Progettare l’ombreggiatura: una membrana tesa tra cavi e sostegni per arredare il giardino
In Brianza la villetta è spesso l’abitazione principale: ma ha il pregio del giardino, di un’aria limpida, di un intorno che ancora conserva i tratti del luogo agreste. E d’estate la piscina ormai non è più un lusso di pochi, ma una possibilità accessibile a chiunque abbia spazio a sufficienza. In questo piccolo lido domestico, dolcemente poggiato sul verde piano erboso, i pannelli istoriati portano una gioiosa cromia rilucente sotto i raggi del sole. Lo spazio aperto è conformato in modo tale da favorire la possibilità di sdraiarsi a prendere la tintarella: c’è un angolo dedicato a “solarium”, con pavimentazione lignea appositamente pensata. Ma il problema, lo stesso che si presenta sempre là dove vi sono piscine all’aperto, è come temperare i bagni solari, e come permettere alle persone di godere l’aria aperta nelle varie ore del giorno senza soffrire troppo il caldo.
Dal’alto: vista verso la parete istoriata; pianta della tensostruttura.
La soluzione più semplice è fare ricorso agli ombrelloni: ve ne sono di ogni tipo e misura, di ogni colore e fantasia. Qui gli architetti però hanno trovato nello spazio aperto un’altra occasione progettuale: piscina, prato, parete istoriata, angolo per il riposo, arredamento floreale, tutto è stato organizzato e disegnato. E così lo schermo solare è diventato un elemento originale: una tensostruttura sostenuta da un sistema di cavi e pali, come un’ala triangolare che si allunga dal margine esterno del giardino tagliando obliquamente un angolo di prato. La membrana è di un bianco intenso e denso: luminoso ma opaco latore di ombra. E’ perimetrata con cavi interni che permettono di metterla in tensione col sistema di tiranti tesi su cinque sostegni e su due cavi-guida laterali. Il sistema, semplice ma efficace, fa sì che il telo assuma una configurazione precisa. Ma allo stesso tempo lo lascia dispiegarsi in libere movenze, in rigonfiamenti e ripiegamenti che seguono le linee di forza impresse alla materia dai punti di tensione. Ne sorge una geometria ricca di slanci che escono dalla forma in cui è ritagliato il telo.
L’angolo ombreggiato. Si notano i pali di sostegno della membrana.
La membrana si arcua in cuspidi e si di stende in onde: la forma resta come raggelata dalla tensione che la sostiene. In essa si uniscono il senso della provvisorietà e della permanenza, perché la tensione potrebbe scemare e in questo caso il telo si affloscerebbe al suolo. Ma in realtà i cavi di acciaio e i piedritti ancorati al suolo sono intesi a durare nel tempo e a resistere al vento e agli altri elementi della natura. La membrana nei mesi freddi potrà essere ripiegata e riposta, potrà essere nuovamente estesa all’occorrenza. Insomma, è un oggetto manovrabile, come la vela di una barca; ma non è intesa a catturare il vento, bensì a intercettare la luce diretta. Fa pendantcon la vicina magnolia e il pitosforo della siepe, nel dare il senso della frescura. E’ un gesto di libertà, uno spicchio di frescura ricavato nel cielo dell’assolata estate.
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