Una navata rivestita di nitore

L’edificio di fine ‘800 è stato ripulito e l’aula liturgica resa luminosa anche grazie all’introduzione di nuovi poli liturgici in marmo bianco di Carrara, attorno ai quali ruota la ristrutturazione dello spazio liturgico. L’intervento, pur attualizzando l’ambiente, ne rispetta appieno la geometria originale, le cui potenzialità porta a compimento.

Sembra che sia passata un’eternità, che il tempo abbia scavato un solco invalicabile tra la “modernità” e tutto quanto è “passato”. Se nelle epoche passate si legge una continuità nell’evoluzione delle tecniche e delle espressioni architettoniche e artistiche, nella modernità si incontra una cesura, un salto.
Sono considerazioni che appaiono forse inconsuete ma potrebbero essere ritenute attinenti nel momento di cui ci si pone di fronte a questa Chiesa del Sacro Cuore di Gesù, a Cuneo.
Si tratta infatti di un edificio eretto alla fine del XIX secolo, ma con uno stile che riprende modi e forme
antichi, come quelli gotici.
Nella tradizione popolare cuneese era conosciuta come “cesa neuva”, a testimonianza di come, ancora ai nostri giorni, si procrastinava l’impressione forte che deve aver fatto ai cittadini che primi la videro realizzata nel 1898. Fu edificata come santuario: a quel tempo la chiesa sorgeva verso l’esterno della città di Cuneo, ai limiti della campagna. La chiesa poi divenne parrocchia nel 1905: quando le propaggini urbane cominciavano a estendersi, a diventare periferia e il limite della campagna si spostava. Oggi la chiesa del Sacro Cuore si situa nella fascia che media il passaggio tra il centro storico della città ormai assestatasi con le sue espansioni, e i quartieri eretti nel corso del secolo XX.
La lunga e alta navata si presentava con pilastri compositi al limite del presbiterio il cui volume, grazie a questa e alle agili nervature della volta absidale, acquisiva un notevole slancio verticale.
L’altare a dossale campeggiava oltre le due balaustre rette da colonnette, in un tripudio di ceri contornanti il tabernacolo che emergeva dominato da una croce riccamente decorata. Statue della Madonna e di Santi aggiungevano una nota di forte iconicità a coronamento dello spazio presbiteriale.

Vista assiale verso il presbiterio prima
dell’intervento di ristrutturazione.
Vista assiale della navata verso il presbiterio dopo
l’intervento di ristrutturazione e adeguamento.

Nel complesso, l’organizzazione spaziale della chiesa si incardinava con forza nella prospettiva centrale che aveva nel tabernacolo la presenza eminenziale,
che sbocciava al centro della molteplicità di elementi da cui era attorniato.
I lavori di restauro della chiesa sono stati promossi a par tire dall’anno 2000, dal parroco Don Romano Marchisio e l’incarico fu affidato allo studio torinese di Gabetti e Isola. Concretamente i lavori cominciarono nel giugno 2003 e furono portati a termine in soli 14 mesi, sotto la direzione degli architetti Flavio Bruna e Paolo Mellano, collaboratori
del noto studio torinese la cui titolarità, dopo la scomparsa di Roberto Gabetti, è rimasta a Aimaro Isola. E’ stato realizzato anche un completo adeguamento liturgico dell’aula celebrativa. La relazione navata-presbiterio è rimasta spazialmente simile ma percettivamente è molto cambiata. Nel confronto tra il prima e il dopo appare evidente come l’eminenzialità passa dal tabernacolo all’altare, entro uno spazio molto più pulito e lineare.

Sezione verso il presbiterio, dopo l’adeguamento.
La cappella del battistero, nella navata di sinistra.

Scrivono i progettisti dell’adeguamento: “La forma semplice del nuovo presbiterio consente di mantenere gli elementi architettonici principali che attualmente lo caratterizzano. In buona sostanza: si è ridisegnato l’intero presbiterio, per poi sovrapporvi una pedana di forma quadrata, pavimentata in marmo bianco di Carrara; su questa sono state poste
la mensa e la sede del celebrante; al fondo della chiesa, in asse con la navata centrale, è stato posto l’altare monumentale esistente, destinandolo alla custodia del Santissimo”.
Molto significative le altre operazioni compiute, che consentono di ampliare la visuale e il rapporto di comunicazione tra presbiterio e assemblea: sono state rimosse le transenne a colonnette policrome che erano poste ai lati del presbiterio e in luogo di queste sono stati aperti due archi simmetrici che riprendono gli archi della navata principale; sono
state eliminate completamente le balaustre che separavano il presbiterio dall’assemblea e dall’ambulacro absidale.

