Verso una committenza “DOC”

La stagione artistica inauguratasi da qualche anno a Terni può essere ritenuta una fortunata circostanza storica, poiché ha avviato un rapporto triangolare tra committenza, artisti, fedeli. Il vescovo Paglia si è fatto portavoce dell’urgenza di rinnovare concretamente la committenza, commissionando opere artistiche e favorendo riflessioni teoriche. Agli Artisti è stato “ridonato il limite” entro cui operare. Un limite sovrabbondante di contenuti teologici e simbologie religiose, di dimensioni liturgiche e bisogni rituali, di effervescenze sacrali e pietà popolare. Alla Chiesa è stato “ridonato il genio” con cui inventare. Un genio ricco di modernità espressiva e di tradizione formale, di impegno compositivo e attenzione
contestuale, di afflato spirituale ed apertura religiosa. Ne è risultata un’arte bella con dei buoni contenuti.
Siffatto incipit richiede ulteriori sviluppi. Si tratta di procedere oltre, sintetizzando e interagendo nell’alveo della Chiesa. Abbandonate le paludi del nichilismo, gli artisti devono rifarsi alla tradizione e al contesto per non ripartire sempre da capo. La Chiesa, da parte sua, deve mutuare artisti e architetti per ridare complessità organica all’arte cultuale.
Preambolo essenziale è il regime interpersonale, la condivisione amichevole, l’esperienza religiosa, lo studio interdisciplinare, la concertazione progettuale. Il nuovo umanesimo di ispirazione cristiana abbisogna di un Manifesto firmato dagli artisti e dalla committenza che assicuri la “conversione” passando:
– dalla forma estrinseca al contenuto intrinseco;
– dalla visione immanentista alla considerazione trascendente;
– dall’ermeticità espressiva alla comprensibilità comune;
– dalla produzione aristocratica all’arte popolare;
– dalla fruizione edonistica alla catarsi spirituale;
– dalla strumentalizzazione commerciale all’impegno sociale;
– dallo spiritualismo autoreferenziale all’apertura religiosa;
– dal decorativismo devozionale alla dimensione liturgica.
Questa conversione è prodromo di un nuovo rinascimento italiano tanto nell’impegno religioso quanto nell’esercizio culturale, così che la su esposta dialettica dell’opposizione si può trasformare in sistema della complessità.
Il reiterarsi teorico e pratico delle iniziative in Terni costituisce un esemplare da emulare in altri contesti.

Rev. Prof. Carlo Chenis, SDB

Cappella della madonna della misericordia

Attiguo al transetto destro della Cattedrale di Terni è stato recuperato un ex-oratorio per destinarlo a Cappella feriale dedicata alla Madonna della Misericordia, un’immagine attualmente collocata in una cappella laterale della stessa Cattedrale attribuita alla bottega di Carlo Maratta (fine ‘600). L’impianto iconografico è stato studiato da Padre Gioacchino della Piccola Famiglia di Dossetti ed eseguito dai pittori moscoviti:Valerij Cernoritzky e Anna Sokolova con tecnica di affresco ad encausto. Le pareti saranno dipinte su due livelli: su quello superiore a destra vedremo la Natività di Cristo e le nozze di Cana; a sinistra la Crocifissione e la Risurrezione; sul fondo l’incoronazione della Vergine.

In visita al cantiere di restauro dell’edificio destinato a Cappella feriale dedicata alla Madonna della Misericordia. Sopra, a destra S.E.R. Mons.Vincenzo Paglia, a sinistra Don Fabio Leonardis.
Foto a destra: al centro Rev. Prof. Carlo Chenis.

Sul livello inferiore: storie della Vergine in 15 scene partendo dall’offerta dei Santi Gioacchino e Anna, fino alla Visitazione ad Elisabetta. La zoccolatura di cm. 120 sarà decorata con drappeggi. Lo stile dei due artisti pur dichiarando l’origine bizantina della loro pittura in realtà la riattualizzano con pennellate, a tratti futuristi, tipici dello stile sovietico o majakovskijano. I volti colpiscono per la loro delicatezza, così anche le mani e i piedi per la gentilezza del tratto.
Non si tratta dunque di una iconografia classica ripetuta ma, seguendo la tradizione, assume un linguaggio contemporaneamente fresco e innovativo. L’inaugurazione della Cappella è prevista per febbraio 2007.

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