Architettura comunicata

Un viaggio attraverso le architetture delle chiese di paesi lontani e vicini. A dieci anni dall’uscita del primo numero CHIESA OGGI architettura e comunicazione si conferma uno strumento di cruciale importanza per la cultura contemporanea.

"Chiese destinate a una notorietà spesso limitata ai confini della regione, sono divenute patrimonio della cultura artistica del nostro paese. “
Prof. Don A. Santantoni

"…vanno salutati con gioia i dieci anni di questa rivista, crocevia di esperienze e di opinioni diverse…“

Sto seduto comodamente alla mia scrivania. Davanti a me solo carta patinata. Come dal finestrino d’un treno, vedo passare davanti ai miei occhi, sempre più desti e sempre più ammirati, immagini d’un mondo finora sconosciuto, più ancora, insospettato. Come in un mondo dal quale risultano soppresse due dimensioni, quella della distanza e quella del tempo, spuntano e si snodano visioni in successione e in sovrapposizione, edifici nei quali puoi avventurarti senza limiti di tempo, senza orari d’apertura e di chiusura, senza porte chiuse, con una guida sempre disponibile, che non ti dice mai “è ora di chiudere”, e che ti conduce discretamente alla scoperta di ciò che ti interessa, e ti lascia tutto il tempo che vuoi per le considerazioni, i confronti, i richiami e le intuizioni che la visione ti ispira. Essa ti propone ciò che sa e ciò che vede, come sa e come può, ma è sempre una parola esperta, non di rado autorevole quella che ti regala: una parola che sa stimolare e soddisfare, provocare domande e offrire risposte mai banali, spesso penetranti, aperte su mondi sconosciuti, portatrici di visioni, culture, tradizioni, lingue diverse. Davanti ai tuoi occhi passano in successione o in simultaneità, i più bei nomi e i più rinomati talenti del pensiero applicato all’arte che ti appassiona o anche solo che ti interessa. Sul sedile di fronte o accanto al tuo, si succedono per subitanee apparizioni e dissolvenze volti e parole che danno giustificazione storica e logica alle immagini che via via si sostanziano davanti ai tuoi occhi ammirati e partecipi. E dopo il lungo viaggio che ti conduce dalla grande metropoli al paesetto di montagna, dalla sterminata pianura coltivata alle foreste nordiche innevate, dalla congestione dei centri storici all’imperturbata pace delle rocce a picco sul mare, basta un semplice gesto della mano per arrestare l’affascinante corsa attraverso il tempo e lo spazio, queste due dimensioni dello spirito. Allora si può scendere o sostare, come dotati d’un infallibile telecomando col quale scegliamo tra lo spegnimento definitivo e lo stand by; si può tornare alla realtà di tutti i giorni con la sua attività e le sue cure, o semplicemente abbandonarsi allo schienale del sedile e lì lasciarsi vincere e conquistare dal piacere della conversazione e dal confronto delle opinioni, passatempo tra i più preziosi e stimolanti e costruttivi cui l’uomo possa mai dedicarsi. Ma ora è tempo di uscire dalla metafora ed entrare nel vivo del tema.
Prof. Don A. Santantoni

Questo numero celebra un giubileo: 10 anni di vita, per una rivista non sono poco. Significa aver vissuto e superato le difficoltà, le incertezze e le apprensioni dell’avvio e del rodaggio, aver incontrato le prime difficoltà, e aver apportato le opportune correzioni di rotta e le prime modifiche in corso d’opera, assolutamente indispensabili in un’impresa del genere. Ormai la rivista cammina con passo spedito e gambe ben ferme. Centinaia di chiese, migliaia di fotografie, un’abbondantissima messe di articoli, svariate decine di interviste, rubriche, notizie utili, suggerimenti a volte umili (ma non per questo meno preziosi), a volte geniali, sempre utili e stimolanti. Nomi un tempo conosciuti alla ristretta cerchia dei cultori e studiosi dell’architettura e dell’arte, sono divenuti familiari a una platea di ben più ampie dimensioni. Chiese destinate a una notorietà spesso limitata ai confini della regione, sono divenute patrimonio della cultura artistica del nostro paese. Porte di edifici sacri che solo pochi addetti ai lavori o privilegiati turisti avrebbero potuto varcare, sono ora aperte in permanenza, di giorno e di notte, in treno e in aereo, disponibili per lezioni universitarie e conferenze, per committenti esigenti, per artisti famosi e per i più oscuri progettisti del sacro. E lo stesso scrivere su una rivista come CHIESA OGGI architettura e comunicazione può essere vissuto allora come un privilegio. È come sedersi al tavolo d’un bar frequentato da artisti e da poeti e intessere con loro un fitto dialogo e un confronto talvolta calmo e disteso, tal altra animato e serrato sulle singole voci ed esperienze dell’arte. E poiché, come spesso accade (e certo così sarà per me), non tutti potranno essere costruttori di chiese, né innalzare verso il cielo quella proiezione di sé racchiusa nell’audacia d’un campanile che viola lo spazio verticale come freccia che fende l’aria in un ardito volo “contro il sole”, per vederlo là innalzarsi verso il cielo e di questa visione appagarsi – “guarda e gode e più non vuole” (G. Carducci) – a noi è di conforto l’opera del maestro che per la nostra gioia progetta e costruisce. Tutto quello che vediamo lo interiorizziamo e vi proiettiamo noi stessi, ricreandolo e inserendolo in una sintesi personale che ce lo rende “nostro”. È qualcosa di noi che può portare frutto – non sapremo quasi mai dove – come il polline del fiore trasportato dal vento (pneuma, spirito) o dalla mediazione inconsapevole dell’ape o d’altro insetto. A chi scrive è successo e lo scoprirlo fu una grande emozione. Soprattutto per questo vanno salutati con gioia i dieci anni di questa rivista, crocevia di esperienze e di opinioni diverse; essa è un segno di questi nostri tempi in cui la chiesa torna a essere la casa comune non solo perché in essa ci si riunisce, ma perché in essa ci si riconosce e alla cui costruzione ciascuno prende parte secondo i propri carismi e le proprie possibilità. Ad multos annos, CHIESA OGGI architettura e comunicazione.
Prof. Don Antonio Santantoni

 

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