Dalla poesia al progetto

Tratto da:
Il camino N° 84
Dalla poesia al progetto

“Il progetto nasce pian piano per dare forma al nuovo camino: la parete sarà sagomata per accogliere la grande caldaia di rame, curve e controcurve formeranno un’opera plastica che la luce renderà leggibile.
I colori dei materiali saranno determinati per creare contrasti e passaggi cromatici che renderanno preziosa la composizione. La fantasia segue un disegno che vuole un fuoco all’altezza di un metro in cui ci sarà lo spiedo per arrostire la carne vissuta nei pascoli alti, vicino vi sarà la bocca del camino con la cicogna”

Arch. Giuseppe Galimberti, nato nel 1936 a Sondrio; geometra, si è poi diplomato a Brera e laureato in architettura.
Dal 1966 svolge come libero professionista, attività di progettazione; ha insegnato nelle scuole medie inferiori e superiori; ha svolto attività di cultore della materia dal 1982 al 1999 presso il Politecnico di Milano.

Decorazione e utilità sono termini che non si contraddicono. Un camino finto è un non senso anche se tanti lo considerano importante per dare un tocco di ‘signorilità’ al loro soggiorno. È triste entrare in una casa in cui esiste una cornice di pietra, nata per esaltare il fuoco, divenuta contenitore di vecchi ferri da stiro e fiori secchi. La decorazione della cornice era volontà di assegnare alla fiamma il compito di rappresentare la casa vissuta. Fiori secchi e ferri da stiro sono rappresentazioni di morte: il sedersi sul divano firmato davanti a questo cimitero ti invita a dar fuoco a quelle quattro corolle per trarre da loro una scintilla di vita. Non è possibile farlo perché manca la canna fumaria. Il divano di pelle bianca ancora immacolata ti racconta la scelta di vita in cui l’apparire è più importante del vivere stesso. Le case vuote di spirito creativo sono l’immagine del nostro tempo sono ricche di oggetti costosi posti lì a raccontare quanto possiedi: anche il camino ne è parte. Mi piace staccarmi da questo reale e inoltrarmi nel ricordo per ritrovare il significato delle azioni. Un castagno ha un ramo grosso, mensola naturale per la cicogna, lo osservi e lo trasformi in un oggetto per la ‘casera’. È una pianta nel bosco ceduo, il taglio alla base non la uccide: dal ceppo nasceranno nuovi polloni che il tempo trasformerà in antenne diritte. Il taglio deve essere preciso, il bordo sarà sagomato con la roncola per far defluire l’acqua. Essendo un legno che deve stare vicino al fuoco lo taglio in luna crescente. La scure affilata sagomerà la cicogna con un disegno di fibre mai interrotte, la liscitura con un coccio di vetro la renderà piacevole al tatto. Un supporto di ferro brunito sarà sostegno infisso nel muro entro in cui essa potrà girare, il piede poggerà sulla pietra quadrata in cui avrò ricavato una coppella per accoglierlo…

Ti occorre un foglio e la matita per sintetizzare l’idea. Passi il tuo tempo a inventare lo scenario per la vita di tutti i giorni, hai disegnato una parete senza inutilità, pensi a un punzone con le iniziali della tua committenza e la data di realizzazione: servirà a fissare nel ferro rovente la storia che ha portato alla forma.

Il camino è luce, materia e territorio

Continui a seguire il pensiero che disegna l’intorno: occorre una luce radente per accentuare la plasticità di questa parete. Immagini un foro nel muro atto ad accogliere i raggi del sole della prima mattina, sulla copertura vi sarà un lucernario per il sole di mezzogiorno… il tempo modifica le luci interne. Dal pavimento al soffitto è un susseguirsi di immagini che vogliono unitario lo spazio: l’esterno e l’interno sono un tutt’uno. Il mestiere dell’architetto è fatto di sensazioni. Pensi ad una serata fra amici: di notte la luce del sole non può giocare coi muri, assegni alla fiamma questa funzione.

Il camino organizza lo spazio

Seduti al tavolo i tuoi ospiti osservano il movimento lento dello spiedo, la fiamma del grande camino rende mutevole lo spazio, forme fantastiche si disegnano sulle pareti. La conversazione è arricchita dal vino, il grande ‘bagiul’ di frassino chiaro è appeso sul muro: richiama grandi corna di vacca chianina. L’oggi ha tolto le corna ai bovini, assegna al fuoco la parte di comparsa in uno spettacolo senza racconto. Questo vivere non mi interessa, mi piacerebbe che gli architetti riscoprissero la loro funzione di creatori di forme nate dal loro modo di intendere la vita. Un camino è la casa del fuoco da cui è nata la civiltà. impregna di sé il pesce pescato nel giro d’acqua gelata, la pentola di pietra, in cui cuoce il salmì di lepre, richiede un supporto di ferro a tre piedi e un manico lungo: il camino sarà disegnato per accogliere gli oggetti del cucinare.

