Avite pietre d’Etruria


PROGETTO DI RECUPERO: DAL SACRO AL PROFANO

Servizio di: Giulio Proli, architetto
Testo di: Leonardo Servadio

Uno di quei luoghi privilegiati, dove la stratificazione delle epoche ha generato l’incanto della sintesi tra le età che l’umano ha attraversato.
Il sito è a 400 metri sul livello del mare, e il clima è temperato e gradevole: mai raggelato d’inverno, mai soffocato dall’afa in estate, e il declivio del terreno terrazzato ne fa un belvedere naturale verso le vicine colline dell’etruria toscana e verso Cortona (che si trova a circa 4 chilometri).
I suoi muri di pietra sono stati eretti a partire dall’XI secolo per la chiesetta di San Cristofano e la sua canonica, ma poi si sono ampliati nel tempo pur conservando un forte senso di unitarietà, con l’aggiunta di altri ambienti dalla funzione
abitativa e rurale.
La ristrutturazione ne ha preservato il carattere architettonico, pur aggiungendovi un tocco di modernità all’interno secondo i criteri della bioedilizia , nel rispetto della tutela del patrimonio storico.
La chiesa di San Cristofano fu costruita al fine di consentire a chi lavorava nei campi di assistere alle funzioni liturgiche senza spostarsi troppo dal luogo di vita: dipendeva dalla pieve di Sant’Eusebio, che si trova lungo la strada statale 71.

Biografia

LO STUDIO TECNICO POGGIONI-TOBIA
Titolari: Arch. Silvia Poggioni, Ing. Marco Aurelio
Tobia. Collaboratori (da sin., in prima fila): Arch.
Stefano Bistarelli, Ing. Laura Polezzi, Designer Lisa
Nofri. Lo Studio nasce alla fine degli anni Novanta
quando Silvia Poggioni e Marco Aurelio Tobia decidono
di unire passioni giovanili ed esperienze professionali
per creare una struttura che negli anni si è specializzata nelle ristrutturazioni, sia civili che industriali, e nella progettazione architettonica e strutturale.

Nell’ultimo anno l’Arch. Bistarelli prosegue in maniera autonoma il percorso professionale nel tentativo di sperimentare nuove forme di interazione architettonica e di orizzonti comunicativi in cui essere umano e ambiente interagiscano in modo armonico al centro del progetto.

1. L’edificio abbarbicato sul declivio: il lato ovest.
Si nota come i muri in pieta siano stati stuccati.
2. II lato sud, che dà verso la valle: vi si distinguono i tre
livelli dell’edificio.
3. Dall’alto: l’accesso a quella che era la stalla; la parte del tetto crollata; vista sud a inizio lavori; il rifacimento della scala esterna; rifacimento del tetto.

Al momento del restauro l’edificio era disabitato da una
quindicina di anni e presentava lesioni e distacchi nelle
principali murature; il tetto era ceduto in una porzione
del lato nord.
L’aula di quella che era la chiesa si trova nella parte più
alta del complesso edificato, ha pianta rettangolare di
5 x 4m e struttura del tetto in capriate lignee.
I muri di tutto il complesso sono in pietra serena e nella
facciata ovest, quella dell’ingresso, presentano conci
ben squadrati mentre sugli altri lati la pietra è solo sbozzata.
Le pavimentazioni, in pietra nella parte bassa e in cotto
ai livelli superiori, erano in discreto stato di conservazione; alcuni elementi lignei, quali gli infissi esterni e la scala interna, erano gravemente danneggiati e irrecuperabili.
Lo scempiato del primo e del secondo piano è stato
recuperato completamente in cannicciato di canne lacustri.
L’architettura originale è rimasta pressoché inalterata,
anche se sono state adottate tutte le misure
necessarie per renderla sicura sotto il profilo statico e
più efficiente sotto il profilo energetico.
Al fine di garantire la sicurezza del fabbricato, alle fondazioni esistenti è stato affiancato un doppio cordolo
armato.
Il tetto è stato rifatto nelle parti che sono crollate;
sono state rifatte completamente anche la scala di
accesso esterna al primo piano e la scala interna.
Sono state realizzate nuove aperture nelle pareti così
da facilitare gli accessi a tutti i livelli dell’edificio.
Sono state apportate modifiche nella distribuzione interna, peraltro realizzate in modo tale da non comportare incrementi o variazioni sostanziali nella distribuzione dei carichi sui solai.
I servizi igienici erano inesistenti: sono stati quindi realizzati
ex novo. Le pavimentazioni in cotto esistenti sono
state mantenute e restaurate ove possibile, altrimenti
sostituite sempre con elementi in cotto (tranne che nei
servizi igienici).

Il sistema di riscaldamento è stato risolto con il collocamento di stufe a legna e con un impianto a gas. Per lo smaltimento delle acque reflue è stato realizzato un impianto di fitodepurazione.
Gli infissi sono stati sostituiti con elementi nuovi ma identici a quelli esistenti.
Le travi lignee sono state conservate, restaurate e consolidate ovunque possibile ed è stato recuperato l’incannicciato
che, oltre a essere un ottimo isolante, resta come testimonianza di un sistema costruttivo antico e consolidato.
Le pareti esterne sono state stuccate, le superfici verticali interne totalmente rifatte con intonaco di grassello di calce.

4. Planimetria della zona; il
declivio digrada verso sudsudovest.
5. Le piante: del piano terra, dove sono ricavate le zone giorno; del primo piano, dove nell’ambiente che era chiesa è posta la camera da letto principale; e del secondo piano.
6. I prospetti nordovest e sudest.
7. Fotografia da nord est: il terrazzo e la vista verso la valle.

8. Vista del lato sud, verso valle, post – ristrutturazione:
si notano i nuovi infissi e le nuove aperture sotto il profilo di gronda: l’immagine esterna è identica a quella
pre-ristrutturazione.
9. Gli incannicciati restaurati al primo e secondo livello; il soffitto del tetto al terzo livello.

 

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