Nei pressi della Stazione Centrale di Milano, messo in ombra dalla modernità e altezza degli edifici che lo attorniano, è ancora possibile riconoscere un poco di quello che fu un edificio del tardo Quattrocento, situato allora in aperta campagna in quella Milano rinascimentale dei Leonardo, Bramante e Filarete; ma anche di quelle famiglie che potevano permettersi la costruzione di una casa di villeggiatura avvalendosi del loro contributo.
Ed è infatti nel 1498, in clima sforzesco, che i Pozzobonelli, sulla loro proprietà, decidono di erigere una villa alla quale affiancano un oratorio, collegato a essa tramite un porticato a dieci arcate, con tre absidi, un tamburo ottagonale e un lanternino.
Ma è il 1898 quando l’apertura della nuova via Andrea Doria, prevista dal nuovo piano regolatore, porta alla demolizione di tutto l’antico edificio rustico, salvandosi dalla distruzione solo la cappella e quattro arcate.Lo stile rimanda all’architettura della scuola bramantesca e alcuni studiosi hanno attribuito la sua costruzione allo stesso Bramante.
Sotto il portico sono presenti delle decorazioni a graffito che hanno rappresentato per l’architetto Luca Beltrami, a fine Ottocento, un riferimento documentale fondamentale su cui basare la sua celebre opera di restauro del Castello Sforzesco e in particolare della ricostruzione della monumentale Torre del Filarete (1905) che le cronache ci dicono venne distrutta nel 1521 e che queste decorazioni raffigurano come era al tramonto del XV secolo.
La storia della Cascina Pozzobonella è stata quella di un edificio che da lacerto architettonico, come tanti ve ne sono ancora oggi, divenne l’ispirazione involontaria che fece risorgere un monumentosimbolo di Milano, il Castello, decaduto e in odore di demolizione, facendolo diventare un testimone di quella cultura storica che una volta tanto prevalse sulla logica dell’abbattimento tipica di quell’epoca, rendendolo nel tempo, per i milanesi e non, uno scrigno d’arte e cultura.
