Come la penna dell’alpino


IL PROGETTO PER LA NUOVA CHIESA, CENTRO SANTAMARIA NASCENTE A MILANO

In via Capecelatro a Milano si trova il primo centro assistenziale fondato da don Carlo Gnocchi. Anche se in realtà la prima struttura che ebbe a sua disposizione era stato aperta in precedenza a Pessano con Bornago, paese non
lontano da Milano: in una villa signorile ottocentesca dotata di un ampio parco e di una filanda.
La villa fu donata nel 1949 alla Federazione Pro Infanzia Mutilata e l’Ing. Edmondo Jonghi Lavarini, imprenditore edile, ebbe l’incarico di ristrutturarla per realizzare un ricovero per 300 mutilatini.
Con l’esperienza espletata a Pessano con Bornago, l’attività caritativa di don Gnocchi crebbe: maturò l’idea di costruire un centro assistenziale ex novo. E nel 1955 il Presidente della Repubblica Italiana, Giovanni Gronchi – a testimoniare la
straordinaria importanza che aveva assunto l’impegno del Beato – pose la “prima pietra” del nuovo centro di via Capecelatro a Milano.
Questo nacque come Centro pilota per i poliomielitici, ed è stata l’ultima iniziativa lanciata dal Beato, la cui vita terrena si concluse nel febbraio 1956. L’edificazione di tale Centro fu completata nel 1960 e dopo di questo altri ne sono seguiti, in Italia e nel mondo. Quel momento germinale dell’attività medica ospedaliera dell’organismo che sarebbe diventato Fondazione Don Gnocchi ha continuato a crescere e le sue strutture ad adeguarsi alle sempre nuove necessità e ai sempre nuovi impegni fino a ottenere nel 1991 il riconoscimento di Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), cui ha fatto riscontro l’apertura di una pluralità di servizi alla persona che rispondono
alle diverse esigenze sanitarie, assistenziali, educative e formative. Essendo questo il primo tra i centri sognati da don Gnocchi, interamente ed esclusivamente concepiti in funzione assistenziale, per sua volontà il corpo del Beato dal 1960 riposa nella chiesa di questo Centro, dedicata a Santa Maria Nascente.

In alto, il basamento della nuova chiesa
in costruzione a Milano: sul fondo si nota
lo stadio calcistico di San Siro. Pagina a lato,
dall’alto: don Carlo Gnocchi con un piccolo
assistito; la salma esposta sul sagrato del Duomo
di Milano durante la cerimonia di beatificazione;
la folla che riempie la piazza del Duomo.

“Se bisogna ricostruire – diceva don Gnocchi nel dopoguerra – la prima e più importante di tutte le ricostruzioni è quella dell’uomo. Bisogna dare agli uomini una meta ragionevole di vita, una ferma volontà per conseguirla e una chiara
norma di moralità”.
Il Centro di via Capecelatro è diventato il prototipo di luogo in cui si manifesta la sintesi della metodologia riabilitativa applicata da don Gnocchi.
Dopo questo sono sorti diversi centri in tutta Italia e nel mondo, si sono sviluppate le iniziative, è cresciuto lo status sociale della Fondazione don Gnocchi. Ma in questo primo Centro assistenziale permane, oltre al fattivo impegno operativo, il valore simbolico. Per questo, in vista della beatificazione di don Gnocchi, qui è cominciata la costruzione di una nuova chiesa, Centro Santa Maria Nascente, che è destinata a essere anche il santuario del Beato e il cui progetto è stato ideato dagli architetti Clara Rognoni e Paolo Valeriani.
La sua architettura trae ispirazione dalla forma del cappello degli Alpini.

Dall’alto: rendering, vista interna e pianta della nuova chiesa; vista del complesso dall’alto, il cortile del centro, viste prospettiche e spaccato dell’edificio.

Un’aula a pianta ellittica, volta verso l’altareurna del Beato.
La chiesa è composta da una sola navata con copertura di altezza crescente verso l’altare che sarà anche urna.
Il soffitto è corredato da controsoffittatura in legno a doghe aperte, dalla superficie ondulata.
Nella parete absidale si apriranno tre tagli verticali che saranno dotati di vetrate istoriate. Un porticato esterno rivolto verso la piazza come un gesto di accoglienza e, sopra la copertura, come una piazza elevata, un luogo liturgico all’aperto.

La parete absidale, di curvatura più ampia rispetto a quella di ingresso, sottolinea l’importanza del luogo celebrativo e ultima dimora del Beato.
Il campanile (quasi come la singola penna degli Alpini) si pone come cerniera delle due parti dell’edificio: il nuovo cuore del Centro è inteso ad accogliere le persone in un abbraccio, cordiale e protettivo, come quello che regalava il
Beato Carlo Gnocchi col suo dolce sorriso.

Leonardo Servadio

 

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