Percorsi della Memoria a Roma

Alla vigilia del Grande Giubileo del 2000, Roma è stata attraversata da un’atmosfera auto-celebrativa che, nell’esaltazione delle grandi realizzazioni degli ultimi due millenni, tende a occultare le ombre di quella vicenda storica plurimillenaria e, in particolare, il ricordo di coloro che l’hanno subita più che agita.
Per cercare di riequilibrare questa tendenza nasce, sul finire degli anni ’90, la proposta di realizzare, sempre per l’anno 2000, un Museo delle Intolleranze e degli Stermini1 come luogo ove elaborare e confrontare le diverse memorie dolorose presenti in Italia, con l’obiettivo di sottrarre ciascuna di esse ad atteggiamenti vittimistici, spesso forieri di aspirazioni di rivalsa, facendone invece uno strumento di lotta alle intolleranze in corso ai nostri giorni.
Un racconto che parte dal presupposto che i carnefici del XX secolo, ma anche quelli dei secoli precedenti, non erano dei mostri ma persone normali che, ‘in situazioni estreme’,2 si sono trasformati in tali; che considera l’intolleranza quale istinto naturale e quindi ognuno di noi come portatore sano, da curare urgentemente con una terapia individuale e di gruppo, prima che il morbo occulto abbia a scatenarsi con conseguenze rovinose…

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