Dall’ottagono alla croce greca

COMPLESSO PARROCCHIALE DI SANTA MARIA A SETTEVILLE DI GUIDONIA (ROMA)

L’essere la chiesa posta esternamente alla densa realtà edilizia di Setteville, sviluppatasi in piena campagna nei decenni passati, ma collocandosi al fondo del suo asse viario principale – che comincia dalla via Tiburtina e finisce nei campi – ha determinato le cadenze principali della nuova conformazione edilizia. Come netto segno verticale di chiara connotazione e significato, il campanile si erge per consentire una chiara identificazione dell’edificio religioso, sia per chi entra nella borgata da via Tiburtina sia per chi vi si avvicina dall’abitato. Pur collocato in posizione avanzata, sopra l’ingresso dell’aula, a ridosso del portico/sagrato, il campanile assurge a elemento centrale del complesso, grazie alla sua visibilità favorita dall’ampio spazio libero da cui è attorniata la chiesa. Si tratta di una torre dotata di grande slancio grazie agli spigoli “tagliati” che configurano, dall’altezza del rosone, una sezione orizzontale ottagonale. Allo stesso tempo il “rosone” diventa elemento che annuncia e caratterizza lo spazio dell’aula, costituendo una sovrapposizione di elementi che unificano chiesa e campanile, secondo una tendenza tipica delle chiese nordiche, di forte impatto e di chiara leggibilità. Il complesso si sviluppa in una compatta ancorché articolata organizzazione volumetrica, studiata in modo tale da evidenziare anche dalle vedute lontane la parrocchia, che su tre lati è circondata dai campi. Il porticato si sviluppa ortogonalmente all’asse di ingresso, con andamento quadrangolare attorno a un’apertura mediana: ricorda in tal modo l’antico quadriportico. Tale “quadriportico”/sagrato è anteposto all’ingresso ed è segnato dalla copertura ad “ali aperte”, convergenti ad “impluvio” verso il vuoto mediano. Esso assolve allo scopo di connotare il rapporto di accoglienza e incontro che la chiesa vuol instaurare con il quartiere. L’ampia, dolce pendenza che precede il “quadriportico” accentua il significato di accoglienza e comunica il senso della preparazione all’ingresso nel tempio. Le tre parti del complesso – sagrato/quadriportico, aula liturgica, canonica – si collocano in un deciso allineamento prospettico: in tal modo esse “fanno corpo” unitario col campanile nella veduta d’insieme dal quartiere. Allo stesso tempo la chiesa si apre a una molteplicità di vedute nelle letture laterali, dal di fuori dell’abitato. La canonica da un lato fa da sfondo al corpo della chiesa, serrando la sua molteplicità funzionale in un compatto volume entro la cui immagine si colloca ed emerge il campanile, dall’altro lato si presenta nelle molteplici punteggiature decorative del travertino che, giocando col mattone delle pareti, segna il ritmo delle bucature.

L’aula liturgica, cuore del complesso, si sviluppa secondo una impostazione ottagonale e slancia le aggettivazioni volumetriche “cuspidate” della lanterna superiore e dei canali di luce laterali che da fuori appaiono come aperture che mettono in comunicazione lo spazio dell’aula con l’esterno: come elementi di connessione e di dialogo. Se guardiamo allo spazio interno e al rapporto fondamentale che ogni chiesa deve instaurare con la qualità liturgica, osserviamo che l’aula si presenta fortemente connessa all’iconografia dell’organismo che metamorfizza la sua figura di impianto, dall’ottagono (che ben si legge nella geometria della copertura) alla croce greca (nella quale si viene ad articolare la pianta dell’aula), attraverso la specifica espansione dei lati cardinali dell’ottagono; questi infatti si aprono verso l’esterno a definire i quattro bracci di croce. Tali espansioni riassumono un fondamentale significato sacramentale. Le loro aree sono luoghi pensati per accogliere, evidenziare e portare a espressione spaziale i tre Sacramenti fondamentali (l’Eucaristia, il Battesimo e la Penitenza); così che il corpo della chiesa, il cui fine è di essere icona della realtà liturgica, risulta caratterizzato e modellato proprio dai luoghi liturgici. Ed è attraverso questi luoghi sacramentali che spiove la luce, che a sua volta evidenzia i segni sacri e contemporaneamente illumina tutta l’assemblea. L’unica altra fonte di luce – quella della lanterna a croce con cui si chiude superiormente la copertura – è volutamente ridotta al ruolo di animazione dello spazio in cui si annodano e si addensano le travi di legno lamellare della copertura ottagonale, che acquisiscono un significato forte e drammatico. Le espansioni planimetriche della croce greca determinano lo spazio in cui si aprono le “camere di luce”, generando in tal modo una sovrapposizione tra luce e luoghi liturgici in un dialogo mutuamente significativo e di alto valore simbolico. La lue è simbolo della Grazia che viene dal cielo e che entra nell’aula dilatando i suoi volumi verso l’alto. In tal modo l’architettura della chiesa vive entro due tensioni che si intersecano: i volumi esterni – portico, campanile, chiesa, canonica – si raccolgono con energia centripeta; dall’interno invece il volume dell’aula si “apre” all’intorno nel gioco cuspidato delle “camere di luce” sacramentali. Questa duplice tensione alimenta un dialogo fecondo che rende viva e pulsante l’architettura.

 

Chiesa di Santa Maria
Indirizzo: Setteville – Guidonia (Roma)
Progetto: Prof. Arch. Sandro Benedetti (Roma)
Direzione lavori: Dr. Arch. Roberto Panella (Roma)
Impresa costruttrice: Ruggieri Mario Srl (Roma)
Legno lamellare: Stratex SpA (Tolmezzo) Mattoni: Pica SpA (Pesaro)
Campane: Marinelli (Agnone, IS)
Panche: Caloi Industria Srl (Susegana, TV)
Scultore: Prof. Claudio Traversi (Roma)

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