A Torino, l’opera e la preghiera quotidiana


ARTE A TORINO, L’OPERA E LA PREGHIERA QUOTIDIANA

Nella seconda metà del ‘500 i Savoia concessero ai frati l’uso della panoramica altura che si affaccia sul Po a ridosso del centro di Torino: il Monte dei Cappuccini. All’XI sec. risalgono i muri superstiti della chiesa di S. Maria alla Bastita nella cui navata oggi trova posto un’esposizione che racconta la fede francescana.

Il Monte, risorto dopo la parentesi del periodo napoleonico e dopo la seconda guerra mondiale, ospita nuovamente i frati ed è dotato di una ricca biblioteca e di una notevole collezione.
Se nella prima si trovano alcuni dipinti e testimonianze antiche, nella seconda si annoverano oggetti di vita quotidiana e di culto.
Nei primi anni del XXI secolo, fra’ Stefano Campana e fra’ Ferruccio Bortolozzo (allora responsabile dell’archivio) hanno ritenuto giusto che un tale piccolo tesoro fosse condiviso. Nacque l’idea di una sala espositiva permanente, nello spazio superstite dell’antica chiesa. Si tratta di una sala larga quattro metri e mezzo e lunga poco più di
undici. A fronte della presenza di molti oggetti di valore eterogeneo (artistico, documentativo e venale), si è chiarito che l’intento non era quello di mostrare soltanto le cose più preziose. Ebbe iniziò un periodo di riflessione per mettere a punto un criterio di selezione e organizzare un "racconto" per i visitatori. Consapevoli che la medesima collezione può essere organizzata in modi diversi (e può essere portatrice di discorsi molto diversi fra loro), ci si è chiesti se è vero che l’unico ruolo cui sembrano destinati i monasteri sia di tipo museale – e quale lezione essi possano offrire
nel terzo millennio. Sono stati individuati tre momenti sequenziali per chi vuole conoscere i Cappuccini, con tre generi di riflessione: la sala è stata separata in tre "ambienti" tramite leggere pareti di iuta su cui sono scandite alcune parole chiave. Sono tappe di avvicinamento a Cristo: un crocifisso ligneo quattrocentesco porta lo sguardo
alla parete di fondo. La prima sosta (Con Francesco alla scuola di Cristo, fratelli poveri, piccoli, lieti e semplici) mostra il volto dei frati: il riferimento a san Francesco e un forte rapporto con il territorio.

Nella vecchia chiesa, opere d’arte e oggetti di vita quotidiana formano un percorso scandito in tre momenti, segnati da leggere pareti di iuta, che culmina nel crocifisso quattrocentesco.

È introdotta dalle parole povertà austerità semplicità letizia e minorità missione studio carità.
La seconda sosta mostra la vita quotidiana dei cappuccini (La giornata di pace del cappuccino: dall’ascolto pregato della Parola al servizio alacre): rappresenta il rapporto dei frati con gli altri e con il lavoro (con la socialità e l’economia). Gli oggetti, molto diversi fra loro, sono stati inseriti in una scenografia che ricrea un chiostro rendendo il visitatore partecipe della vita dei religiosi. Questa scelta è emersa tra molte diverse ipotesi, valutando che vetrine più tradizionali avrebbero isolato gli oggetti che invece vanno letti nel loro insieme.

Il Monte dei Cappuccini
Allestimento: Arch. Valeria Minucciani con Arch. A. Morra e Arch. G. Olocco

Non vi sono didascalie: i frati guidano le visite, ma fra’ Luca Isella ha redatto un sintetico pieghevole illustrativo. “I frati si raccontano” è aperta ai visitatori su prenotazione.

La sezione è introdotta dalle parole spiritualità preghiera ascolto e testimonianza pace servizio.La terza tappa (Frutti di missione evangelica tra i cappuccini piemontesi) concerne il senso e il fine di questa scelta di vita: andando ancora più a fondo, si giunge a Cristo e alla Parola (è esposta una copia antica della Sacra Bibbia) che sono origine, guida e compimento. È il momento della contemplazione dei frutti, che sono frutti di santità (sono raccolti oggetti e ritratti di Sant’Ignazio da Santhià, del venerabile fra’ Angelico da None e del Servo di Dio Cardinal Massaja). Alla fine del
2008, per volere di fra’ Mario Durando, i lavori sono stati finalmente completati e la sala è stata ufficialmente inaugurata. L’intento è senza dubbio informativo ma è anche un invito a riscoprire il valore della lentezza. La lezione che propone – la lezione dei frati – è che fare e contemplare si intrecciano inscindibilmente nella giornata.

Valeria Minucciani, architetto

 

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