Dentro la Cattedrale

IL MUSEO DIOCESANO DI LODI

Ospitato in un’ala del palazzo episcopale, la cui edificazione cominciò nel XII secolo, il Museo Diocesano di Lodi è un esempio di integrazione tra antico, nobile, austero edificio e allestimento espositivo. L’entrata al museo è costituita da un’ampia scalinata che sale dalla navata della cattedrale e insegna ad un tempo un passaggio e una continuità.

Qui a sinistra: polittico in legno intagliato e dorato (160 x 202 cm) opera di Bongiovanni e Giovanni Bassiano Lupi (1492). Cristo flagellato al centro, a sinistra la Vergine con Bambino, a destra san Bassiano benedicente. Le statue sono separate da due bassorilievi che raffigurano scene della vita di san Bassiano.

Sorto nel 1163, il palazzo vescovile è rimasto incompiuto fino al 1220. Successivi rimaneggiamenti medievali e rinascimentali giunsero alla compiutezza attuale nella ricostruzione operata nel XVIII secolo. Alla metà di questo secolo venne realizzato l’ampio e scenografico scalone che collega la cattedrale al vescovado. Le stanze del palazzo vescovile collocate a questo livello sono state dedicate al museo. Il museo si compone di atrio, di otto sale la maggiore delle quali è l’ex cappella maggiore. La cappella è sormontata da volte a botte con decorazione affrescata con motivi floreali, stucchi dorati e trompl’oeil settecenteschi di gusto rococò. Gli oggetti esposti sono paramenti sacri, arredi liturgici, dipinti, ex voto, sculture perlopiù provenienti dalla cattedrale, dal vescovado e dalle parrocchie del lodigiano. L’attrazione principale è costituita dall’ex “Tesoro di S. Bassiano”, della fine del XV secolo, conservato nella IV sala. Sono presenti anche dipinti dei Piazza da Lodi (sala I e II), una importante scultura lignea degli intagliatori Bongiovanni e Giovanni Bassiano Lupi (sala II), frammenti di epoca romana (sala I), opere di ricamo e vesti liturgiche dal XVII al XX secolo (nell’ex cappella maggiore). Il criterio dell’organizzazione è l’omogeneità tipologica.

Sopra: pianta del museo. Al centro: la Visitazione (270 x 175), olio su tela di Carlo Donelli detto il Vimercati, inizio sec. XVIII.A destra: Piviale, tessuto bianco e filo d’oro (h. cm 140), sec. XIX.

L’organizzazione del Museo ecclesiastico

Il progetto dello spazio del museo richiede un paticolare impegno. La Lettera Circolare La funzione pastorale dei musei ecclesiastici, pubblicata dalla Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, fornisce alcune indicazioni che qui riportiamo: «Il museo ecclesiastico va innanzitutto dotato di una propria sede in un edificio auspicabilmente di proprietà ecclesiastica. In molti casi si tratta di un edificio di grande valore storico-architettonico, che da solo individua e connota il museo ecclesiastico stesso. «L’organizzazione degli spazi deve seguire criteri ben definiti. L’allestimento del museo deve corrispondere ad un progetto globale elaborato da un architetto competente in materia al quale è opportuno affiancare specialisti. Questi devono essere competenti tanto sul versante tecnico (impianto e allestimento), quanto su quello umanistico (discipline teologiche e storico-artistiche). (…)
La sede del museo ecclesiastico non può essere intesa come un ambiente indifferenziato; le opere non possono essere decontestualizzate (…) Antichi monasteri, conventi, seminari, palazzi episcopali, ambienti curiali, che in molti casi devono poter mantenere la loro identità e nel contempo porsi al servizio della nuova destinazione, di modo che i fruitori siano messi in grado di apprezzare congiuntamente il significato dell’architettura e il valore proprio delle opere esposte».

la cattedrale e l’episcopio.

Il testo completo della Lettera Circolare

 

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