La cucina di… “una volta”

Tradizione e innovazione per riscoprire i sapori genuini e la voglia di stare insieme. A sottolineare la centralità della cucina e del cucinare ecco che si impone la soluzione che ospita il camino, elemento di grande centralità. Un indispensabile presenza per momenti di conviviale serenità e una tradizione che torna a essere grande protagonista della cucina del Terzo millennio affiancandosi ai più sofisticati elettrodomestici. Il camino con l’allegria del fuoco e i giochi vivaci delle fiamme sempre mutevoli trasmette un sentimento di protezione e raccoglimento. I nuovi camini offrono soluzioni ad hoc per cucinare alla piastra, alla griglia, al barbecue anche in pieno inverno con sistemi potenti ed efficaci che regalano il gusto genuino di un tempo. Multifunzionalità, sicurezza e bellezza estetica per le nuove cucine a legna. (TRATTO DA IL CAMINO N. 99 DI BAIO EDITORE)

Le piastrelle decorate in ceramica vengono inserite in modo da sottolineare i piani di lavoro e per offrire una maggiore funzionalità di ciascuna zona operativa che può essere collocata ad altezze diverse. Per esempio, il top della cottura può essere abbassato in modo da creare uno spazio più funzionale per cucinare.Per realizzare su misura la cucina dei propri sogni, sfruttando al meglio lo spazio a disposizione, è consigliabile affidarsi alla consulenza e direzione lavori di un architetto e a una ditta specializzata.
(Realizzazione di, Föc Design)Di forte connotazione country, la cucina in muratura in un casale veneto ristrutturato è caratterizzata da un arredamento giocoso frutto di fantasia e creatività.
Per esempio la cornice, in granito rosso, del camino proviene dal portale di una antica chiesa veneta, andata distrutta, mentre il mobile è stato costruito usando i pezzi di un carretto siciliano del ‘600.Il piacere di recuperare la tradizione e creare calde e avvolgenti atmosfere con una ricercata semplicità. Gli oggetti scelti e disposti con cura sono utilizzati anche come elemento decorativo dell’ambiente e lo rendono particolarmente accogliente. Il camino in muratura è completato da una semplice trave in legno scuro. La ricerca del particolare si manifesta anche nei pregiati attrezzi per il fuoco. Art Director: M.L. Bonivento. Foto di T. Canu.“Il suo colore è quello delle arance, del sole e dell’oro. La sua pelle calda appena nata è tenera, granulosa, quasi cristallina.
Scodellata scotta, fuma ed emana un appetitoso vapore solleticante; un odorino bruciaticcio di grano al forno, di farina biscottata.
Rotonda al centro del desco trionfa e splende come un pianeta familiare; pianeta minimo di parlante tradizione.
Per il popolo è la manna; ogni companatico l’accompagna.
È facilmente digeribile, sempre gradita, pasta sana e inesauribile risorsa paesana. Come colore è superba. Si armonizza con l’acqua azzurrina e col ciclamino vellutato del ‘Marzemino’; spicca sul bianco lino e sul verde d’ogni insalata.
Polenta! Bel viso acceso, con gli occhi tondi delle uova, con le orecchie ilatate delle fette
di salame, con la bocca impastata di spinaci.
sembri una molle luna caduta sul quadro di famiglia ei nostri occhi ti ammirano spalancati d’appetito. Calda, fredda, fritta e riscaldata, sei delizia di ogni portata. Sul tuo caldo cuscino zafferano, pernici, faraone, allodole e cinciallegre riposano i loro ultimi sogni aerei; e tonni, trote e sarde emanano i loro ultimi guizzi subacquei.
Polenta: parola che riempie la bocca, che dilata le narici, che riaccende la vista. Sei la
generosa, familiare rosa offerente a tutte le bocche i caldi petali saporiti. Appari e
scompari giornalmente, sbocci improvvisa tra le fiamme quale simbolo di solida esistenza.
Polenta! Splendi come una gigantesca perla gialla solare sull’immensa fronte
del bisogno popolare”.Il progetto di ristrutturazione di un casale toscano ha adeguato alle esigenze moderne un’antica cucina medicea ma, al tempo stesso, ha mantenuto l’antica atmosfera.
Protagonista è il focolare, appoggiato al piano di lavoro e sovrastato dalla cappa che occupa quasi l’intera parete.
