Curare le strutture


La CEI organizza un convegno sul tema della manutenzione ordinaria: argomento che attiene alle chiese antiche e nuove, e ha risvolti economici e culturali. Ne parla don Giuseppe Russo, responsabile del Servizio Nazionale Edilizia di Culto.

Se il termine “restauro” evoca un’attività comunemente ritenuta più che legittima, nobile, poiché riguarda il riportare allo splendore originario gli edifici antichi che hanno conosciuto l’ingiuria del tempo, il termine “manutenzione” è di solito considerato argomento meramente tecnico e spesso ignorato.
Con il convegno La manutenzione programmata per l’edilizia di culto (Napoli, 12-14 marzo 2009) la CEI per la prima volta pone l’accento sulla cura che le comunità parrocchiali sono chiamate a esercitare verso la loro chiesa, verso gli edifici antichi, ma anche quelli nuovi. Come un abito non pulito può dare l’impressione di sciatteria, una chiesa non appropriatamente manutenuta potrà offrire un’immagine non consona al decoro che le è proprio in quanto luogo di culto nonché espressione di identità. A questo si aggiunge che, a lungo andare, la carenza di manutenzione può portare a veri e propri problemi strutturali.
Don Giuseppe Russo

Don Giuseppe Russo, qual è la ragione per la quale la CEI ha deciso di organizzare questo Convegno?
La manutenzione è ormai un problema urgentissimo per tutte le diocesi. Gran parte delle chiese realizzate tra gli anni ‘60 e ‘80 sono caratterizzate da qualità costruttiva mediocre, anche a fronte di progetti architettonici importanti e di buon livello. Il ricorso a sistemi costruttivi inadatti e l’uso di materiali di seconda e terza scelta, ha portato a condizioni
di debolezza strutturale e impiantistica, con il risultato che oggi abbiamo molti edifici cadenti, invecchiati precocemente
e fortemente bisognevoli di interventi di consolidamento e di manutenzione straordinaria e anche radicale.

Qualche esempio concreto?
Il cemento armato faccia a vista, cioè non protetto da un rivestimento esterno, con le intemperie facilmente si deteriora. E quanto minore è stata l’attenzione con la quale è stata preparata la mescola del materiale, tanto maggiore la possibilità di deperimento, che avviene semplicemente per infiltrazione di acqua nelle fessure e porosità.
Una volta che l’umidità raggiunge i ferri questi, ossidandosi, si espandono e provocano crepe e distacchi di materiale:
a lungo andare anche la sicurezza strutturale dell’edificio può soffrirne. È un problema piuttosto diffuso. In casi come questo, è ovviamente necessario un ponderoso (e costoso) intervento di manutenzione straordinaria e di ripristino delle superfici.

Una vista interna delle superfici in cemento a vista ammalorate dall’umidità della campata centrale verso mezzogiorno nella chiesa dell’Ospedale San Carlo Borromeo a Milano (1966): opera di Gio Ponti, uno dei maggiori architetti del ‘900 (foto tratta dal volume “Gio Ponti meravigliosa ventura costruire chiese”,
© Ospedale San Carlo Borromeo, Milano 2006).

Come mai si può arrivare a condizioni così precarie?
Proprio a causa della cattiva o inesistente programmazione della manutenzione ordinaria, che determina una crescita esponenziale dei problemi e una proporzionale diminuzione dell’età media degli edifici di culto. Ciò è addebitabile alla mancanza della giusta mentalità da parte di chi è responsabile del patrimonio immobiliare per il culto. Cioè, non è diffusa la cultura della gestione e della manutenzione.
Si ritiene, erroneamente e senza alcun fondamento scientifico, che evitare gli interventi programmati di manutenzione sia un risparmio economico, senza pensare che intervenire sugli edifici in condizioni estreme e di urgenza sicuramente comporta un notevole aggravio della spesa occorrente. Bisogna anche aggiungere che molto spesso il problema della
manutenzione costosa e urgente è imputabile a un difetto di progettazione, che non tiene nella giusta considerazione le incombenze future di gestione dell’immobile, orientandosi verso scelte tecniche che portano a una scarsa manutenibilità degli edifici.

Come rispondere dunque al problema?

Nel convegno se ne metterà a fuoco la problematica, che è complessa e articolata. Si parlerà di cura del patrimonio,
di sensibilità alla manutenzione, di piani di gestione; si farà presente la necessità del libretto del fabbricato,
quale diario utile alla conoscenza dell’edificio e degli interventi cui esso è sottoposto; si accennerà alle tecniche e alle strategie diagnostiche in ordine al comportamento degli immobili; si presenteranno interessanti casi concreti di interventi di manutenzione su importanti edifici di culto, quale la concattedrale di Taranto, progettata da Gio Ponti; si proporranno, infine, delle vere e proprie linee guida della manutenzione e gestione della chiesa. Un approfondimento a tutto campo che merita davvero la massima attenzione e partecipazione.

Leonardo Servadio

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