Arboricoltura da combustione

“Il fuoco è sempre diverso: lo spettacolo della legna che arde è sempre una prima visione”
MARCO PALAZZETTI

Secondo la definizione data dall’A.V.I.A.M.A., (l’associazione di progettisti operanti nel settore dell’arboricoltura, progettazione del verde produttivo, di ripristino, ornamentale moderno e storico), per arboricoltura da combustione si intende la “coltivazione” di specifici alberi in terreni agricoli incolti. In Italia i terreni agricoli planiziali, collinari e montani incolti sono oltre 2.000.000 di ettari di cui circa 500.000, per le loro caratteristiche pedologiche, climatiche e per localizzazione, sono utilizzabili come impianti arborei finalizzati alla produzione di legname da combustione. Questa utilizzazione comporta: un ulteriore reddito nel settore agricolo, nuovi posti di lavoro e una consistente disponibilità di biomassa legnosa per produrre energia “pulita”.
La situazione italiana ci viene sinteticamente illustrata da Paolo Ziliotto, Direzione Arboricoltura Agroecologica A.V.I.M.A., “Relativamente alle superficie incolte, marginali e potenzialmente produttive, unitamente al rapporto tra superficie agricola e superficie boscata, abbiamo:
– 2.000.000 ha di incolto di cui 500.000 ha utilizzabili per rimboschimento;
– 1990-2000 incremento della superficie forestale italiana del +6,1% (Enea);
– Superficie boscata in Italia per aree: Pianura 5% – Collina 20% – Montagna 38%
– Superficie agricola (67% del totale) solo il 18% presenta boschi produttivi di cui il 95% pioppi.
– Superficie forestale per proprietà: Privato 60% – Comuni 27% – Stato 7% – Enti 5%;
– Incendi: anno 1995 = 8.000 ha – anno 1997 = 50.000 ha (+500%)
– Dipendenza dall’estero di legna da ardere = 80%-90%
– Carenti misure a favore dell’arboricoltura di pianura e delle aree marginali o abbandonate.
Conclusioni:
a) forte deficit come legna da ardere
b) abbandono della collina e parte della montagna dei proprietari
c) dissesto ambientale (frane, incendi, etc.) d) mancanza di strumenti per arboricoltura da pianura.

Un ulteriore reddito nel settore agricolo
La maturazione del legna utilizzibile in modo ottimale come combustibile avviene fra gli 8 e i 12 anni in terreni planiziali e di leggera collina (fino a 400 m di altitudine) e le piante sono ceduabili ogni 8 – 10 anni, mentre i terreni d’alta collina e di montagna (da 400 a 1200 m di altitudine) la maturazione avviene fra i 10 e i 15 anni e le piante sono ceduabili ogni 12 – 15 anni. Il numero di ceduazioni può variare da un minimo di 10 ad un massimo di 25 nell’arco dell’intero ciclo produttivo; diverse specie arboree, per la loro longevità sono ceduabili anche più di 25 volte, ma difficilmente dopo una certa età i quantitativi di legname ottenibili sono economicamente convenienti. I quantitativi di legname “maturo” ricavato ad ogni ceduazione, sia per le diverse specie arboree che per l’andamento climatico, possono variare da un minimo di 150 ad oltre 250 mc per ettaro.

Tecnica e speci arboree
Questo progetto consente lo sfruttamento da parte degli agricoltori di terreni marginali, abbandonati, di collina, montagna ma anche di terreni di pianura produttivi se integrati nel reddito come è sancito dalle politiche europee di sviluppo rurale. Per iniziare occorre individuare il migliore binomio pianta – terreno – clima in funzione della produtività e della qualità del legno da ardere. Le piante migliori sono quelle che producono un legno forte, duro e pesante (peso specifico) che garantisce uno fiamma duratura, persistente e con poca fuliggine, infatti il potere calorifico dipende da quanta più lignina contiene il legno. In Italia il legname da combustione è ricavato da numerose specie arboree ed arbustive: di queste circa 20 unità appartengono alle gimnosperme, conosciute più comumente come conifere, mentre il maggior numero appartiene alle angiosperme comunemente dette latifoglie. I legni resinosi, come quelli delle conifere, non vanno bene per la presenza di resina che crea troppa fuliggine. La tecnica di coltivazione presuppone una maggiore attenzione durante i primi 3-5 anni per le potature di formazione, eventuali trattamenti e la concimazione, mentre in seguito, sono sufficienti controlli periodici in funzione del momento ideale di maturazione e quindi di ceduazione.

