Con la stufa e il camino


A Sondrio, questa casa di grande atmosfera si articola attorno al grande spazio di soggiorno, che a sua volta vive attorno al fuoco del camino e a quello della stufa.
(Progetto architetto Giuseppe Galimberti – Foto Fabrizio Gini)

La comodità del pellet in stufe di design essenziale

A combustione completata chiudere la porticina dell’aria primaria ed eventuali feritoie dell’aria secondaria per evitare che il caldo immagazzinato nella stufa fuoriesca con il flusso d’aria del camino.

Con i suoi camini innovativi, realizzati secondo una tecnica costruttiva modernissima e sempre attuale, che li rende una fonte efficace di riscaldamento ad elevato rendimento, questo marchio svizzero è conosciuto, da anni, in tutta Europa.
Oltre ai camini, grande attenzione viene dedicata alle stufe: tra queste abbiamo scelto Kea, alimentata a pellet. Grazie al suo ingegnoso sistema automatizzato, garantisce una combustione ottimizzata con una resa elevatissima, attorno all’90%, e assolutamente pulita, con emissioni neutre di anidride carbonica. L’automatismo integrato libera
l’utente da qualsiasi operazione (basta riempire il serbatoio e premere il pulsante di accensione) e gestisce l’alimentazione dei pellet con autonomia anche superiore a due giorni, grazie a un abbondante serbatoio da 16 chili. Le linee essenziali ed eleganti sono valorizzate dal rivestimento di acciaio color antracite e argento con eventuali inserti di pietra, come dimostrano anche i particolari delle finiture. (Rüegg, distribuito da Celsius Italia).

Automatizzata

Cucinare sul fuoco

La polenta

I primi freddi che ci portano un leggero brivido alla schiena, le prime nebbie che sfumano i contorni del paesaggio, urbano o rurale che sia, le foglie che si accendono di giallo e di rosso ci dicono che l’autunno è ormai arrivato, e con esso la voglia di cibi sani e tradizionali: niente di meglio allora che una buona polenta! Per prepararla come una volta sono indispensabili due cose: un bel fuoco a legna nel camino e un paiolo di rame. Prendete dunque, per due persone, 300 g di farina ogni litro d’acqua per una polenta soda o 250 g di farina per una polenta tendenzialmente morbida (consigliata) o 200 g di farina per una polenta molto morbida (dipende anche con cosa la accompagnate). Mettete l’acqua nel paiolo, salate e aspettate che cominci a bollire. A poco a poco, mescolando con un cucchiaio di legno, o meglio con la frusta, versate la farina, badando che non si formino grumi. Quando avrete raggiunto una consistenza cremosa, lasciate che la polenta riprenda il bollore, quindi rallentate l’andamento del fuoco. Lasciate il paiolo sul fuoco a cuocere per circa tre quarti d’ora/un’ora e mescolate continuamente (sempre nello stesso verso). Nel caso la polenta risulti troppo soda, aggiungete un po’ d’acqua bollente. Ricordate comunque che più la
polenta cuoce più risulta digeribile.

Una variante della polenta tradizionale è la polenta taragna valtellinese ottenuta mescolando farina di mais e di
grano saraceno e a cui si aggiungono, a fine cottura, burro e formaggio (Bitto o Casera non molto stagionati e parmigiano grattuggiato) tagliati a dadini, cuocendo per cinque minuti: è un piatto unico piuttosto nutriente e si usa accompagnarlo con insaccati quali salsicce, pancetta arrostita e bresaola.

Tradizione e innovazione

Ghisa e maiolica

1. Una stufa in ghisa e maiolica, a legna o combinata legna-pellets, è pensata e realizzata con tecnologie e materiali d’avanguardia che garantiscono un elevato rendimento termico (vicino all’80%, come certificato da qualificati Istituti), combustione pulita, risparmio di gestione e lunga durata; e conserva nello stesso tempo intatte bellezza e personalità del prodotto artigianale, proponendosi come un oggetto di arredamento.
2. La cucina a legna P 100 racchiude in una linea tradizionale ed essenziale le massime prestazioni in sicurezza, affidabilità e comfort. Come tutte le altre stufe, unisce il comfort della tecnologia all’eleganza dello stile e dei decori personalizzabili, valorizzando qualsiasi ambiente. (Calorvalle).

LO YOGURTH?
SULLA STUFA!

DISPONENDO DI UNA STUFA A PELLET, PROVVISTA DI UN FRONTALINO CHE EMANA CALORE, BISOGNA APPOGGIARCI SOPRA UN CONTENITORE DI VETRO DA UN LITRO COL LATTE, FRAPPONENDO, TRA IL RECIPIENTE E IL METALLO DELLA STUFA UN TOVAGLIOLO PIÙ VOLTE RIPIEGATO, IN MODO DA NON ESPORRE LO YOGURT AL CALORE DIRETTO,CHE PUÒ ESSERE ECCESSIVO.

POI CAPOVOLGERE UNA PENTOLA E INSERIRE TRA QUESTA E IL TOVAGLIOLO LA SONDA DEL TERMOMETRO PER ALIMENTI PUNTATO SU UN MASSIMO DI 46° (NON SI SONO MAI SUPERATI I 43°); ATTENDERE LE CANONICHE 9 ORE, POI SOLLEVARE LA PENTOLA, DARE UN COLPETTO AL CONTENITORE E, MERAVIGLIA! IL LATTE È FERMENTATO ED E DIVENTATO YOGURT! SULLA SUPERFICIE SI È FORMATA UNA SOTTILE PELLICOLA.
ALL’ASSAGGIO LO YOGURT È RISULTATO POCO PIÙ ACIDO DEL SOLITO E ALLA PROVA CUCCHIAIO È PARSO MENO COMPATTO, MA DI CREMOSITÀ SUFFICIENTE.
PROVARE PER CREDERE!

 

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