Vista laterale di altare e sede del presidente.
Vista dal presbiterio verso la navata: lo spazio appare
libero, privo di cesure, ma l’altare vi emerge.

In questo modo lo spazio del presbiterio è stato totalmente li
berato e si pone in continuità con la navata, è stata anche facilitata la libertà di circolazione anulare attorno al presbiterio. Una presenza molto importante è diventata quella
del crocifisso che dall’alto segna il luogo della celebrazione eucaristica.
Continuano i progettisti: “Per la realizzazione del nuovo presbiterio, si è pensato di definire un insieme di segni e materiali di grande semplicità e coerenza, così da dare risalto soprattutto alle azioni liturgiche: le nuove sculture in marmo bianco di Carrara, appoggiate su di un basamento leggermente sopraelevato rispetto alla navata, sono contenute in un polo centrale” che acquisisce forti significati evocativi.
“Una particolare attenzione è stata riservata al battistero, ricollocato nella prima cappella della navata di sinistra, sul lato sinistro dell’ingresso laterale da via Mons. Bologna: sostituendo il vecchio fonte battesimale con una nuova scultura, sempre in marmo bianco di Carrara, questa si viene a trovare tra gli ingressi e vicino alle penitenzierie, in accordo a quanto suggerito nelle direttive pastorali della Conferenza Episcopale Italiana”.

Due delle nuove vetrate, dai disegni astratti,
dense di colore.

Di per sé il biancore delle superfici marmoree contribuisce a aggiungere una nota di metafisicità alla loro presenza, inoltre la loro elaborazione scultorea ne ammorbidisce la forma, rendendole immagini eloquenti. Tutti i principali poli liturgici – altare, ambone, fonte battesimale e sede presidenziale – sono stati realizzati dallo scultore torinese Paul – Alexandre Bourieau. I poli liturgici sono conformati come se fossero già preparati e addobbati, rivestiti per le celebrazioni: il marmo dell’altare appare
in basso sbozzato e ruvido – a indicare una solida pietra – mentre nella parte superiore prende la forma di una candida tovaglia che lo ricopre; si presenta così come mensa perennemente imbandita, pronta per la celebrazione, memoria attiva e palesemente eloquente delle eucaristie già avvenute.
La stessa relazione tra basamento, dall’aspetto di ruvida roccia, e parte superiore preparata al rito, si ritrova identica negli altri poli liturgici; in questo modo essi sembrano farsi più prossimi all’assemblea e le dimensioni stesse li avvicinano anche a coloro che si trovino in fondo alla navata: l’ambone infatti è alto ben due metri e l’altare è scolpito in un unico blocco marmoreo del peso di ben 7 tonnellate.

Chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Cuneo

Progetto adeguamento: Arch. Flavio Bruna,
Arch. Paolo Mellano, Arch. Roberto Gabetti
e Arch. Aimaro Oreglia d’Isola
Strutture: Ing. Giuseppe Pistone
Sculture: Paul Alexandre Bourieau
Vetrate: Progetto Arte Poli,Verona
Luci: Targetti Sankey, Firenze
Foto: Lino Bedino (foto di pag. 52);
Vaclav Sedy (tutte le altre foto del servizio)

Vista dal presbiterio verso la navata laterale di destra.

Ai due lati dell’ingresso principale si sono mantenute due cappelle: a destra quella del Sacro Cuore, a sinistra quella di Nostra Signora del Sacro Cuore, con le statue che già dall’origine della chiesa sono state oggetto di devozione. Il chiarore delle superfici restaurate e dei poli liturgici permette alla luce di risplendere nella navata; essa giunge filtrata
dalle nuove vetrate artistiche che aggiungono colore al chiarore. Sono opere elaborate con disegni astratti ma allusivi: l’azzurro di una sera riempita di corposa speranza, i gialli e gli arancioni avvolgono e si intrecciano attorno a un globo che sembra esprimere l’ardore della fede, il dono della passione, la forza della vita. I colori si spargono nell’aria
con sottile trasparenza, presenza impalpabile che riempie l’atmosfera come se accogliesse l’anelito dello spirito. Le vetrate completano l’adeguamento sottolineandone la contemporaneità.

(L. Servadio)

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