SORRISO SOLARE DEL MEDITERRANEO

Sorge accanto al vecchio fortino, sull’estremo lembo italiano nel Mediterraneo, più vicina all’Africa che all’Europa. E annuncia il verbo con volumi consoni al genius loci, che all’interno si rivelano tanto sdrammatizzanti quanto accoglienti, grazie al linguaggio della luce e alle composizioni plastiche.

Entrando nel porto di Pantelleria si è attratti da due edifici, l’uno accanto all’altro: il Castello medievale e la Chiesa Matrice, del Santissimo Salvatore, inaugurata nel dicembre del 2011. Antico e moderno convivono, frutto di un intenso scambio tra i due progettisti, architetti Gabriella Giuntoli e Antonella D’Orso, e i Vescovi di Mazara del Vallo, S.E. Emanuele Catarinicchia, S.E. Calogero La Piana e S.E. Domenico Mogavero, succedutisi durante il decennio di lavorazione.
Il nuovo edificio si è innestato sulla vecchia struttura, mutandola significativamente. E questo, già alla presentazione del plastico, portò a un acceso dibattito tra gli abitanti dell’isola, affezionati alla chiesa a tre navate progettata negli anni ’50 da Errico Del Debbio, architetto illustre del secolo scorso.Peculiarità del nuovo edificio è la centralità espressa all’esterno dal campanile e all’interno dall’altare. D’intesa con la Diocesi, le progettiste hanno abbandonato l’impianto processionale per favorire il dialogo e l’accoglienza, e hanno posto due sagrati che sono luogo di incontro per i fedeli e per tutti i panteschi e sono il raccordo tra lungomare e P.zza Cavour, ove prospetta il municipio.
I muri esterni sono pitturati di un celeste simile al cielo del tramonto. Se l’ingresso principale del vecchio edificio era verso il mare, quello attuale è laterale, per preservare il portone in acciaio corten dal salamastro e dalle forti raffiche di maestrale e tramontana cui l’isola è esposta in inverno. Vi sono altri due ingressi, e tutte le porte sono dello scultore Ernesto Lamagna, che ha incastonato su quella principale due angeli sospesi (memoria del “satiro danzante” di Mazara) e ha inserito sulle altre due elementi consueti al sito come il grappolo d’uva e la conchiglia.
Dello stesso artista partenopeo sono anche le sculture all’interno: il crocefisso in bronzo sull’altare, Giovanni Battista e Gesù nel giardino dell’Eden, l’angelo e l’aquila sospesi a destra dell’altare e il tabernacolo dorato posto tra giardino dell’Eden, angolo suggestivo della chiesa, e la cappella feriale, accanto alla quale sta il battistero.Il giardino dell’Eden, riferisce la Giuntoli “vuol essere un omaggio a uno degli elementi della cultura pantesca: nel giardino c’è un ulivo, simbolo di pace, accanto al fonte la cui forma è ispirata alla tradizione paleocristiana.”
Vi sono altre opere storiche come il crocefisso ligneo del XVII sec., restaurato, le formelle in bronzo della Via Crucis, di Errico Del Debbio ereditate dalla vecchia Matrice, e il quadro della Madonna della Margana del XIII sec..
Don Salvatore Cipri, già responsabile diocesano del Servizio per l’Edilizia di Culto, oggi parroco del SS. Salvatore, spiega che ci sono due quadri della Madonna della Margana: l’originale è esposto sei mesi l’anno, dall’ultima domenica di ottobre al 1 maggio, poi è sostituito da una copia e torna nella sua sede, la chiesetta settecentesca della Madonna della Margana, a due passi dall’aeroporto di Pantelleria.
La pavimentazione è in cotto “fatto a mano”, accanto al fonte è fatta di lastre in nero dell’Etna, sui sagrati sono stati posati mattoni in nerello di Sicilia.
Importante è il rivestimento in vetro dorato posato sulla struttura in legno lamellare della cupola. L’aspetto “arabeggiante” della Chiesa è stato criticato, perché visto come una deviazione dalla tradizione cattolica. Ma Pantelleria è zona di frontiera, al centro del Mediterraneo, e la chiesa è intesa per dialogare coi popoli vicini. Pochi varchi immettono luce indiretta e, grazie alla luce elettrica “i fori alle pareti – dice don Salvatore Cipri – nella notte rendono visibile la chiesa da lontano: come scrive Isaia (…i giusti splenderanno come stelle… Is. 25, 9) simboleggiano i Beati”. Così si esprime comunione con la Chiesa celeste.Progetto: Arch. Gabriella Giuntoli e Arch. Antonella D’Orso
Opere d’arte: Ernesto Lamagna
Costo della costruzione: 4.546.000 euro, (3.200.000 dalla CEI, il resto dagli Enti locali)
Foto: Sergio Goglia

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