Diego Emanuele



L’esperienza del video come lettura del progetto d’architettura inserito all’interno del complesso sistema urbano è pratica diffusa in ambiti professionali ed accademici di paesi come l’Olanda, la Germania, la Francia e l’Inghilterra. Da qualche tempo questa pratica si sta diffondendo anche in Italia e così viene delegata al video la possibilità di
segnalarsi come valido strumento di indagine territoriale, nonché di definizione di futuri scenari urbani.
Non dimentichiamo che durante l’ultima Biennale d’Architettura di Venezia del 2006, all’interno della mostra ‘Città. Architettura e società’ presentata nei trecento metri delle Corderie dell’Arsenale, è stata affidata al video ampia opportunità d’espressione. Attraverso la mostra, infatti, sono state messe in luce le capacità narrative e le interessanti
sfaccettature nel rapporto tra città e territorio, all’interno delle esperienze urbane delle sedici grandi città interessate dall’indagine.
L’allestimento, a cura dello studio Cibic&Partners, ha contribuito ad innovare aspetti legati all’exhibition design, delineando nuove potenzialità espressive della comunicazione audiovisiva.

Alcune diversioni sperimentali legate anch’esse all’exhibition design possiamo incontrarle, inoltre, già dalla fine degli anni ’50 in Le Corbusier che sperimentò, con il Poème électronique, un’esperienza unica in cui un’architettura fu concepita come ambiente di immersione totale, all’interno del sistema di visione ed ascolto che oggi definiremmo
con il termine ‘ambiente sensibile’. Ciò ha avuto origine dalla richiesta, posta dalla Philips all’architetto francese, di un progetto per il padiglione della compagnia all’Esposizione Internazionale di Bruxelles del 1958. L’opera progettata da Le Corbusier, che vide Iannis Xenakis progettista della complessa struttura geometrica ed Edgar Varèse compositore della sonorizzazione, venne purtroppo persa in seguito alla demolizione del padiglione, avvenuta al termine dell’esposizione.
Sebbene circoscritta ad un’esperienza ben precisa, nel caso del Poème électronique l’immagine in movimento ha fornito un’importante chiave di rappresentazione del lecorbusieriano progetto architettonico nella sua interezza progettuale, allestitiva e percettiva.
Troviamo tuttavia oggi, all’interno delle molteplici modalità di visione contemporanee del progetto architettonico, una particolare lettura praticata dal video e legata a derive sperimentali, vicine alla videoarte, che rappresenta egregiamente alcuni aspetti comuni ad architettura e sensazioni, la quale infonde un pathos di una tale intensità che
trasforma l’oggetto architettonico in umana creatura.

È il caso di Fuoriluogo, l’opera video della giovane artista palermitana Ester Sparatore, la quale, mantenendo uno spiccato carattere fotografico, visibile nella scelta delle inquadrature statiche che restituiscono all’architettura in oggetto un soffio di vita, denuncia stati di declino legati al concetto di abbandono dell’architettura.
Durante il XVII Seminario di Architettura e Cultura Urbana, svoltosi nell’agosto del 2007 abbiamo avuto, infatti, la possibilità di farci accompagnare, tramite l’opera della Sparatore, all’interno del territorio siciliano, un territorio gravido di contraddizioni in cui creature architettoniche, mai nate o abbandonate, prendono vita entro scenari naturali di immensa bellezza, deturpandone l’integrità naturalistica.

La configurazione di nuovi paesaggi architettonici sostenibili è stata parte del dibattito sullo scopo che il progetto di architettura può (e deve) possedere oggi: nascere nel rispetto dell’ambiente, seguendo ed attivando una serie di processi che possano fare da traino per lo sviluppo di un’architettura in armonia con l’ambiente. Il lavoro dell’artista
siciliana è un’opera di grande intensità e forza comunicativa, che si è perfettamente collocato nel dibattito culturale, infilando uno scacco matto ai partecipanti del seminario e denunciando paesaggi architettonici insostenibili, figli del mancato rispetto ambientale da parte di progettisti ed amministrazioni siciliane, negli anni del boom edilizio e della ricostruzione territoriale.

Tra gli eventi collaterali del seminario, nella sfera degli argomenti dibattuti da storici, architetti, autori di opere di notevole impatto sociale e docenti di architettura, si è potuta, così, trovare l’esposizione Fuoriluogo, all’interno della quale la videoinstallazione di Ester Sparatore racconta tre architetture siciliane in stato di degrado. Come afferma
Eva Di Stefano, docente universitaria palermitana e curatrice della manifestazione internazionale d’arte ‘Genio di Palermo’, Protagonista di Fuoriluogo è il respiro dell’architettura abbandonata, dove si condensa un passato dimenticato e un futuro impossibile, in quanto è proprio l’abbandono effettuato dall’uomo nei confronti dell’uomo, il tema dell’opera di Ester Sparatore.
Una trilogia di video che trattano altrettante architetture: un ospedale a Piana degli Albanesi, una miniera di zolfo nel nisseno ed una chiesa a Gibellina, ormai fantasmi all’interno del territorio siciliano, ferite che il paesaggio circostante non riesce a rimarginare. Inquadrature
fisse che cercano di restituire un’anima al vuoto generato nel paesaggio, in cui solo il vento riesce a far muovere qualcosa, spazzatura, abiti abbandonati, in netto contrasto con l’immagine che dall’esterno
sottolinea elementi naturali come nuvole che velocemente fluttuano dietro architetture immobili, esanimi.
Come ha affermato la stessa autrice durante un’intervista condotta telefonicamente tra Barcellona e Palermo, Se osserviamo un documentario ci possiamo immergere nella realtà degli esseri umani, realtà fatta di vite ed esperienze. Con Fuoriluogo, invece, ho voluto lavorare per la prima volta con un soggetto che chiamerei apparentemente ‘inanimato’, in assenza dell’uomo, per sottolineare il dramma di alcune architetture siciliane che, per certi aspetti, rappresentano la metafora di uno stato sociale decadente.

Camerino, Palazzo Ducale
Installazione video ‘Fuori luogo’

E quando, ancora, chiedo alla Sparatore da dove deriva il titolo Fuoriluogo, la risposta è: l’opera rappresenta la descrizione di posti surreali, intorno ai quali vi è solo il nulla: luoghi in cui risalta prepotentemente lo stato di decadenza fisica delle architetture prese in oggetto. Architetture che non hanno mai avuto una reale destinazione d’uso e per le quali la parola chiave è abbandono. Come oggetti fuori dal tempo e quindi fuori dal luogo in cui risiedono.
La mostra, patrocinata dal Seminario di Architettura e Cultura Urbana ed organizzata dal Dipartimento di Design e dal Dottorato di Ricerca in Disegno Industriale di Palermo, ha permesso di far traghettare l’opera di Ester Sparatore oltre lo stretto, aprendo il dibattito sulla possibilità che il video possa rappresentare oggi un mezzo di comunicazione di temi che legano architettura e progetto. Spesso molto più incisivo della carta stampata è, infatti, portatore di una componente emozionale di grande rilievo e intensità.

D.E. Studio Forward, Palermo
foto Roberto Manuguerra

Unicam - Sito ufficiale
www.archeoclubitalia.it
Archeoclub d’Italia
movimento di opinione pubblica
al servizio dei beni culturali e ambientali

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