Croce di terra sulla terra


Nata dal desiderio di una ereditiera, a metà degli anni ‘50 la cappella fu un manifesto della capacità dell’arte contemporanea di esprimere la spiritualità cattolica.

Situata a metà strada tra la capitale Phoenix e il Grand Canyon, Sedona è rinomata per le fenomenali formazioni rocciose che la caratterizzano. Già considerata un posto sacro dalle tribù Hopi e Yavapai, che qui si riunivano una volta
all’anno per celebrare cerimonie propizie, Sedona possiede un’energia particolare, permeata di magia e misticismo. Non è un caso quindi che, nella seconda metà degli anni ‘50 sia stata scelta per la costruzione di questa splendida opera di architettura razionalista.

Fortemente voluta da Marguerite Brunswig Staude, un’appassionata d’arte di New York, che nelle spire in costruzione dell’Empire State Building aveva visto la struttura d’una croce, la Cappella sembra far parte da sempre della formazione rocciosa su cui è appoggiata. La forte determinazione di questa donna e la bravura degli architetti Bob Anshen e Steve Allen hanno reso possibile questa creazione, che non sembra dimostrare i suoi cinquant’anni di vita.

Costruita con cemento mescolato con sabbia appositamente fatta venire dalle spiagge della California, la cappella ha tonalità di colore simili a quelle delle rocce su cui sorge. Le sinuose vie di accesso sono parte dell’architettura, che si
presenta come un prisma attraversato dalla luce grazie alle due facciate totalmente vetrate.

All’epoca Sedona era un piccolo avamposto nell’area sconfinata del Far West americano, dove architetture così d’avanguardia erano praticamente sconosciute. Marguerite era sfollata qui da Los Angeles durante la seconda Guerra Mondiale, nel timore di un attacco giapponese alla metropoli californiana.
Ereditiera di una delle piu’ importanti case farmaceutiche degli Stati Uniti, la Brunswig dedicò la sua vita all’insegnamento della ceramica come terapia per i soldati feriti e per i ciechi.
La sua forte determinazione non la fece indietreggiare nemmeno di fronte alla difficoltà di avere scelto per la costruzione della “sua” Cappella una roccia all’interno della Foresta Nazionale.
Marguerite ricorse persino al famoso Senatore dell’Arizona, Barry Goldwater, pur di ottenere il permesso di costruire nel sito da lei scelto con la collaborazione degli architetti Anshen e Allen.

Dall’alto: il maestoso scenario naturale entro
il quale sorge la cappella, la cui costruzione terminò
nel 1957. Particolare della vetrata a tutta altezza:
il vetro fu studiato ad hoc, perché con le forti
escursioni termiche del clima desertico tendeva
a fessurarsi. La vetrata di fondo è attraversata da una croce formata da due setti che si protendono verso
l’esterno caratterizzando tutta l’architettura.
Come si usava in epoca preconciliare, l’altare è
addossato al tabernacolo centrale.
(Foto servizio di Aldo Andreoli)

Il disegno della Cappella è straordinario nella sua semplicità: l’architettura diventa parte del paesaggio senza aver bisogno di alterarlo per affermare se stessa. Il calcestruzzo, unico materiale usato nella costruzione insieme al vetro, è materiale perfetto per l’incontro con le rocce su cui s’appoggia, forse solo come la terra nuda potrebbe esserlo.
La passerella d’accesso, sospesa nel vuoto con le sue morbide curve, nobilita l’uso di un materiale che più di ogni altro si presta a vibrare con la stessa frequenza della roccia.
La croce nella facciata verso valle diviene l’elemento che ne sostiene l’elegante architettura e la solleva verso il cielo. Questa è la facciata dove il sapiente disegno della struttura in vetro fa trasparire che dopo tutto questo progetto appartiene agli espressivi anni ‘50. La piattaforma d’accesso, caratterizzata da soffici curve, fa quasi dimenticare di trovarsi su una guglia di roccia sospesa, se non fosse per la vista, affacciata su una valle tra le più belle di tutto il West
degli Stati Uniti. L’uso intelligente di una bassa “ringhiera- sedile” crea un dolce invito verso l’ingresso della Cappella, la cui sacralità non si discosta di molto da quella delle incredibili formazioni rocciose che la circondano.

Aldo Andreoli, architetto

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