Ambivalenza dello spazio

Testimonianze – La Piazza aperta al dialogo

Ambivalenza o ambiguità dello spazio tra chiesa e città

(…) Cimitero o parcheggio? Il sagrato iniziava con il battistero, nella cui acqua i fedeli si immergevano come segno di speranza, sulla parola e nella risurrezione di Gesù, che la vita non sarebbe finita con la sepoltura del corpo, posto un
giorno nel cimitero che si estendeva tra il battistero e la chiesa. Dopo due secoli di secolarizzazione, quando la maggior parte di queste aree è destinata a parcheggio o a svincolo di strade, a quante persone, anche cristiane,
sta più a cuore, nella vita quotidiana, il ricordo dei propri cari defunti o la stizza per il caos del traffico urbano? Inizio di un cammino o area verde? Sul sagrato dovrebbero iniziare molte celebrazioni: dall’accoglienza dei battezzandi o dei funerali, al rito del fuoco per la veglia pasquale. Erano molte le chiese che permettevano di poter svolgere attorno ad esse il percorso processionale. La tendenza attuale è intimisticamente orientata a starsene seduti in chiesa ad ascoltare, o nella migliore delle comunità, a svolgere riti senza disturbare troppo la vita propria e altrui.
Simbolo o scenografia urbana? La facciata delle chiese, come indica il termine stesso, dovrebbe traspirare la “facies”, la luce di ciò che in esse si vive, come il volto esprime i sentimenti dell’animo. Per tal motivo, invalse l’uso di porre sul fronte esterno dell’edificio sacro dei segni, dipinti o scolpiti, che ne indicassero il carattere particolare.

"Sul sagrato dovrebbero iniziare molte celebrazioni: dall’accoglienza dei battezzandi o dei
funerali, al rito del fuoco per la veglia pasquale. Erano molte le chiese che permettevano di poter
svolgere attorno ad esse il percorso processionale"
Gian Michele Gazzola

Cattedrale di Concordia (da CHIESA OGGI n. 48).

Essendo esposti all’intemperie, le decorazioni delle facciate sono anche le più esposte all’usura; e spesso si risparmia nella loro manutenzione semplicemente cancellandoli. Si corre quindi il rischio, oggi, che vi sia maggior attenzione da parte degli enti di tutela a salvaguardare l’integrità dell’aspetto esteriore della chiesa o del suo inserimento nella scenografia cittadina, più di quanto sia la premura della comunità cristiana nel manifestare in modo adeguato la propria presenza nella città con la cura degli spazi annessi alle chiese. Cerniera o barriera? L’incertezza e la varietà degli atteggiamenti, con cui per lo più è gestita l’area di pertinenza dell’edificio sacro, oscillano tra lo sbrigativo disinteresse della comunità cristiana, che trova più comodo lasciare ogni onere al riguardo al comune, o l’utilizzo di questo spazio per erigere belle recinzioni, onde tutelarsi dalle tante forme di disturbo che si possono creare negli angoli morti del tessuto urbano, dallo schiamazzo dei bambini allo spaccio di droga. Basterebbe utilizzare qualche volta in più in modo corretto il sagrato per conservarlo dignitosamente. Risulta quindi evidente che per evitare il degrado dei sagrati è necessario mantenere su di essi una presenza più vivace della comunità cristiana. La capacità di dialogare con le istituzioni cittadine e un giusto coinvolgimento della popolazione circostante potrebbe offrire un campo concreto di dialogo sicuramente utile per la chiesa e per la città.

Don Gian Michele Gazzola,
Direttore Servizio per i Beni Culturali Ecclesiastici Diocesi di Cuneo

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