Come sculture in una serra

Nel centro di Londra

Servizio di: Walter Pagliero
Foto: Ike Branco

A Chelsea, ricercato quartiere di Londra, un atelier del periodo vittoriano è stato svuotato e rimodellato per ospitare
la casa studio di un professionista.

A causa del permanere di una sensibilità gotica a loro congeniale, c’è sempre stata negli inglesi una spiccata predilizione per gli spazi verticali; a questo si può far risalire la presenza di tante scale a tenaglia nell’ingresso
delle loro architetture più rappresentative. Nel loft londinese che qui pubblichiamo l’elemento più caratterizzante
è proprio l’altezza del grande soggiorno mansardato, ottenuto svuotando l’originale laboratorio di di tutti i muri divisori, lasciando intatto solo il guscio strutturale esterno. La luce zenitale, proveniente dall’ampio lucernario del tetto, è stata conservata e valorizzata; la si è interrotta solo con un ponte metallico sopraelevato che attraversa
tutto l’ambiente per congiungere la zona notte con la scala che scende sul lato opposto.

Tale passerella permette di “entrare dentro” a questo spazio alto come una navata gotica, per sperimentarlo fisicamente e farci una lecorbusieriana “passeggiata architettonica”. La passatoia metallica è fra tutti gli elementi della ristrutturazione quello che “fa” più loft, anche se non è un reperto paleoindustriale ma una sofisticata creazione contemporanea. Realizzata in modo tecnologicamente semplificato (una griglia metallica su travi aperte) risulta abbastanza leggera e gradevolmente inserita nel contesto: sembra che ci sia sempre stata.

Anche l’arredamento propriamente detto segue lo stesso gesto: è lì senza farsi troppo notare, cercando di mimetizzarsi con le strutture in ferro verniciato delle vetrate e delle balaustre, o con quelle in metallo spazzolato della cappa e della relativa canna fumaria. Questa logica d’intervento conferisce al tutto una omogeneità che lo rende armonico ma molto astratto, difficile da percepire come un insieme costituito da oggetti singoli.

Vi sono pezzi storici della fine degli anni ‘20, come le poltrone e la chaise longue di Le Corbusier, e oggetti del design più recente, come le poltroncine di Philippe Starck; fra di loro è stato gettato un ponte unificatore, un’interpretazione giudiziosa che “media” tra la tradizione funzionale e il non voler apparire. “E’ nel carattere inglese” si potrebbe osservare. Non sempre, anzi sempre meno spesso. Dopo gli anni ‘60 in Inghilterra si è visto di tutto e il contrario di tutto. La tendenza rintracciabile in questo interno la si potrebbe definire “funzional-conservatrice”, quella preferita dai professionisti più seri e meno modaioli: più da ingegnere o da esperto della city che da collezionista o da operatore della comunicazione.

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