La riqualificazione della scena urbana Il Sagrato e la Piazza sono da sempre i luoghi centrali nell’abitato. Spazi aperti ma altamente qualificati e definiti sotto il profilo sociale ma anche architettonico. Ne hanno parlato in un incontro interdisciplinare, teologi, liturgisti, esponenti di associazioni professionali e di categoria. L’incontro ha permesso di puntualizzare le più diverse tematiche afferenti al sagrato. Il grande salone napoleonico del Circolo della Stampa, in palazzo Serbelloni a Milano, era gremita, mercoledì 16 febbraio 2005. Un pubblico composto in prevalenza da professionisti – ingegneri e architetti – ha seguito le presentazioni che hanno composto un complesso mosaico di informazioni, opinioni, analisi, lezioni magistrali… Il convegno, dal titolo "Il Sagrato e la Piazza – la riqualificazione della scena urbana e il recupero della memoria" è stato
«Siete tutti invitati alla premiazione di questo primo, grande Premio Nazionale di Idee di Architettura, svoltosi interamente tramite sistemi elettronici – ha esordito l’Arch. Gjlla Giani, Direttore Restauro e Patrimonio Culturale della rivista CHIESA OGGI architettura e comunicazione, che del convegno è stata il moderatore – La cerimonia avrà luogo Il Dott. Gianluca Salvatori, Assessore alla Programmazione, Ricerca e Innovazione della Provincia Autonoma di Trento, Renzo Odorizzi, Presidente dell’Ente Sviluppo Porfido del Trentino, il Dott. Stefano Tomasi, Direttore dell’Ente Sviluppo Porfido del Trentino e il Dott. Mario Angheben, Responsabile Marchio Volontario di Qualità dell’e.s.PO. hanno rappresentato con impeccacbile precisione la vocazione a valorizzare con la tecnologia dell’oggi un materiale di sempre: la più antica tra le pietre. La più duratura, la più naturalmente adatta a costituire pavimentazioni policrome che parlano dell’eternità. S’è visto nei loro interventi come l’impegno tecnologico vada a braccetto con il successo commerciale, grazie all’impegno delle associazioni e di un’amministrazione capace veramente di "fare sistema". Così che il porfido, che ben si addice alla realizzazione dei sagrati, diventa qualcosa più di un semplice materiale: l’espressione di una capacità imprenditoriale che contraddistingue una regione attivissima sui mercati, capace di valorizzare al meglio le proprie risorse. La messe di informazioni e dati su questi argomenti è consultabile anche nel sito <www.porfido.it>. Oltre alle caratteristiche tecniche del materiale e alle notizie attinenti alla certificazione di qualità del medesimo, vi si trovano gli annunci relativi alle numerose iniziative che sorgono dall’attivismo trentino, quali un premio di achitettura organizzato con la Facoltà di Architettura di Ferrara, i dati tecnici sul materiale stesso, informazioni sulle scuole professionali per coloro che saranno preposti alla delicata operazione della posa delle pavimentazioni. Che sono "tappeti di pietra", secondo la bella definizione data dal Dott. Angheben, che oltre a raccontare la storia del porfido, vecchia di milioni di
Ma al tempo stesso lo ha reso aperto e disponibile. E sono cadute le barriere». Avendo seguito la realizzazione di oltre cinquanta chiese nuove nella diocesi di Milano, una delle maggiori del mondo, Mons. Arosio avrebbe potuto parlare a lungo dei sagrati contemporanei e di come siano realizzati. Il Prof. Carlo Chenis ha formulato l’elogio dell’architettura: tra le principali maestre di vita, poiché conforma lo spazio che accoglie il neonato e gli comunica uno dei primi e maggiori concetti: quello della differenza tra luogo aperto e luogo chiuso: «L’architettura ci abitua al limite, ma anche alle sue potenzialità – ha spiegato Chenis – così che vi possiamo recuperare la cognizione delle diverse cose da fare e da vedere». D’altro canto, se la città fosse tutta uguale, formata da una architettura ripetitiva, nell’uniformità dello spazio si perderebbe la nozione di tempo. Di qui l’importanza della differenziazione spaziale dell’ordito urbano, del distinguersi di luoghi pubblici e privati. In questo ordine variato che ritma lo spazio della città, il sagrato occupa un posto speciale. La domanda religiosa non è privata, bensì è pubblica ed ecco che il sagrato risponde alla laicità così come alla religiosità. Il luogo aperto permette l’identificazione della chiesa, cioè del costruito, e allo stesso tempo si apre al concorso del pubblico, di ogni provenienza. E’ così luogo specifico, ambito della differenza, segno importante, ma anche spazio dell’incontro possibile. Mons. Ambrogio Malacarne ha posto in evidenza come nel contesto «caotico delle nostre città, l’edificio chiesa dovrebbe, anche da un punto di vista della simbologia, dichiarare all’esterno le sue caratteristiche, senza rischiare di confondersi… Esso deve essere riconoscibile come luogo santo, perché non solo al suo interno si celebra il mistero della salvezza, ma anche perché le persone che lo frequentano dovrebbero essere in tensione verso la meta della santità…». Il Prof. Marcello Balzani ha posto in luce l’esperienza differente dello spazio orizzontalmente definito, da quella del "muro" con la sua netta capacità di separare. Nella continuità differenziata dall’orizzontalità si individuano tracciati, percorsi, limiti e aree articolate, pur solo con un segno sulla pavimentazione, in certi casi con variazioni altimetriche.
Pur senza rendersene totalmente conto, chi cammina è influenzato e in certo modo determinato dal disegno, naturale o, il più delle volte, realizzato artificialmente, della pavimentazione. Non a caso nell’antichità la differenza, il "limite", era tracciata solo con un solco in terra. E all’interno dello spazio "separato", cioè "sacro", altri segni individuavano percorsi che accompagnavano i riti. Oggi la memoria di questi segni resta nella ricerca dell’ornamentazione pavimentale. Che, per quanto spesso non notata, è ancora significativa delle potenzialità evocatrici che hanno i segni, in particolare quelli che individuano percorsi e tracciano distinzioni. Nel suo intervento a conclusione dell’incontro, il teologo Frà Giacomo Grasso ha riassunto il significato del sagrato per i nostri giorni: «E’ caduto il muro di divisione. In Cristo e nella Chiesa che è "il Cristo diffuso e comunicato" (J.B. Bossuet, vescovo francese tra XVII e XVIII secolo), tutti, tutti, formano un solo uomo nella pace che è pienezza di vita.
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