Testimonianze – La Piazza aperta al dialogo Ambivalenza o ambiguità dello spazio tra chiesa e città "Sul sagrato dovrebbero iniziare molte celebrazioni: dall’accoglienza dei battezzandi o dei
Essendo esposti all’intemperie, le decorazioni delle facciate sono anche le più esposte all’usura; e spesso si risparmia nella loro manutenzione semplicemente cancellandoli. Si corre quindi il rischio, oggi, che vi sia maggior attenzione da parte degli enti di tutela a salvaguardare l’integrità dell’aspetto esteriore della chiesa o del suo inserimento nella scenografia cittadina, più di quanto sia la premura della comunità cristiana nel manifestare in modo adeguato la propria presenza nella città con la cura degli spazi annessi alle chiese. Cerniera o barriera? L’incertezza e la varietà degli atteggiamenti, con cui per lo più è gestita l’area di pertinenza dell’edificio sacro, oscillano tra lo sbrigativo disinteresse della comunità cristiana, che trova più comodo lasciare ogni onere al riguardo al comune, o l’utilizzo di questo spazio per erigere belle recinzioni, onde tutelarsi dalle tante forme di disturbo che si possono creare negli angoli morti del tessuto urbano, dallo schiamazzo dei bambini allo spaccio di droga. Basterebbe utilizzare qualche volta in più in modo corretto il sagrato per conservarlo dignitosamente. Risulta quindi evidente che per evitare il degrado dei sagrati è necessario mantenere su di essi una presenza più vivace della comunità cristiana. La capacità di dialogare con le istituzioni cittadine e un giusto coinvolgimento della popolazione circostante potrebbe offrire un campo concreto di dialogo sicuramente utile per la chiesa e per la città. Don Gian Michele Gazzola,
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