Architettura e comunicazione

Tratto da:
Chiesa Oggi 46
Architettura e Comunicazione
Editoriale

ARCHITETTURA E COMUNICAZIONE, PORTA E PORTALE

Il testo del Messaggio del Santo Padre per la 35a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (27 maggio 2001) ci colpisce per la spigliata modernità con cui il Pontefice affronta il tema, richiamando a un uso consapevole e aggiornato di tutti i mezzi di comunicazione per l’evangelizzazione dei popoli. Ci colpisce per l’accento decisamente posto sull’importanza del tema “comunicazione”. Che vuol dire non chiudersi in un guscio, non limitarsi alle certezze date, note, nelle quali tranquillamente svolgiamo la nostra consuetudine. Il Papa richiama alla sfida del rinnovarsi, dell’intraprendere, del guardare con attivo ottimismo al futuro e ai mezzi che questo sembra volerci offrire. Ci colpisce, la parola di Giovanni Paolo II, perché quello della comunicazione è sempre stato un tema nel quale abbiamo creduto e continuiamo a credere.

Comunicare, in fondo, è il primo passo verso l’intendersi, il trovare una sintonia, l’entrare in simpatia, è l’inizio del cammino verso la comunione. Ci colpiscono, le parole del Papa, perché noi che lavoriamo coi mezzi di comunicazione ci sentiamo riconfortati nel vedere che dall’alto della Sua autorità, il successore di Pietro benedice l’opera di chi lavora con intenzioni oneste e buone in questo campo. E ci colpisce ancor più perché ci porta a interrogarci nuovamente sulla misura in cui l’architettura possa e debba essere anche comunicazione. Recentemente si è cominciato a porre l’accento sul fatto che l’architettura sia cultura: un fatto, questo, che nessuno metterebbe mai in dubbio per quel che attiene al passato (che cosa sarebbe la storia della cultura senza i grandi architetti, da Vitruvio a Leon Battista Alberti, da Brunelleschi a Bernini?), ma che oggi invece, a volte provoca sorpresa, a seguito del polverone sollevato nel corso del secolo passato da una produzione talvolta esibizionistica, talvolta eccessivamente sciatta e massificata, talvolta eccessivamente disordinata.

L’architettura è naturalmente parte sostanziale della cultura del tempo, nell’ordine e nel disordine. Il punto è che torni a essere un fattore propositivo, proteso verso il futuro pur tuttavia mantenendo un giusto equilibrio col passato, col bagaglio storico, con l’identità del luogo.Purché sia autenticamente comunicazione: non gridata ma dialogante. Lo abbiamo più volte sottolineato: l’architettura delle chiese, grazie alla densità di significato che in sé riassume, è massimamente indice e tramite di cultura, luogo privilegiato di proposte, ricchezza di testimonianza. E la nostra rivista, CHIESA OGGI architettura e comunicazione, dedicata alla documentazione e alla riflessione sull’architettura delle chiese, è il foro in cui l’architettura delle chiese diventa conoscenza diffusa, patrimonio comune, dialogo fecondo che aiuta nella comprensione del tema, nell’affinamento della sensibilità, nella formulazione di idee nuove e coerenti. Tutto questo assieme è il portato della comunicazione.

Oggi Internet è sulla bocca di tutti. E’ un poderoso strumento che favorisce il pensare assieme, il condividere idee e opinioni, lo scambiare informazioni. Anche CHIESA OGGI architettura e comunicazione è entrata nella “rete”: lo scopo è di rendere un servizio sempre più efficace a chi desidera conoscere l’architettura delle chiese, e a chi desidera esprimersi su di essa. Il tema scelto per questo numero di CHIESA OGGI architettura e comunicazione è “la porta”: il Grande Giubileo 2000 l’ha messo in evidenza con l’apertura e la chiusura della porta santa. La porta è luogo di passaggio, di transito, cioè propriamente di comunicazione. E’ qui che fanum e profanum si incontrano, è qui dove ci si trova in un atteggiamento di apertura, qui dove avviene l’accoglienza, qui dove ci si dispone verso “l’altro”. E il nostro impegno è che CHIESA OGGI architettura e comunicazione sia la porta (o il “portale”, per usare un termine che Internet non a caso ha mutuato dall’architettura) che permetta all’architettura delle chiese di assolvere in modo sempre più appropriato al suo alto compito.

