MODERNO RISPETTANDO L’ANTICO

Una villa dell’800 torna a vivere dopo molti anni di abbandono.

Il progetto della ristrutturazione parte da una sfida: rendere moderna l’articolazione degli spazi salvando sia le strutture portanti sia le aperture preesistenti.

Progetto Monica Unger, architetto
Servizio di Azzurra Lorenzetto, designer
Foto di Lorenzo Carone

La costruzione, da dove si domina tutto il golfo di Chiavari, sorge su un pendio a balze solcato da una lunga scalinata che collega la villa al paese medioevale di Castiglione. La villa ottocentesca era rimasta abbandonata per circa sessant’anni e c’erano solo rovine. I glicini avevano scardinato le pietre, i rovi avevano fatto il resto e la casa era scomparsa. Ma c’era un vincolo di volumetria e di aspetto esterno: su questo diritto a ricostruire è stata impostata la sua rinascita.

Nel restauro della villa parzialmente crollata gli spazi interni
sono stati ripensati più liberi e molto scenografici.

La cisterna per irrigare è stata trasformata dall’architetto Monica Unger in una piscina. Realizzazione, Sani Pool; poltroncine, Coin Casa; tappeto multicolore, Ikea.

Negli interni mobili anni ‘40 e ‘50

La cucina a giorno molto squadrata ed essenziale, color bianco attenuato come le pareti, Veneta Cucine. Lampade a sospensione “Romeo” di Philippe Starck, Flos. Tavolo su disegno realizzato da Restaurando, ai lati due serie di sedie nordiche del Dopoguerra.

QUALITÀ DELL’INTERVENTO

Centralità del progetto: è stata rispettata la parte strutturale creando all’interno spazi aperti e sforamenti scenografici tra la mansarda e il piano inferiore. All’interno è arredata quasi totalmente, esclusi i bagni e la cucina, con mobili degli anni ‘40 e ‘50 provenienti da paesi scandinavi.

Innovazione: l’energia è fornita dall’utilizzo di pannelli solari.
Uso dei materiali: le pietre con cui sono stati costruiti i muri, in origine intonacate, sono state grattate e messe in vista.
Nuove tecnologie: i vetri alle finestre sono stati sostituiti con vetrocamere. All’interno vi è un gas inerte per aumentare l’isolamento termico.

BIOGRAFIA

MONIKA UNGER, architetto

Nata a Varsavia, si trasferisce a Bruxelles e si laurea in Architet-tura presso “La Cambre”, l’Istituto Superiore di Architettura e Arti Visive, fondato da uno degli eredi del Bauhaus, l’architetto Henry Van De Velde. Si sposta a Cambridge (USA) per seguire il corso di Environmental Design presso il MIT. Si trasferisce in Italia e nel 1983 inizia un’attività di consulenza per la Divisione di Corporate Image di Olivetti. Nel 1994 fonda a Milano lo studio “Creative Communications” dove attualmente opera.

Divano, Cristian. Tavolino in legno, Restaurando. Le due poltroncine ricoperte con tessuto scuro con piedi e braccioli in teak, sono danesi degli anni ‘50. Quelle in primo piano con seduta e schienale in cuoio sono invece svedesi degli anni ‘40. Antica sedia tradizionale svedese di impostazione ancora gotica, che ricorda le sedie a gambe divaricate dello stile alpino tirolese.

In Edicola

Sui criteri del restauro ricostruttivo l’architetto Monika Unger ha detto: ”Ho cercato prima di tutto di salvare quello che c’era; anche perché la costruzione era vincolata come volumetria. Sono rimaste com’erano sia le scale sia le aperture, e avrei voluto lasciare in vista le pietre con cui era stata costruita anche all’esterno, ma mi è stato vietato dalle leggi regionali. Solo per le camere da letto si sono mantenuti gli spazi chiusi originari, ed è qui che il sapore contadino dell’antica villa riprende il sopravvento. I mobili anni ‘50 prendono l’aspetto di sopravvivenze di vita vissuta.

Mobile e tavolino danese anni ‘50; sedie italiane anni ‘40; tappeto, Warli. Nelle immagini piccole: in alto un buffet nordico anni ‘50. In camera, letto su misura, Unionfor; abat – jour “Costanzina”, Luceplan; spot, Vange; panca su disegno, Restaurando; poltroncina danese anni ‘50. Nel bagno, vasca e doccia Antonio Lupi, lavabo e mobili, Moab 80.

All’interno ho cercato di ottenere un’articolazione dello spazio non troppo chiusa: la parte mansardata è aperta verso il piano inferiore e nelle due zone living ho privilegiato l’open space. Al piano terra vi è uno spazio a forma di L dove ho costruito un camino incamerando un pilastro strutturale mentre è stato lasciato aperto lo spazio della cucina completamente a vista.”

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