Piramide tra pietre


IL PROGETTO DI RECUPERO: NELLA CITTÀ DELLE CENTO TORRI

Servizio di: Giulio Proli, architetto
Testi di: Loredana Santandrea

La città delle cento torri: il nome nasconde una storia complessa e ricca. Cento torri, perché le numerose famiglie di potere nel Medioevo competevano tra loro nella conquista dell’altezza, nella preminenza sulla città per il tramite dell’architettura.
Ed erano (oggi ne restano solo lacerti) in pietra: il travertino grigio tipico della zona, presente ancora in tanti edifici storici, dalla cattedrale alle facciate antiche, ai vicoli (le “rue”) a, soprattutto, la nota Piazza del Popolo, chiusa su tre lati da palazzi storici e sul restante lato dal fianco della basilica: la continuità del rivestimento in pietra e il senso di chiusura derivante dalle facciate e dai portici ne fanno un luogo di pubblica intimità: l’anima antica di Ascoli, sempre rinnovata perché è qui che si passeggia la sera, qui che ci si dà appuntamento, qui che la città ritorna paese e si riconosce
nella propria storia.
Una storia che resta impressa nelle pietre che caratterizzano tutto il nucleo storico e lo rendono forte, austero, ma allo stesso tempo familiare nelle ridotte dimensioni dei camminamenti e delle strade.
Un nucleo storico che si stacca decisamente dalla città nuova, dilatata nelle periferie industriali, commerciali e dello stadio.
Ascoli è città di ineguagliabile intimità, anche grazie alla situazione orografica: per quanto la valle si allarghi, il corso del Tronto che fende dall’alto gli Appennini qui si mantiene infossato e non privo di turbolenza.
In questo panorama ancora montano – per quanto il mare non sia poi così lontano – la piazza centrale, luogo protetto, brulicante di un’umanità viva. Da qui devono partire i percorsi turistici per riscoprire una città medievale la cui vocazione storico – artistica attende ancora di essere valorizzata.

1. L’ingresso del palazzo ristrutturato in hotel si presenta come il fornice di una tipica “rua”.
2. La hall che si ricollega al “giardino d’inverno”.
3. Vista esterna dell’hotel “Residenza 100 Torri”: la torretta rievoca il volto della città medievale ricca di edifici elevati in altezza.

4. Il locale ricavato dalle ex scuderie, la parte più antica del complesso edificio, con i soffitti a volta, con lo scrittoio
che è cimelio di famiglia; da qui, sotto l’arco in travertino si accede alla zona relax con soffitti retti da travi di rovere,
pavimenti in cotto fatto a mano, divani e poltrone in velluto giallo oro e verde e pareti con dipinti di Luciano Ascolani.
5. Il giardino d’inverno, coperto con vetrata a piramide: sulla destra si nota la vasca in marmo di inizi ‘900.

6. Una delle tre suite, quella denominata Le Bifore, caratterizzata dalle due finestre dell’antico palazzo duecentesco,
con pavimento a scacchiera in travertino.
7. Una camera da letto nel sottotetto, con pavimento e struttura di copertura in legno a vista.
8. La saletta da tè, in rosso pompeiano, con la collezione di ceramiche ascolane.
9. La suite “100 Torri”, su due livelli: al piano inferiore si nota lo scrittoio a lira del Seicento e un divano letto in ferro
battuto; la scala conduce al soppalco dalla cui ampia vetrata si guarda sul vecchio convento degli Agostiniani (oggi centro polifunzionale di arte moderna). (La terza suite, denominata “Filanda”, sta nell’ambiente un tempo riservato alla filatura ed è dotata di salotto con vista sui tetti della città storica.
10. Una camera da letto, con arredi in ferro battuto e pavimento in legno.

E nulla di meglio, come punto di partenza per la riscoperta di tale vocazione, di un antico palazzo che presenta all’esterno le caratteristiche proprie e originarie del “tipo” architettonico piceno: i muri in pietra a vista.
La ristrutturazione di un’antica scuderia, unita con un più recente edificio che era officina, è stata operata con tattica attenta e con tatto storico, così che il sapore delle epoche si fondesse entro un complesso che riassumesse le tante stagioni conosciute dal capoluogo del Piceno.
Ed è nato un albergo, che accosta il comfort della contemporaneità al fascino del passato, nel cuore del nucleo storico ascolano. Nella parte settecentesca dell’edificio, oggi, al posto delle scuderie si apre una raccolta hall con soffitto voltato: al centro campeggia uno scrittoio ottocentesco, frutto di un’accurata opera conservativa completata con arredo d&#82
17;epoca. Più avanti si entra in uno spazio che riassume la filosofia dell’intervento: un “giardino d’inverno”, ambiente dominato da un’eterea luminosità che si diffonde dalla vitrea piramide trasparente che lo copre, permettendo al cielo di invadere gli interni. Il pavimento in cotto fatto a mano, le cornici delle porte definite da archi ribassati dal sapore “liberty”, i tavoli in vetro su strutture di sostegno dal disegno “rétro” e, soprattutto, le piante che aggiungono un tocco di esoticità. È luogo di incontro: tra esterno e interno, tra la specificità del luogo e la globalità del mondo contemporaneo.
L’ospitalità trova il suo culmine nei locali per la notte, ricchi di richiami storici: le Bifore, la Filanda…

 

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