Quando si pensa all’architettura, si pensa ad un’arte abitata, con un corpo umano che si muove al suo interno e l’architettura che si adatta ad esso. Nella mia ricerca uso la fotografia come arte, specificamente la fotografia del corpo umano. Il contesto architettonico, nel caso che presento, è antico con forme tondeggianti che si adattano alla forma del corpo. Sono al tempo stesso architetto e fotografo, quindi, quando fotografo il corpo umano, penso alla sua architettura e quando penso all’architettura dello spazio, la penso in funzione della presenza umana, sia statica che in movimento. La luce è un elemento essenziale nei due casi. Il corpo si muove nello spazio e la luce mostra la sua forma architettonica.
Si tratta sempre dell’architettura del corpoe, allo stesso tempo, del corpo dell’architettura. La fotografia si avvale della luce naturale o artificiale, per esaltare simultaneamente l’architettura e la figura umana. Il fotografo si avvale delle diverse condizioni di illuminamento per mostrare al tempo stesso la sensualità del corpo e dello spazio. Le immagini che seguono sono state riprese nella mia antica casa costituita da volte, muri di grande spessore e piccole aperture che restituiscono fasci di luce concentrata.
Questo contesto architettonico contribuisce ad esaltare un effetto di intimità alla figura ed allo spazio interno. I miei modelli, anch’essi architetti, si sono sentiti parte integrante di questa architettura, fino a diventare un unicumcon essa. Si stabilisce in tal modo una relazione dinamica tra le forme del corpo e quelle dell’architettura che ci fa sentire lo spazio attraverso la luce. L’architettura assume la forma del corpo e diventa spazio umano.
Questo è il mio modo di vivere l’architettura: anche in assenza della figura umana al suo interno, essa è comunque parte integrante dello spazio, e si percepisce nel volume e nella luce: in contrasto con il volume (chiaro-scuro) o, viceversa, che sparisce in esso (luce diffusa).
Il corpo umano e l’architettura hanno entrambi una forma scultorea. L’architetto si immagina dentro lo spazio che costruisce e si muove al suo interno come per dargli vita. Il fotografo si muove nello spazio e lo fa vivere col suo sguardo. In entrambi i casi si ha bisogno di sensibilità visiva, in tal modo il fotografo e l’architetto diventano uno e così pure la presenza umana e l’architettura.
Come architetto e come fotografo, vivo di questa filosofia: c’è l’architetto nelle mie fotografie c’è il fotografo nella mia architettura tutt’uno nella ricerca della luce …
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