Arte, architettura e liturgia, dibattito a Venezia


In occasione della 11a Biennale di Architettura di Venezia, e come evento a questa collaterale, nel Museo Diocesano si è svolto il 6° Convegno internazionale promosso dal Servizio Nazionale Edilizia di Culto e dall’Ufficio Beni Culturali della Conferenza Episcopale Italiana, e dall’Ufficio Beni Culturali del Patriarcato.

L’argomento: l’arte, l’architettura e la liturgia in Europa.
Più di 170 i partecipanti, tra cui numerosi gli architetti giovani che hanno seguito o stanno seguendo i Master attivati in molte sedi universitarie italiane.
Presenti, i due Direttori degli Uffici CEI, don Giuseppe Russo e don Stefano Russo, con don Gian Matteo Caputo del Patriarcato veneziano. Introducendo i lavori, don Giuseppe Russo ha evidenziato come si richieda di rispondere
alle sfide del nostro tempo, preparando i futuri progettisti, nel rispetto dei ruoli e delle professionalità.
Ha anche fatto notare come questo Convegno abbia ormai una sua storia e una partecipazione che dimostra l’affezione di molti. Primo a prendere la parola è stato il Vice Presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, l’abate benedettino Michael John Zielinski che ha proposto una sua maniera di intendere l’architettura contemporanea, esemplificando con opere di Richard Meier (la chiesa di Tor Tre Teste), di Renzo Piano (San Pio a San Giovanni Rotondo), di Massimiliano Fuksas (nuova chiesa di Foligno) e di Mario Botta. Ricca di documentazione
e di spunti estetico-teologici, è seguita la relazione di Barbara Schock Werner sulla vetrata di Gerhard Richter per il Duomo di Colonia: è arte astratta ma non secolarista, perché luce e colore fanno parte della Creazione, e tutta la grande arte astratta conduce alla contemplazione del Mistero.

Due immagini del complesso parrocchiale di San Francesco a Steyr (Austria), progetto Studio Riepl e Riepl,
presentata nel corso del Convegno veneziano.
In alto: prospetto laterale; in basso: vista notturna verso il battistero.

Sull’architettura di chiese nel Nord Europa ha relazionato l’Arch. Wolfgang Jean Stock che ha fatto notare la forte influenza del Luteranesimo che è ovunque, tranne che adesso in Svezia, Chiesa di Stato. Ha preso in considerazione dieci edifici di tre periodi: precedente e successivo alla Prima Guerra Mondiale, e contemporaneo.
I primi due sono caratterizzati da un forte collegamento con la tradizione locale, il terzo si apre al razionalismo con espressioni differenziate. Tutti interessanti e comprendenti opere danesi, norvegesi, svedesi e finlandesi, senza dimenticare Alvar Aalto: nella diocesi di Bologna c’è una sua chiesa, voluta dal cardinal Lercaro. Nel pomeriggio, la visita alla Biennale è stata presentata non dal direttore, Aaron Betsky ma da un suo assistente, l’Arch. Francesco Delogu: questi ha spiegato che la genesi dell’11a Biennale sta nell’intento di porre il problema di cosa c’è al di là dell’architettura.
Oggi, ha concluso, a cose fatte si è tornati all’idea che scopo dell’architettura è l’edificio.
La terza sessione si è aperta con un’ampia relazione dell’Arch. Marcus Nitschke, della Chiesa evangelica e operante per il dialogo. Tema: le nuove chiese in Polonia.
Circa tremila. Molti i Santuari che favoriscono i pellegrinaggi, molte le grandi chiese che preferiscono uno stile che noi diremmo trionfalistico ma che esprime la realtà della Chiesa polacca che ha combattuto, e vinto, il regime comunista. Si è quindi ascoltata, a cura di don Caputo, l’intervista videoregistrata al Patriarca di Venezia, Card. Angelo Scola, che ha insistito sulla relazione tra la Chiesa di pietre spirituali e la chiesa edificio dove il soggetto cristiano si riunisce.
Notevole l’intervento seguente, sugli spazi temporaneamente usati per grandi assemblee (quali uno stadio o un grande prato) con le installazioni necessarie.
Lo ha svolto l’Arch. Esteban Fernandez Cobiàn. È molto coinvolgente la relazione che la storica dell’arte maiorchina Mercè Gambus Saiz ha tenuto sulla cappella del SS. Sacramento della Cattedrale di Palma di Maiorca. Un grande luogo medievale che ha visto un intervento di pittura contemporanea a opera di Miquel Barcelò.
L’ultima sessione ha visto tre interventi. Il primo sul complesso parrocchiale di San Francesco a Steyr, in Austria. Lo ha svolto l’Arch. Peter Riepl; il secondo di Eduardo Delgado Orusco sulle chiese, dagli anni ’40 agli anni ’70, di Miguel Fisac; il terzo del Prof. Francesco Tedeschi sul rapporto con l’arte contemporanea da parte di chiese antiche e nuove.
A conclusione, don Giuseppe Russo ha riassunto i temi trattati ricordando l’importanza dell’edificio chiesa che rinvia al trascendente. E all’uomo, quindi all’antropologia teologica e all’escatologia. Con questo non si vuol dire che l’architetto di chiese debba essere un cristiano, ma che sia capace di comprendere e di coinvolgersi con quanto di più importante avviene nella chiesa: l’azione liturgica. Quindi: chiese non per stupire, non autoreferenziali, ma costruite per risolvere i
problemi di una comunità riunita come Chiesa.
Un convegno importante e suggestivo, che forse avrebbe richiesto maggiore spazio per il dibattito tra relatori e pubblico.

Fra’ Giacomo Grasso, O.P.

 

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