che lavoravano con loro ho appreso i segreti per recuperare gli arazzi, per tingere il cotone, per realizzare inserimenti nella trama. Una formazione di questo tipo, anche oggi raccomandabile, fornisce una solida competenza nella manualità artigiana che riassume in sé il sapere dei secoli di lavoro e consente anche oggi libertà espressiva e creativa, perfezione d’opera sia nelle nuove realizzazioni, sia nei restauri di tessuti e ricami antichi. Quest’arte non potrà mai essere eguagliata dalle macchine, mentre, viceversa, le macchine potranno essere usate con competenza solo da chi conosce i segreti del mestiere.


Qui sopra: Fili dorati e argentati. A destra: attrezzi “Broxole” per avvolgere il filo e per tenderlo sul tessuto o sopra una imbottitura. Elemento in legno usato per misurare il filo da ricamo. Bozzoli di seta.

La terminologia
Nell’aprire questa nuova rubrica, è bene premettere un glossario dei termini di uso comune, divisi per capitoli. Esaminando i termini si avrà anche un panorama dell’oggetto di cui stiamo parlando. Perché anche un termine comune come “filo” si riferisce a una varietà di prodotti che è bene conoscere in modo analitico.

FILO/FILATO:
Lino, cotone, lana, seta, canapa, oro e argento filato servono ad eseguire un tessuto o un ricamo.
– Il lino è una pianta erbacea. Dalla sua fibra si ottiene un filato: in antichità era grossolano e veniva usato per reti e funi. Fu raffinato in particolare da Egiziani e Greci per la sua qualità delicata e fresca.
– Anche il cotone è una pianta erbacea il cui frutto è una capsula che, quando si apre, viene raccolta a mano o meccanicamente. La fibra viene separata dai semi (ope-razione che è chiamata ginnatura), il fiocco viene pressato in balle e avviato alla filatura e tessitura.
– La fibra tessile della lana è ottenuta dal vello delle pecore, tosate un tempo a mano, oggi anche con cesoie meccaniche, di solito una volta all’anno. Dopo il lavaggio, la lana viene cardata prima della filatura e tessitura.
– La seta deriva dal bombice del gelso. Questa larva di insetto lepidottero, detta anche filugello, rappresenta la più importante fonte di seta naturale. La larva, che si alimenta con le foglie del gelso, produce una sostanza fluida trasparente che si solidifica a contatto con l’aria producendo un filo sottilissimo (bavella o bava) con cui è costituito il bozzolo, di notevole consistenza, dal quale fuoriesce la larva, dopo aver subito più mute. Il filato è composto da più capi molto sottili ritorti assieme. La torsione può essere a “Z” oppure a “S”, a seconda dell’uso. E’ molto ritorta se viene usata in ordito mentre se è impiegata per la trama può avere una torsione più o meno lenta. La seta riccia o ondata, usata per rendere caratteristico il tessuto, è composta da un filo di seta avvolto a lenta spirale attorno a un altro.
– Il filato metallico è composto da una lamella metallica avvolta a spirale attorno a un supporto detto anima, che può essere un filo di seta, cotone, lino o canapa. Può assumere aspetto o denominazione diversa a seconda della natura e del colore dell’anima scelta e del modo con il quale avviene l’avvolgimento. Questo tipo di filato viene usato generalmente in tessitura e ricamo, Riccio, Lucido, Ondato, Lucidopaco. E’ costituito da una lamella o laminetta di rame (metallo morbido e quindi adatto per avvolgersi a spirale attorno all’anima) argentato o dorato. Come metallo bianco il rame veniva prima argentato poi dorato con una doratura molto for te di 3/4 mm. Filato mezzo fino il rame aveva una doratura di solo 2 mm. Il falso aveva una doratura di 1 mm. Quando si dice “filo d’oro”, quindi, ci si riferisce a una lamella di rame dorata avvolta attorno a un’anima, perché l’oro non può essere ridotto a filo.
Francesco Solivari

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