Arch. Michele Varone

Diretto da: Carlo Chenis
Periodico allegato a Chiesa Oggi architettura e comunicazione

Presentiamo altri tre progetti segnalati, tra quelli realizzati a conclusione della prima annualità del MASTER post-laurea organizzato congiuntamente dall’Ufficio Beni Culturali della Chiesa della Conferenza Episcopale Italiana e dalla Facoltà di Architettura di "Valle Giulia" de "La Sapienza" di Roma. Per l’esercitazione pratica si diede agli iscritti la possibilità di scegliere una tra cinque aree selezionate d’intesa con l’Ufficio Tecnico del Vicariato, tra quelle in cui saranno realizzati nuovi centri parrocchiali. I siti prescelti sono quelli destinati alle chiese di S. Patrizio al Colle della Mintuccia in zona Prenestina, S. Cirillo a Tor Sapienza, S. Massimiliano Kolbe in via della Magliana, S. Maria delle Grazie in via di Casal Boccone (zona Bufalotta) e un’area nei pressi di Prato Fiorito, in zona Prenestina. I primi tre progetti sono stati pubblicati su MASTER n. 2.

Laboratorio – Architetto Michele Varone

Autopoiesi, valore locale e forma perfetta

"Disegnare e costruire un edificio significa produrre un’intersezione tra la volontà del manufatto di autodeterminarsi […] e l’opposta tensione verso il suo farsi concrezione terminale di un processo storico di costruzione di una parte del mondo, come esito di quella lunga stratificazione di tracciati, di tessuti e di monumenti che ha dato forma a un luogo. […].

A questa ambivalenza di prospettive, una rivolta all’interno, l’altra all’esterno, l’architetto aggiunge la sua intenzionalità formale. Si determina in questo modo un triangolo nel quale non è facilissimo muoversi, ma la cui frequentazione consapevole si rivela inevitabile se si vuole ottenere un risultato significativo. In definitiva si può affermare che qualsiasi edificio aspira a una forma perfetta come risultato naturale della sua identità tipologica e della articolazione spaziale che ne deriva. Tuttavia accade spesso che questa forma perfetta non possa essere raggiunta a causa delle particolarità dell’area su cui essa deve sorgere. Ne scaturisce una positiva tensione dialettica" (F. PURINI, citato dall’Autore nella Relazione di progetto). "Il rapporto tra il complesso parrocchiale ed il ‘quartiere’ [l’area di colle della Mintuccia, n.d.r.], dovrà quindi avere valore qualificante rispetto all’ambiente urbano. Dovrà entrare in dialogo con il resto del territorio, ed arricchirlo" (dalla Relazione di progetto dell’Autore). Un arricchimento ottenuto – qualora fosse – tramite l’imposizione di una regola che – secondo l’assunto di Purini – non può che essere frutto dell’autodeterminarsi dell’edificio chiesa, ma che non può comunque fare a meno delle sollecitazioni che gli derivano da quest’area piuttosto che da un’altra. "Il progetto prevede un lungo portico lungo l’asse nord-sud, dettato dalla maglia del quartiere circostante, che divide l’area progettuale in due parti distinte e separate.

Prospettiva aula liturgica
Pianta
Prospettiva portico esterno

Quella ad ovest con destinazione ad area sportiva, verde attrezzato, sala parrocchiale polifunzionale, canonica, aule ed uffici parrocchiali; quella ad est che include l’ampio sagrato, l’aula liturgica di forma cubica – interamente rivestita in pietra da taglio – e un alto campanile che diviene elemento di richiamo" (ibid.). Abbastanza chiara la paternità del progetto, che si rifà direttamente alle fonti, ai "primi segni di quel rinnovamento liturgico che ha le sue origini in Germania negli anni Venti e Trenta" (ibid.), soprattutto per ciò che concerne l’impianto liturgico, che si adatta alla sagoma regolare del quadrato e che in fondo non supera i modelli di riferimento, né per la spigliata commistione fra assialità e centralità dell’aula – che dalla porta all’altare impone una visuale fissa, l’occhio attratto dalla grande parete di fondo in foglia d’oro, alludendo comunque ad una zona presbiteriale – né per la disposizione dei banchi, già sperimentata altrove proprio dai referenti tedeschi. Qualche novità la riscontriamo allora nella posizione dei poli liturgici (fonte, ambone, altare, sede e custodia eucaristica) che disposti in asse lungo una diagonale, creano un apparente diversivo alla fissità generale dell’impianto, e nella posizione del Crocifisso, che è collocato a terra accanto all’altare, come Corbù a Ronchamp. Più convincente la qualità dei materiali scelti, che ben si integrano alla realtà romana ridondante di murature a faccia vista, e l’impianto urbanistico che impone un ordine al lotto ed all’intero comparto, soprattutto grazie al portico che ne misura la distanza dal fosso con una successione ponderata di pilastri, che ci guidano al bell’affaccio panoramico sulla campagna romana. Un accenno, infine, alla luce che qui "catturata in modi diversi, gioca
un ruolo fondamentale" (ibid.).

Arch. Stefano Mavilio

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