Chiesa Madonna delle Grazie a Palagianello (Taranto)Le pareti delle Gravine

Le pareti delle gravine

Bianco è l’agglomerato di case che si arrampicano sulle pendici del colle. Bianche le pareti che si stagliano nette ai diversi
livelli della salita: quasi somma di verticalità composta con pazienza nei secoli. L’abitato appare inserito sulla roccia con
grazia ma anche con forza, nella assolata campagna pugliese. E la chiesa emerge, concepita da Lorenzo D’Onghia, quasi
come un parto naturale del paesaggio.

Terra delle Gravine si chiama la campagna che si estende da Grottaglie sino a Ginosa, in provincia di Taranto. E le gravine sono crepacci scavati dall’acqua nella roccia calcarea: tagli aspri aperti nel suolo. E’ in questa zona che sono state scolpite le chiese rupestri. E qui sorge Palagianello "con le sue chiese scavate nella calcarenite…. documentazione storico-archeologica ed artistica di un nucleo demico con una economia a prevalenza agricolo-pastorale ben organizzato fin dall’alto medioevo" (Puglia Rurale – Bari 2001). Per nuovo edificio di culto, il progettista ha scelto un disegno intimamente legato alla storia delle comunità e dei luoghi, traendo suggestione anche da due edifici di culto che
appartengono alla storia dell’architettura delle chiese postconciliari: quella di La Martella di Ludovico Quaroni e quella di Riola di Vergato progettata da Alvar Aalto.
La nuova chiesa domina il villaggio, dalla piazza più alta del sito. Il suo campanile completa il sommarsi di masse edificate adagiate sul colle. Nel corpo di fabbrica si fondono eminenzialità e connessione con l’intorno. La facciata si presenta rettangolare: come la semplice geometria delle pareti allineate lungo le strade dell’abitato, uguale a queste nel biancore. Ma diversa nell’imponenza evidenziata dal simbolico traliccio metallico colorato d’un azzurro intenso, che rimanda alle profondità del cielo e del mare, che s’innesta disegnando il profilo di una copertura "a capanna", che diventa portale le
cui radici si confondono nella muratura e affondano nel suolo. Un simbolo forte, in dialogo con l’assieme di setti verticali che costituiscono il campanile elevantesi al lato, ma staccato dalla chiesa, e con la croce che segna il culmine della progressione della copertura.

La chiesa e l’abitato, il campanile emerge tra le case.
L’incrocio di strade dominato dalla facciata.

Oltre che dal campanile e dal portale, l’edificio è caratterizzato da un altro elemento aereo, che sopravanza in altezza il resto: una torre crocifera costruita anch’essa di setti appaiati. Questa si pone in tensione dialettica con il portale, come a chiamare a sé l’ascendere graduale dei livelli di copertura: una copertura a gradoni che riecheggia le forme dei torrini
delle scalinate presenti sui lastrici della tipologia residenziale locale di origine medievale. La sensazione di progressione è accentuata dal fatto che i gradoni si vanno restringendo con il crescere dell’altezza.
E le prese di luce che si alzano al di sopra dei gradoni, memoria evidente dell’impostazione aaltiana, di restringono proporzionalmente sino a giungere al cupolotto che sovrasta l’altare. La piazza sagrato che precede la chiesa è luogo di
confluenza di cinque strade. Il convergere di percorsi davanti al luogo di culto, fa sì che la sua presenza diventi elemento ordinatore del tessuto urbano: luogo captatore delle direzionalità terrene per riorientarle in un afflato di cielo.

Chiesa della Madonna delle Grazie a Palagianello (TA)

Committente: Don N. Schena, Parroco Palagianello
Progetto e d.l.: Arch. Lorenzo D’Onghia, Palagianello (TA)
Opere artistiche: Prof. Richard Antohi, Roma
Mosaici e vetrate: Domus Dei Srl, Cecchina di Albano Laziale (RM)
Calcoli strutture: Ing.V. A. Ferrorelli, Bitetto (BA)
Impianti elett.: Ing. C.D. Putignano, Palagianello
Arredo: Genuflex Srl, Maser (TV)
Marmi: Diquemarmi Sud Srl, Gravina (BA)
Infissi e coperture: Gargano Metalmeccanica, Castellaneta (TA)
Diffusione sonora: Audiopool di A. Del Giudice, Taranto

La composizione esterna di masse e piani orizzontali e verticali corrisponde immediatamente all’ambiente interno dell’aula, che resta scandito da un identico ritmo. La pianta a trapezio allungato è variamente articolata dalla pluralità di scatti di superfici, di angolature, di aperture che si presentano. Si costituisce una fuga prospettica verso l’altare che
pur nell’immediatezza visiva risente dell’articolazione dell’involucro murario. Il prof. Richard Antohi ha ideato d’intesa col parroco, Don Nunzio Schena e col progettista tutti i luoghi liturgici e le opere artistiche. L’altare è costituito da un sovrapporsi di lastre, ognuna diversa per spessore e larghezza. Lo spazio liturgico è completato dai mosaici e dalle
vetrate istoriate.A sinistra in facciata splende l’Accoglienza che Marta e Maria fanno a Gesù, a destra la vetrata angolata costituita da 6 pannelli e alta 7 metri, che illustra la Parabola del Figliol Prodigo. La stessa facciata è decorata anche da 5 vetrate quadrate con i volti di santi venerati anticamente nelle chiese rupestri: Pietro, Andrea, Nicola, Lucia, Vito. Altre 5
vetrate raffigurano i santi del nostro tempo: Giovanni XXIII, P. Pio, Pier Giorgio Frassati, Gianna Beretta
Molla, Madre Teresa di Calcutta.

Il portale, struttura metallica radicata al suolo, apposta
sull’edificio con funzione di simbolo.
Lo spazio tra la chiesa e il campanile. L’aula è situata
tra la canonica e le opere parrocchiali.

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