COMMITTENZA TRA TECNICA E ARTE

Poiché la committenza è un’arte che richiede impegno, competenza e lavoro, la Chiesa italiana è impegnata a perfezionare la capacità operativa delle proprie strutture, preposte a ottenere anche ai nostri giorni edifici di culto di qualità comparabile a quella delle grandi epoche passate. Se l’evento clou di tale impegno si sostanzia nei concorsi per i Progetti Pilota della Conferenza Episcopale Italiana (cfr. CHIESA OGGI architettura e comunicazione n. 87-2009), la vera garanzia di ottenere architetture di alta qualità risiede nelle capacità della committenza in sede locale: non a caso il Convegno nazionale del Servizio per l’Edilizia di Culto della CEI è dedicato proprio a L’Ufficio Diocesano per l’Edilizia di Culto (Milano, 6-8 maggio 2010) e quest’anno sono in svolgimento i Corsi regionali per Delegati diocesani per l’edilizia di culto.
Il primo di tali corsi si è tenuto in Puglia, quelli successivi nelle regioni ecclesiastiche di Toscana, Sardegna, Emilia Romagna, Liguria, Sicilia, Calabria, Piemonte e Lazio.
Il corso per gli incaricati delle diocesi della Lombardia si è tenuto il 23-24 marzo 2010 presso il magnifico santuario rinascimentale di Caravaggio (Bergamo): curato dal responsabile del Servizio nazionale per l’Edilizia di Culto della CEI, Monsignor Giuseppe Russo, col supporto del Delegato regionale della Lombardia, don Vincenzo Barbante.
Se l’aspetto più evidente della committenza ecclesiastica è costituito dalle chiese di nuova edificazione, o da altre strutture alle chiese collegate, la qualità del risultato è garantita solo dal funzionamento di un processo che coinvolge tutte le istanze che vi afferiscono: dal finanziamento alla scelta dei progettisti, alla selezione dei costruttori e dei diversi fornitori. Nel complesso, ai Delegati diocesani si chiede di coordinare operazioni di ingente portata economica che sotto il profilo giuridico sono intese come committenza privata, mentre per altri versi, dato il ruolo storico della Chiesa in Europa e data l’importanza degli edifici di culto per le città, si tratta di una committenza che ha assoluta rilevanza pubblica.Per questo Mons. Giuseppe Russo ha ribadito quanto sia importante rispettare con rigore l’iter che porta alle nuove realizzazioni attraverso una serie di passi ben codificati: dalla pianificazione alla stesura del progetto, all’appalto, alla costruzione e infine all’avvio e alla gestione dei fabbricati.
Con esemplare chiarezza organizzativa, le Diocesi sono chiamate a seguire una flow chart che minutamente dettaglia ogni singolo passo e le varie azioni che esso comporta.
Per esempio, nel caso di una nuova chiesa, il punto di partenza consiste nell’individuazione dell’area edificabile e nella sua acquisizione: sulla base di considerazioni di opportunità topografiche, ma anche storico analitiche, che devono partire dalla perfetta conoscenza del patrimonio esistente (così da evitare, per esempio,
di ricercare un’area che richiederebbe una nuova acquisizione, là dove esiste già un sito
che, opportunamente ristrutturato, potrebbe assolvere alle necessità).
Le molteplici analisi di carattere urbanistico, tecnico, legale, amministrativo sono prese in considerazione per le differenti tipologie di intervento, a partire dalla considerazione se sia necessario negoziare un’area di proprietà pubblica o di provenienza privata.Tutti i passi vanno esperiti in continuo contatto tra Uffici diocesani e CEI: vi sono precisi requisiti tecnici che devono essere assolti per poter accedere ai finanziamenti CEI, che di solito coprono fino al 75% dei costi delle opere nuove e fino al 50% dei costi delle ristrutturazioni. Il corso CEI di Caravaggio, in particolare, ha presentato l’aggiornamento
del programma informatico usato dalle Diocesi per la formulazione delle domande volte all’ottenimento dei finanziamenti (chiamato EDCweb2), che sarà a disposizione esclusiva del Responsabile diocesano. Un altro aspetto significativo discusso è stata l’ipotesi di finanziamento per concorsi di idee a carattere diocesano, volti alla promozione di un dibattito a sfondo prettamente architettonico culturale, prima ancora che realizzativo.
Un terzo aspetto rilevante è stata la presentazione dell’Ing. Domenico Mancini, sull’approccio necessario per installare sugli edifici di proprietà ecclesiastica i pannelli fotovoltaici: una soluzione che la Chiesa valuta come realistica a determinate condizioni, con un occhio al risparmio energetico e alla salvaguardia dell’ambiente.“
Competenza” è il termine cruciale che ha accompagnato lo svolgimento del Corso: nella gestione del patrimonio, individuazione delle risorse, e scelta delle soluzioni. Il Delegato diocesano di fatto ha il ruolo di coordinatore dei diversi esperti che egli è chiamato a individuare, onde poter garantire il massimo dell’efficacia.
Tra gli altri relatori al corso: l’ing. Andrea Zappacosta, il geom. Stefano Mori. È intervenuta anche l’arch. Caterina Parrello, esperta del Consiglio Nazionale Architetti P.P.C. per la gestione dei concorsi di architettura. Ha partecipato anche il direttore di Chiesa Oggi, Giuseppe M. Jonghi Lavarini.

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