Cerro
Il cerro (Quecus Cerris), è una pianta longeva che può raggiungere e superare i 300 anni. In Italia si sviluppa allo stato naturale principalmente nelle regioni meridionali, ad eccezione della Sardegna. Il suo habitat è nei terreni planiziali e collinari delle regioni centro meridionali. Produce un legname duro e pesante, ottimo combustibile. Vegeta bene in terreni fertili, profondi, umidi ben arieggiati con ph neutro o tendenzialmente acido, ma non disdegna i terreni argillosi, purché non troppo compatti o superficiali.
Faggio
Il faggio (Fagus sylvatica), ha un areale molto vasto, che comprende quasi tutta l’Europa e parte dell’Asia occidentale. In Italia si sviluppa allo stato naturale in tutte le regioni ad eccezione della Sardegna. Il suo habitat sono i terreni collinari e di bassa montagna. Produce un legname semiduro, pesante, ottimo combustibile. Predilige esposizioni moderatamente soleggiate o di mezz’ombra, luminosità non troppo intensa, umidità atmosferica costantemente elevata.

Conto economico
Un breve conto economico su 1 ettaro di un bosco per legna da ardere di essenze miste, di media difficoltà, di media fertilità, in collina e facilmente raggiungibile dai mezzi meccanici. Ipotizziamo che il bosco a ceduo arriva a maturazione dopo 10-15 anni, la ceduazione avviene ogni 8-10 anni, il numero di ceduazioni varia da 10 a 20 e la produzione media per ceduazione sia 0-200 mc pieni non metro stero. A questo andrebbe aggiunto un sostegno al reddito per le prestazioni ambientali dell’agricoltore (ipotizzabile 300-500 euro/ha).Su una stima approssimativa, ma basata su simulazioni economiche, si può affermare che per una superficie di cir
ca 500.000 ettari messa in produzione per legna da ardere potrebbe occupare, con adeguata remunerazione, circa 5.000 persone.

Ambiente
I benefici ambientali sono facilmente ipotizzabili e comunque sono ricavabili da dati tecnici provati. I punti sintetici sono: – la legna è un combustibile a contributo “netto” in atmosfera pari a zero
– oggi si taglia meno di quanto il bosco cresca
– 1 Kg di gasolio = 3,1 Kg di legna
– 100 mq di apparato fogliare assorbono 50 Kg di CO2
– all’agricoltore è affidato il ruolo di tutore ambientale
– uso della legna = energia pulita
L’arboricoltura per la produzione di legname da combustione può dare un grande contributo alla riduzione dell’inquinamento atmosferico con conseguente miglioramento dell’ambiente per due ragioni: a. da un dato scientifico di grande rilevanza si può asserire che un impianto arboreo deciduo, su un’area di un ettaro durante il periodo vegetativo di 10 anni, assorbe circa 96.000 kg di anidride carbonica e contemporaneamente emette un quantitativo pari di ossigeno. b. i nuovi sistemi di combustione realizzati dalle aziende produttrici di impianti che utilizzano biomassa legnosa hanno raggiunto una tecnologia così avanzata per cui l’inquinamento prodotto dalla combustione della legna è inferiore a quello prodotto da combustibili liquidi”.

Chi ama la natura brucia legna
La legna è l’unica fonte di energia realmente rinnovabile ed ecologicamente compatibile al contrario di altri combustibili fossili (carbone, gasolio, gas) che sono destinati a esaurirsi e contribuiscono alla formazione dell’effetto serra.
Ecco perché conviene bruciare legna:
– perché è in eqilibrio con la natura
– perché è economico
– perché rende indipendenti
– perché è disponibile localmente.

Contributi
I singoli stati membri dell’Unione Europea hanno l’incarico di sviluppare le azioni di sostegno diretto, per lo sviluppo della produzione di energia partendo dalle fonti rinnovabili. In Italia questo incarico è demandato alle Regioni. Quindi, presso gli sportelli regionali è possibile informarsi su quali sono gli incentivi disponibili per lo sviluppo delle fonti rinnovabili e per iniziative di risparmio energetico. Inoltre c’è un’opportunità in più per chi acquista ed installa un camino o una stufa con un rendimento termico non inferiore al 70%, infatti, chi effettua interventi di ristrutturazione, manutenzione e recupero dell’edilizia residenziale finalizzati al risparmio energetico, sia nell’abitazione in proprietà che in affitto, può usufrire della detrazione IRPEF del 36%.

Alla ricerca dell’aria pura
Splendidamente incorniciata dalle vette delle sue montagne la Val di Non è un terrazzo di declivi e prati lambiti da laghi alpini di rara bellezza (qui nella foto). I dintorni dei laghi alpini riflettono i colori dei boschi che li circondano e sono lo sfondo naturale che accompagna le interessanti escursioni che si possono compiere nella zona. Una curiosità: il suggestivo Canyon scavato nel calcare, lungo 300 metri e profondo 60.

 

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