ARCHITETTI. LA NUOVA SFIDA

Che relazione c’è fra un giornalista ed un architetto? E’ più semplice trovarne una di profilo umano o solo professionale? Entrambi i casi, se considero l’opportunità che la vita mi ha offerto per entrare in relazione con gli architetti.

Cervellotici, un po’ sulle nuvole? Macchè, io li trovo quasi sempre concreti e disposti ad ascoltare ( caratteristica rara di questi tempi in una società, come la nostra, in cui è importante solo esserci per apparire, e quindi parlare col pubblico generalista della tv).

La relazione, dunque. Tutti e due comunicano: il giornalista un discorso, un comizio, una relazione scientifica piuttosto che un match sportivo.

Un architetto trasmette emozioni, spazio, proiezioni oniriche. In più credo abbia il senso della respensabilità, la stessa che consente all’architetto di essere arbitro imparziale nella costruzione di case o ambienti utili all’uomo, che lo preservino da minacce e
calamità.

È quello, in sintesi, che abbiamo voluto trasmettere con la realizzazione del prodotto video diffuso a Napoli in occasione della premiazione di Archiprix: “ARCHITETTI, LA NUOVA SFIDA”, uno spaccato della professione e delle responsabilità dell’architetto.

Siamo partiti dai rischi idrogeologici dell’Italia: terremoti, allagamenti, frane, smottamenti, diventati una drammatica realtà del “Belpaese”.

Con interviste al presidente degli architetti italiani Massimo Gallione, al sottosegretario ai Beni Culturali Francesco Giro, al presidente dell’associazione nazionale dei comuni Sergio Chiamparino, al direttore del CRESME Lorenzo Bellicini, al direttore del corriere della sera Ferruccio de Bortoli, il quotidiano che più di altri sta portando avanti il tema della riforma delle professioni, al maestro Paolo Portoghesi che ha avuto l’amabilità di ricevermi nella sua casa – museo alle porte di Roma. Obiettivo: “Una migliore qualità della vita del cittadino”, mi ha detto Portoghesi.

Un’annotazione finale sui lavori presentati dai giovani architetti, da uomo di comunicazione, con un deficit sostanziale in fatto di architettura:

in tutti i lavori e nei loro realizzatori ho constatato una notevole vcapacità di emozionare, cogliere il nocciolo delle problematiche e delle prospettive che hanno offerto.

Con senso di responsabilità, anche qui, consapevoli che anche da quel ruolo, di esaminati, potevano dare un contributo professione affascinante e strategica come quella di architetto anche per il futuro del nostro paese.

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