Alessio Battistella



New York, icona indiscussa dell’America che crea, che produce, che provoca, rappresenta il simbolo della modernità occidentale.
Tra il 1890 e il 1930, New York consolida il suo inconfondibile skyline, definendo fin da subito una nuova estetica della città. Ciò avviene anche grazie a fotografi come Alfred Stieglitz, Paul Strand e Lewis Hine, che ne intuiscono le potenzialità visive e le rappresentano. New York propone l’estetica del cemento, dell’acciaio e del vetro, che la porterà, col passare del tempo, a essere accettata come un’entità visiva riconosciuta. La verticalità, le vedute aeree rese possibili dai grattacieli che fanno da contrappunto ai transatlantici attraccati nella baia sono ormai divenute patrimonio comune della nostra cultura e hanno lo stesso valore iconico prodotto nella rappresentazione delle città del Rinascimento.

Vista della Sheridan Expressway dalla fermata della metropolitana sopraelevata
Progetto del Water front lungo il South Bronx river
in fase di realizzazione

Ma New York non è solo questo.
Ripercorriamo sinteticamente le tre fasi, riconducibili a tre forti personalità, che hanno prodotto la New York di oggi:
 La città verde dei grandi parchi concepita da Frederick Law Olmsted (1822-1903) che con grande lungimiranza prefigura una forma di programmazione e gestione ecologica del contesto urbano, inserendo l’elemento naturale come strategia per la costruzione e il mantenimento di un ambiente non degradato.
 La città delle infrastrutture concepita da Robert Moses (1888-1981).
Controversa figura che ha dato forma ad una nuova geografia della città, favorendo la costruzione di una fitta rete di autostrade urbane, tanto da essere accusato di preferire le auto alle persone. Realizzò le sopraelevate che tanto caratterizzano la New York che conosciamo oggi, trasformando interi quartieri formati da un consolidato micro tessuto urbano. Con le dovute proporzioni, Moses fu per New York quello che il Barone Haussmann fu per Parigi.
 La città delle comunità sostenuta da Jane Jacobs (1916-2006) propone la partecipazione comunitaria come strumento contro l’impatto invasivo degli urbanisti e, soprattutto, dei loro committenti.
Sostiene fortemente il tema del recupero del nucleo urbano a misura d’uomo, enfatizzando il ruolo della strada, del distretto, dell’isolato, in quanto contenitori della vita sociale e della densità, della eterogeneità funzionale, in quanto condizioni imprescindibili affinché una comunità possa costruirsi.

New York appare oggi come il prodotto delle tre visioni descritte sopra. Ovvero, tenuti fermi i capi saldi della città verde, ben consolidati nel contesto urbano, si assiste ad un costante conflitto tra la città delle infrastrutture e la città delle comunità.
Quest’ultima è gestita quasi esclusivamente da organizzazioni che si formano spontaneamente per rispondere a un’esigenza contingente, in sostanza per dare una risposta concreta ad un problema che coinvolge una comunità. Ciò è dovuto a una diffusa assenza delle amministrazioni pubbliche a tutti i livelli: federale, statale, cittadino, fino alla dimensione del quartiere, che si manifesta con evidenti disagi per le classi più deboli.
Tale situazione è cosi consolidata da essere ormai legittimata con finanziamenti da parte degli organismi pubblici verso associazioni volontarie formatesi sotto forma di Agenzie o Organizzazioni Non Governative, alle quali è affidata la gestione di interi settori dell’assistenza pubblica.
Le associazioni sopra descritte vivono da una parte attraverso finanziamenti statali e dall’altra grazie al contributo diretto di privati, ma soprattutto attraverso il contributo di fondazioni che spesso sono create per supportare progetti specifici.
I forti sgravi fiscali concessi a chi dona denaro alle Organizzazioni No Profit fa si che s’inneschi un processo attraverso il quale ogni singolo cittadino (direttamente o attraverso una fondazione) sia incentivato a finanziare progetti d’interesse pubblico. In questo modo tali associazioni divengono efficienti strutture che devono dimostrare i risultati ottenuti per assicurarsi i finanziamenti necessari.

Vista della Sheridan Expressway dal quartiere residenziale
Ipotesi di progetto una volta che il percorso della Sheridan Expressway sarà deviato

Ricapitolando, a New York non è mai esistita nei fatti una politica organica di pianificazione urbana (in questo momento si sta realizzando il primo piano urbanistico della città), ma la progettazione urbana è affidata a un processo di causa ed effetto generato da un evento contingente.
Per esempio: un soggetto privato, spesso appoggiato dalle autorità pubbliche, promuove un nuovo progetto di trasformazione della città, con conseguenze spesso negative per gli abitanti della zona (gentrification), i quali oppongono resistenza attraverso Organizzazioni No Profit, avviando
così un processo di mediazione del conflitto.
In sostanza si tratta di un’urbanistica contingente che tende ad avvicinarsi ad un obiettivo condiviso attraverso un processo di successive approssimazioni.
Quanto descritto è ciò che è accaduto nel South Bronx in occasione dell’ampliamento della ‘Sheridan Expressway’. In questo caso le amministrazioni pubbliche hanno proposto un progetto che creava forti disagi agli abitanti dell’area interessata dall’intervento, dividendo a metà un intero quartiere residenziale ed escludendo un possibile accesso al water front della zona.

Vista lungo la Sheridan Expressway che costeggia il quartiere residenziale
Ipotesi di progetto una volta che il percorso della Sheridan Expressway sarà deviato

Così un’organizzazione attiva nel quartiere, ‘Sustainable South Bronx’, si è opposta al progetto e si è occupata di avanzare una proposta alternativa, avvalendosi dell’assistenza del Pratt Center, il quale a sua volta è un’Organizzazione No Profit all’interno della Pratt University di Brooklyn NY, che fornisce consulenza tecnica in ambito architettonico e urbanistico. Si è quindi realizzato il progetto ‘Sheridan Expressway Park’, al quale chi scrive ha avuto modo di collaborare, e che fa parte di un più complesso progetto di coordinamento territoriale quale il ‘South Bronx Greenway’.
In sostanza si è trattato di riprogettare parte della viabilità che attraversa il quartiere residenziale. Decisione fondamentale ai fini della realizzazione della nuova proposta è il cambiamento del percorso viabilistico che devia l’asse di grande scorrimento e permette la realizzazione di un intervento di edilizia residenziale convenzionata e un parco
che restituirà il water front del South Bronx River alla città di New York.

AB

Università di Pavia

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