Desideriamo attirare l’attenzione dei lettori sul servizio relativo al restauro della cattedrale di Noto. Un’opera singolare, che i progettisti si apprestano a compiere con impegno e con ingegno: si tratta di ricostruire un’architettura che venne eretta bellissima ma strutturalmente fragilissima, in modo tale che torni a essere bella ma anche solida e usando tecniche dell’epoca in cui la cattedrale venne edificata. La sorte della cupola e della copertura di questa cattedrale, splendore del barocco siciliano, offre spunto a varie riflessioni. La cattedrale venne costruita meravigliosa nelle forme, ma strutturalmente inadeguata: un bel vestito senza ossatura. Questa fu la ragione del crollo. Ecco il primo punto: anche oggi talvolta si bada di più alla forma che alla solidità e alla capacità di durare nel tempo: dovrebbe valere invece la regola che l’edificio sia anzitutto solido e duraturo e che a questa solidità si accompagni il valore estetico. Secondo punto: occorrerebbe studiare con attenzione gli edifici che la storia ci ha tramandato. Spesso testimonianze di grande valore, spessissimo mal conservati. E allora osiamo avanzare un suggerimento. Talvolta, in diverse occasioni, sentiamo filippiche contro le chiese nuove, generalmente considerate “brutte”. E se invece si cercasse di mobilitare chi nelle comunità parrocchiali è più sensibile e preparato all’argomento, al fine di compiere indagini sul patrimonio architettonico esistente nelle parrocchie, per poi renderne edotta tutta la comunità e, ove necessario, cercare di intervenire per prevenire, per conservare prima che si renda necessario un restauro, magari in condizioni di drammatica urgenza?

Architettura e arte sono eloquenti, parlano: bisogna saperle ascoltare. Sarebbe possibile condurre un percorso catechetico basandosi solo su opere d’arte e di architettura: si tratta di trovare, in ogni parrocchia, chi abbia la possibilità di studiare il patrimonio esistente e di valorizzarlo, oltre che sotto il profilo ar tistico, anche per il suo significato religioso, teologico, liturgico, ecc. per poi renderetutta la comunità partecipe. Sarebbe per ogni parrocchia una grande avventura alla scoperta del suo passato, che è anche il suo presente. Da questo genere di indagini possono sorgere le più diverse iniziative, anche tese alla adeguata conservazione. CHIESA OGGI architettura e comunicazione dispone di una rubrica “Fatti e non parole I tesori da salvare” intesa a segnalare oggetti che necessitano di interventi conservativi. Spetta alle comunità parrocchiali, ai singoli di buona volontà, individuare quali essi siano, e segnalarli. Insomma, nel caso dei beni storici architettonici vale il principio: prevenire, non restaurare.

Giuseppe Maria Jonghi Lavarini

Dal Messaggio del Santo Padre per la 35a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 24 gennaio 2001 “Predicatelo dai tetti: il Vangelo nell’Era della Comunicazione Globale” Il tema che ho scelto per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2001 riprende le parole di Gesù stesso. Non potrebbe essere altrimenti perché noi predichiamo Cristo soltanto. Ricordiamo le parole che rivolse ai suoi primi discepoli: <> (Mt 10, 27). Nel segreto del nostro cuore, abbiamo ascoltato la verità di Gesù. Ora dobbiamo proclamare quella verità dai tetti. Nel mondo attuale i tetti sono quasi sempre caratterizzati da una foresta di trasmettitori e di antenne che inviano e ricevono messaggi di ogni tipo verso e da i quattro angoli della terra. E’ di importanza vitale garantire che fra questi numerosi messaggi vi sia pure la Parola di Dio. Oggi proclamare la fede dai tetti significa proclamare la Parola di Gesù nel mondo dinamico delle comunicazioni sociali e attraverso di esso. (…) Tuttavia, per quanto il mondo dei mezzi di comunicazione sociale possa a volte sembrare in contrasto con il messaggio cristiano, offre anche opportunità uniche per proclamare la verità salvifica di Cristo a tutta la famiglia umana. Consideriamo, ad esempio, le trasmissioni satellitari di cerimonie religiose che spesso raggiungono un pubblico mondiale, o la capacità positiva di Internet di trasmettere informazioni e insegnamenti di carattere religioso oltre le barriere e le frontiere. Quanti hanno predicato il Vangelo prima di noi non avrebbero mai potuto immaginare un pubblico così vasto. Nella nostra epoca è necessario un utilizzo attivo e creativo dei mezzi di comunicazione sociale da parte della Chiesa. I cattolici non dovrebbero aver paura di lasciare aperte le porte delle comunicazioni sociali a Cristo affinché la Sua Buona Novella possa essere udita dai tetti del mondo! …

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