Progetto Giancarlo Bartoli, ingegnere. Foto Athos Lecce.Cucina realizzata in abete vecchio recuperato da tavolato di antichi pavimenti e antiche travature; per far risaltare la particolare venatura del legno e il ‘colore del tempo’ viene applicata una tintura color miele con finitura opaca; tavolo in massello di legno vecchio  con gambe tornite e sedie laccate bianche in frassino anticato; cappa con trave in legno vecchio a incastro e cono in multistrato intonacato; piano top cucina in marmo giallo reale anticato; lavello in marmo giallo reale massello scavato; mobile sotto lavello composto da un cassetto superiore e un cestone inferiore, su ruote, completamente estraibile e attrezzato per la raccolta differenziata; piattaia a giorno sagomata. (B. & C. Arredamenti)La polenta, arricchita con sughi, formaggi, carne o salsicce, è uno dei piatti tra i più conviviali e versatili della tavola italiana. E la tradizionale cottura sulla fiamma viva del fuoco con il paiolo di rame e il profumo della legna trasmettono subito l’idea della casa che evoca piaceri antichi, il calore famigliare, ricordi di vacanze in montagna dove si gusta ancora come una volta. La polenta è un piatto d’antichissima origine molto comune nelle regioni del Nord Italia e molto diffusa, in numerose varianti, in Svizzera, Austria, Croazia (palenta o pura), Slovenia, Serbia (palenta), Bulgaria, Corsica (pulenta), Argentina, Brasile (angu) e Messico. La preparazione di base è impostata su un impasto di acqua e farina di cereali (tipicamente granoturco per la polenta gialla) o altri alimenti (per esempio castagne per la polenta bianca) cotto in un paiolo (la tradizione vuole che sia in rame). Il termine deriva dal latino puls, specie di polenta di farro (in latino far da cui deriva farina) che costituiva la base della dieta delle antiche popolazioni italiche.
I Greci usavano l’orzo. Poi ci sono ricette e varianti regionali tipo la famosa polenta taragna, una ricetta tipica della cucina valtellinese e delle valli bresciane e bergamasche.
Il suo nome deriva dal tarai (‘tarel’), un lungo bastone usato per mescolarla all’interno del paiolo di rame in cui veniva preparata.
Come altre polente della montagna lombarda (per esempio la pulénta vüncia, polenta uncia cioè unta), è preparata con una miscela contenente farina di grano saraceno, che le conferisce il tipico colore scuro, diversamente dalle preparazioni di altre regioni che utilizzano un solo tipo di farina, ottenendo quindi una polenta gialla. A differenza dell’oncia, nella polenta taragna il formaggio viene incorporato durante la cottura.
In Friuli il piatto della tradizione è il Paparot una minestra a base di una miscela di farina
gialla e bianca cotta nel brodo con spinaci e salsiccia.
L’idea sfiziosa per aperitivi. La versione moderna gustata negli happy hour sono stuzzichini per accompagnare gli aperitivi. Ecco la ricetta: appena pronta la polenta stendetela in uno strato di circa 1 cm di altezza, lasciate raffreddare e con delle formelle date la forma desiderata. Formate con la polenta dei dischetti o dei quadrotti tra due dischetti, inserite una fetta sottile di mozzarella e spennellate un po’ di polpa di pomodoro, spennellate la superficie con burro fuso, spolverizzate con origano e pepe e passarle nel grill o in forno.Ingredienti: (per 4 persone): 400 g di polenta fredda; 200 g di patate; 300 g di fontina;
80 g di burro; 1 cipolla; timo; 1 foglia di alloro; 1 bicchiere di vino bianco; 1 cucchiaio d’olio.

Procedimento: tagliare la cipolla a julienne e farla sudare con l’olio e l’alloro. Aggiungere il vino bianco e lasciare ridurre. Passare la polenta tagliata a fette in 30 g di burro.  Tagliare la patata a rondelle precedentemente cotta con la buccia e dorarla con 20 g di burro e timo. In una pirofil
a imburrata alternate uno strato di polenta, di patate e fontina tagliata a fettine. Mettere in forno a 180° per 30 minuti quindi servire disponendovi sopra la cipolla.

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