IL NUOVO E L’ANTICO

Circa 125 tra architetti, liturgisti, religiosi e laici di diversa provenienza hanno preso parte a Washington, il 30 aprile e 1° maggio 2010, al convegno dal titolo A living presence, Extending and Transforming the Tradition of the Catholic Sacred Architecture.
Organizzato dalla Catholic University of America (CUA), il convegno è quanto mai attuale e indica come non solo in Europa, ma anche oltre oceano, ci si stia interrogando su quale sia il “disegno” capace di rendere riconoscibile e allo stesso tempo ospitale e appropriata la chiesa dei nostri giorni.
Nell’introdurre il dibattito, Michael Patrick ha puntualizzato che “Il convegno si prefigge di seguire l’appello lanciato da Sua Santità Benedetto XVI: che, così come accade con la liturgia, anche l’arte e l’architettura delle chiese nasca in modo organico dalla tradizione.”
In un certo senso riprendendo un tema che da tempo stiamo trattando su queste pagine col dibattito sulle due cattedrali di Houston e di Oakland (v. servizio alle pagg. 52-53) anche il Convegno di Washington ha voluto mettere a confronto due modi giustapposti di progettare: quello che propende nella riproposizione della tradizione e quello che propende al radicamento nell’attualità.
Duncan Stroik, docente alla School of Architecture della University of Notre Dame, nonché illustre esponente per la prima delle citate correnti di pensiero, in un certo senso giustificando il suo modo di operare ha puntualizzato: “L’architettura non mira a produrre copie, ma a generare figli… Gli architetti dovrebbero imparare dagli esempi del passato.” Stroik ha sostenuto che alcuni elementi caratterizzanti i disegni delle chiese antiche – pianta cruciforme, campanili e cupole per esempio – possono essere tuttora inseriti nelle architetture contemporanee.
Mentre S.Em. il Card. Justin Rigali, Arcivescovo di Filadelfia, nella sua prolusione ha voluto sottolineare che “La Chiesa non ha compiuto alcuna scelta di carattere stilistico.” La riflessione del prelato si è incentrata su tre punti: la Sacra Scrittura testimonia che il ruolo e la missione degli architetti e degli artisti deriva dalla natura stessa del progetto divino: “Anche se la loro opera è contemporaneamente scienza e arte, resta anzitutto una missione. Un secondo punto qualificante è che, così come già affermato in sede di Concilio Vaticano II, anche Benedetto XVI evidenzia che l’opera architettonica e artistica deve avvenire in dialogo con la Chiesa. Infine, fondandosi sui precedenti principi, l’opera segue il cammino della bellezza, che “è quel che ci cambia. Ogni cosa che sia collegata all’Eucaristia dovrebbe essere veramente bella.2 Molti relatori hanno insistito sul tema “chiesa, uguale visione anticipata del mondo spirituale”.
Così Randy Ott, Rettore della Scuola di Architettura della CUA (“…una finestra che ci ricorda che c’è qualcosa fuori dalla città…”) e Denis McNamara, Vicedirettore dell’Istituto Liturgico dell’Università di St. Mary di Mundelen (Illinois) (“…arte e architettura ci permettono di percepire l’invisibile…”). Dopo la presentazione della nuova cattedrale di Oakland a cura di Craig Hartman, è seguito un dibattito su come continuare la tradizione nell’epoca contemporanea.Antica Fornace di Terrecotte

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