Cresciuto con le opere

Un museo moderno e capace di camminare con le proprie gambe, grazie alle diverse iniziative culturali e promozionali. Dopo un solo anno di attività, il Museo Diocesano di Catania si è già imposto come realtà viva nella cultura cittadina. Ricchissima la dotazione di argenti e di opere di alto artigianato.

Apertura sulla Sala del “fercolo”, alla prima elevazione, durante i lavori di restauro La connessione con la Cattedrale, del cui complesso fa parte il palazzo del Seminario, sede del Museo

Un museo straordinariamente bene organizzato, quello della Diocesi di Catania. Ha compiuto il suo primo anno di vita ma è già in piena attività e si è conquistato un posto preminente nella città. Il Museo è gestito con rigore tradizionale ma all’insegna di uno spirito imprenditoriale dal Direttore, Don Santino Salamone, coadiuvato dall’Arch. Giovanna Cannata, che, insieme con l’Arch. Cosmo Caruso e l’Ing. Rosario Spina, ha anche curato il restauro dell’edificio. Il Museo è ospitato entro il palazzo dell’ex Seminario e i suoi spazi, nel corso dell’opera di restauro, si sono venuti definendo “su misura” per l’esposizione e per le funzioni che si precisavano man mano che il museo prendeva forma. «Il palazzo del Seminario – spiega l’Arch. Cannata – fu edificato nel ‘700 e rimaneggiato negli anni ’30 del XX secolo. Rientra nel complesso della Cattedrale. Oggi una parte del palazzo è occupata dal Museo, un’altra dall’Amministrazione comunale». Il restauro è stato impostato in modo tale da mantenere le caratteristiche fondamentali dell’edificio, restituendolo alla concezione spaziale settecentesca. «Sono state eliminate le sovrastrutture novecentesche, come i tramezzi che erano stati ricavati nella sala al piano terra. In questo modo l’edificio settecentesco è stato reso alla sua originaria natura architettonica ».

L’apertura che guarda sulla sala del fercolo a restauro ultimato Uno scorcio della sala ove sono esposti gli arredi argentei della cattedrale. Le teche, progettate specificamente per ciascun oggetto in esposizione, sono del colore della pietra lavica. L’ingresso con due colonne secentesche e le nuove scale in acciaio

Un sistema di autofinanziamento
Accade che chi desidera svolgere convegni o conferenze in una città spesso debba affittare sale attrezzate all’interno dei grandi hotel. A Catania questo servizio è svolto anche dal Museo Diocesano, per autofinanziarsi. La sua aulica architettura, la sua centralità nel contesto cittadino, la sua ampia dotazione di spazi, hanno suggerito di utilizzare alcune stanze per ospitare convegni, conferenze, incontri. Un’aula è stata attrezzata con supporti audiovisivi ed un computer. Il cortile viene utilizzato durante i mesi estivi per convegni all’aperto o concerti. La terrazza panoramica può ospitare incontri di diverso genere. Così, non solo da Catania, ma anche tutta Italia associazioni e organizzazioni prenotano gli spazi del Museo diocesano. Per esempio, l’Associazione Nazionale del Vuoto, scientifica, vi svolgerà quest’anno un incontro nazionale di 3 giorni; la Fondazione Carlo De Benedetti ha deciso di servirsi di questo luogo per svolgere un proprio convegno; qui hanno deciso di riunirsi i presidenti delle sezioni, nazionali e estere, dell’Associazione degli Alpini.

Sala VI: arredi argentei della Città e della Diocesi.
In primo piano, il Busto reliquiario di San Giuliano.
Sala IV: gli arredi dedicati a S. Agata. Incoronazione in cielo di S. Agata paliotto, quattro reliquiari (XVIII sec.). Sala II: gli arredi argentei della Cattedrale. In primo piano, Busto reliquiario di Santa Margherita (1634).

L’ordinamento è stato curato dalla Prof.ssa Claudia Guastella, lo storico dell’arte che si è occupato di organizzare il percorso espositivo. Quindi nel realizzare il restauro già sapevamo quali oggetti sarebbero stati ospitati in ciascuna sala. Struttura e apparato espositivo si son venuti definendo assieme, di pari passo». Tutte le teche sono state realizzate ad hoc e concepite in funzione degli oggetti che avrebbero ospitato. «Per esempio – spiega Giovanna Cannata – abbiamo scelto per le teche di utilizzare un colore tipico dei materiali locali: il grigio ferro della pietra lavica. Anche tutte le superfici interne del museo, pareti e pavimenti, sono state completate, ove mancanti, o realizzate ex novo secondo il disegno e i materiali delle superfici settecentesche recuperate: come per esempio le piastrelle esagonali in cotto con un bordo in pietra lavica che circoscrive la parte preesistente, mentre quelle nuove sono state riprodotte appositamente da una ditta locale». Gli impianti tecnologici sono quanto di più moderno. «C’è un impianto di illuminazione generale con faretti che emanano una luce regolabile; l’illuminazione interna delle vetrine è in fibre ottiche, il tutto controllato da computer, così come l’impianto di climatizzazione e il sistema di sicurezza». Il nuovo museo diocesano è stato subito ingrado di allacciare un proficuo scambio con la città. Oltre alla normale attività museale, cioè l’esposizione permanente e l’esposizione a rotazione di opere provenienti dal Tesoro della Cattedrale e da diverse chiese, viene data particolare attenzione alla didattica. Convenzioni con l’Assessorato alle politiche scolastiche del Comune di Catania consentono la visita del museo a molte scolaresche. Vengono anche organizzati concorsi a sfondo didattico che coinvolgono le scuole: per esempio un concorso di disegno per bambini il cui tema è stato “sant’Agata, la patrona della città”. Sono organizzati anche eventi culturali quali, recentemente, una mostra di pittura contemporanea, con opere di Giuseppe Giuffrida. Il percorso del museo comincia al piano terra con l’ingresso, la sala polifunzionale adatta a ospitare conferenze e la sala ove è custodito il “fercolo” su cui vengono condotte in processione le reliquie della patrona cittadina, s. Agata. Al primo piano è esposto il tesoro della Cattedrale in diverse sale organizzate cronologicamente e per tipologie: “La Cattedrale dalla rifondazione normanna al terremoto del 1693”, “Gli arredi argentei”, “I paramenti della Cattedrale”, “Gli arredi preziosi dedicati alla Santa patrona”. Al secondo piano è visibile la Cappella del Seminario con opere pittoriche e arredi che ripercorrono la storia della Diocesi tra Otto e Novecento; altre sale espongono gli argenti provenienti dalle parrocchie e infine la pinacoteca e la sala dei paramenti.

Sala IV: gli arredi dedicati alla Santa patrona.
In primo piano, Porta lignea del sacrario di Sant’Agata (sec. XVII).
La Cappella dell’antico Seminario, sala V del Museo, ove sono esposti arredi e opere che evocano figure e momenti della Diocesi catanese negli ultimi due secoli.

 

Condividi

Utilizziamo i cookie per offrirti la migliore esperienza sul nostro sito web.
Puoi scoprire di più su quali cookie stiamo utilizzando o come disattivarli nella pagine(cookie)(technical cookies) (statistics cookies)(profiling cookies)