Prometeo l’ha sottratta al Divino per dare agli uomini la possibilità di assomigliargli. La nostra modernità è nelle mani di chi nega l’importanza del sacro: il fuoco lo rappresenta. Il colore del legno, il suo profumo, la struttura delle sue fibre sono racconto del territorio, la parete che accoglie il fuoco può essere di pietra, di argilla seccata o di mattoni cotti. Ogni materiale ha una sua storia capace di stimolare emozioni nascoste. Nella pianura priva di pietra ma ricca di argilla dobbiamo immaginare la forma fatta di laterizi con sagome disegnateper esprimere l’anima di spazi infiniti, il legno di pioppo, di salice, di ontano sono le essenze presenti lungo il fiume: sono legni leggeri dalla fiamma vivace che dura poco, il camino dovrà essere capiente, la legna necessaria per una serata di festa formerà una grande cascata; nella valle umida fra cime di granito crescono faggi dal legno pesante, un piccolo volume di questa essenze garantirà calore per tutta la notte. La parete di sassi tagliati con cunei e rifiniti con lo scalpello è parte di un modo chiuso in cui l’orizzonte è tanto vicino da far credere infinito lo spazio che ti circonda. Interpretare il territorio porta a forme differenziate, arrostire una trota di torrente serve a farti sentire il luogo che vivi, il profumo del faggio che brucia impregna di sè il pesce pescato nel giro d’acqua gelata, la pentola di pietra in cui cuoce il salmì di lepre, richiede un supporto di legno a tre piedi ed un menico lungo: il camino sarà disegnato per accogliere gli oggetti del cucinare.

Nel soggiorno in città il camino accoglie un fuoco che serve a ricordare il mondo ancora esistente nei luoghi in cui il sapore del territorio è parte della casa. È una funzione importante, permette di mantenere vivo il ricordo di una vita diversa… Tanti sono i segnali indicanti il desiderio di ritrovare il piacere delle cose più vere, lo spostarsi verso l’esterno della città per cambiare i ritmi di vita evidenzia il bisogno di sentirsi ancora vicini alla campagna. È la rivoluzione appena iniziata che chiede alla modernità di pensare al progresso in cui vi sia spazio per la vita fatta di azioni che la rendono vera. Troppa finzione ha reso poco interessante il tempo del vivere in cui si è inserita la noia del sempre uguale. Il fuoco della legna ha infinite sfumature, è sempre diverso ha infinite sfumature, la sua storia è storia di chi lo ha acceso.

Bruciare il vischio dell’anno vecchio è il rito della notte di San Silvestro, attaccare alla trave il vischio nuovo é augurale per l’anno che viene: una grande fascina di rami d’alloro appena tagliato crepiterà per profumare la casa. È necessario ricostruire la sequenza dei momenti che danno sapore al passare del tempo: la legna di faggio forma una brace che dura fino al mattino sotto lo strato di cenere grigia. È bello riattizzare la fiamma con due “legnini” di pino silvestre intrisi di resina. Li hai preparati incidendo la corteccia di un vecchio albero che hai tagliato, dopo due anni, in luna calante. Rivivere le ore col sole d’estate nel bosco profumato da dar quasi alla testa, è un’esperienza che il fuoco invernale rende possibile. La continuità del tempo diventa reale: già immagini la stagione futura in cui dovrai provvedere a procurarti la legna per il freddo che verrà. Non vi è nulla di ripetitivo perché ogni anno che passa porta del nuovo.

L’indispensabile camino

Un piccolo angolo per il fuoco dovrebbe esistere anche nell’appartamento in città per rendere palpabile la privazione a cui ci si assoggetta per mancanza di conoscenza. Un camino funzionante deve servire a proporre la magnificenza del mondo possibile. È lo spazio che la modernità deve reinventare per dare agli uomini la fiducia nel futuro fatto di unità fra spirito e materia. La storia è fatta di spazi costruiti in simbiosi, città e campagna sono stati per secoli espressione di civiltà: erano unite dalla intelligente lettura del territorio che ne dettava forme e significati. Il fuoco ha seguito l’uomo da sempre e sarebbe un peccato non considerarlo elemento importante del nostro presente.

Dal fuoco: la forma e il significato del territorio

Per secoli filari frangivento, boschi ripariali alberi da frutto hanno disegnato lo spazio della campagna, giardino continuo capace di unire e non separare città murate dove porte monumentali davano un senso alla continuità del diverso. Occorre una grande progettualità per riprendere un discorso territoriale che l’urbanistica sembra aver dimenticato: anche un semplice camino può indicare la via da seguire. È attraverso le piccole cose che possiamo tentare di dar forma a quella rivoluzione del pensiero che serve ad unire il tutto negando alla “specializzazione” il compito di disegnare il futuro. (Giuseppe Galimberti)

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