La nuova vita dell’antico Tabià

Pecol, una frazione del comune di Zoldo Alto, in provincia di Belluno, è il principale centro turistico della Val di Zoldo, estivo e soprattutto invernale (fa parte del comprensorio sciistico SkiCivetta con 25 impianti e oltre 80 km di piste, di cui 5 illuminate per lo sci notturno). È l’ultimo abitato della vallata prima del passo Staulanza. Si adagia su un pianoro alla sinistra del torrente ma è, presso una località notevole dal punto di vista paesaggistico: si trova alle pendici orientali del Civetta, mentre subito a nordest si innalza il Pelmo.
Nella seconda metà del XIX secolo, il paese fu un importante punto di appoggio per i pionieri delle arrampicate sulle Dolomiti, come ad esempio Francis Fox Tuckett.
Pecol fu totalmente distrutta da un incendio divampato nella notte tra il 27 e il 28 settembre 1961 e quindi conserva pochi monumenti di pregio. Resiste ancora qualche tabià (tipica costruzione rurale della zona) nella zona attorno alla chiesa, detta non a caso “Pecol Vecchio”. Uno di questi antichi tabià (o fienili), è incastonato nel borgo antico tra le due memorabili cime delle Dolomiti, il Monte Civetta e il Monte Pelmo.

La cucina è aperta da un lato verso l’ingresso, dove sulla boiserie spiccano come originale decorazione due sci d’epoca, quando questo sport era pioneristico, e dall’altro verso l’angolo conversazione: a far da baricentro e trait d’union tra le due zone il tavolo da pranzo con la panca e le sedie tradizionali, mentre un altro tavolo, sempre tradizionale, si trova in cucina: da notare le lampade con corna di cervo.Il soggiorno è un ampio spazio articolato per zone fra loro interconnesse e in costante dialogo visivo e spaziale, dove la boiserie, il pavimento e il soffitto a travi, tutti in abete antico, fanno da avvolgente involucro e tutto unificano col loro caldo colore e con la loro preziosa patina antica: naturalmente, le nuance dei tessuti e degli arredi sono tendenzialmente neutre e sobrie, come il grigio caldo e il bianco panna, per non contrastare troppo intensamente la tinta dominante del legno. Da notare le finestre, che, pur necessarie per assicurare aria e luce agli ambienti, non erano previste nell’organismo architettonico originario: per questo sono “mascherate” da un traliccio di legno con doghe sottili in diagonale, come le aperture degli antichi fienili.

Scampato all’incendio del 1961, è stato completamente restaurato utilizzando i materiali sapientemente recuperati dalla demolizione e facendoli rivivere, mantenendone inalterato il fascino originale.
Questo mirabile intervento è dovuto alla lunga attività della Legnoarredo e alle mani esperte di Saverio Moretto che, insieme ai suoi fratelli, porta avanti un’antica tradizione, forte di una trentennale esperienza nella lavorazione di legni antichi.
Quanto più possibile è stato mantenuto inalterato l’aspetto esterno del tabià e anche la sistemazione interna, pur aggiornata con gli impianti e le dotazioni necessarie alla vita d’oggi; interessante la tecnica adottata nel recupero.

La poesia del legno col suo profumo
e le sue venature è la testimonianza di tanti
avvenimenti che la pianta ha vissuto
nella natura incontaminata

La stratificazione, cioè la sezione del materiale in lamelle di 6 mm, mantiene la patina originale data dal tempo ed è supportata su legni nuovi al fine di ottimizzare la stabilità e la salubrità del materiale. Così ogni creazione fa rivivere forti sensazioni: accarezzando i legni si avvertono le giornate di sole o di forte pioggia, le tempeste di vento e di neve, in un rifugio in cui vivere sarà come fermare il tempo per assaporare tutte le sue fragranze; questo è il fascino della vita in montagna dove natura e tradizione sono una cosa unica. Queste sono le vere dimore di montagna, dove ogni ambiente viene realizzato esclusivamente su progetto, perché ognuno ha una propria storia da raccontare.

 

Il lampadario realizzato con le corna di cervo (una cifra stilistica di tutte le lampade che illuminano questa zona) troviamo un tavolo quadrato con panca che è destinato ai pranzi e alle cene ma anche al gioco, mentre quello della cucina vera e propria serve soprattutto per la colazione mattutina e per gli spuntini informali; lo schienale della panca diventa anche l’elemento di delimitazione tra pranzo e soggiorno.

Interessante il camino, completamente celato nella boiserie che avvolge tutto l’ambiente, in modo da non imporsi come elemento dominante ma nel contempo celebrare quotidianamente lo spettacolo delle fiamme: l’inserto ad alto rendimento termico diffonde l’aria calda attraverso le feritoie frontali e le bocchette laterali; il legno è appositamente trattato per non propagare la fiamma.MOLTI DEI MOBILI CHE ARREDANO QUESTO BEL FIENILE RESTAURATO SONO PARTE DELLA LUNGA TRADIZIONE DELLA VALLE, A METÀ TRA INFLUENZE LADINE E BELLUNESI-CADORINE (LA VALLE APPARTENNE ALLA SERENISSIMA REPUBBLICA DI VENEZIA DAL QUATTROCENTO FINO AL 1797, POI AGLI AUSTRIACI E INFINE ALL’ITALIA); DUE ERANO LE ATTIVITÀ PREVALENTI: LA SIDERURGIA (BASTI PENSARE AI NUMEROSI TOPONIMI
CHE RICORDANO L’ESISTENZA DI OFFICINE E FUCINE) E SOPRATTUTTO LA SILVICULTURA, CHE FORNIVA I LEGNAMI PER L’ARSENALE E LE PALAFITTE DIVENEZIA, CON LA CORRELATA LAVORAZIONE DEL LEGNO. POSSIAMO COGLIERE I SEGNI DISTINTIVI DI QUESTA ANTICA ARTE NEI MOBILI DI QUESTA CASA: I CUORI INTAGLIATI NELLE ASSI CHE DELIMITANO I LETTI O NEGLI SCHIENALI DELLE SEDIE, LE CONNESSIONI A CAVICCHIO, LE CORNICI DECORATIVE DELLE NICCHIE.CENTRALITÀ DEL PROGETTO: REALIZZAZIONE DI UN INTERNO RESIDENZIALE MANTENENDO INALTERATO IL FASCINO ORIGINALE DEL LUOGO.
INNOVAZIONE: ABETE ANTICO RECUPERATO DALLA STESSA DEMOLIZIONE DEL FABBRICATO E FATTO RIVIVERE CON UNA NUOVA TECNOLOGIA: LA STRATIFICAZIONE.
USO DEI MATERIALI: IL LEGNO ANTICO È LA CIFRA STILISTICA.
NUOVE TECNOLOGIE: TUTTI GLI IMPIANTI SONO NASCOSTI.
Ambienti senza tempo ricostruiti o restaurati con cura e perizia artigianale per dare ad ognuno una cosa unica, la propria casa

pro.dibaio.com/legnoarredo-arredamenti

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