Una casa laboratorio

Servizio di Gabriella Anedi
Foto Athos Lecce

E’ certamente un modo originale quello di concepire la casa di campagna non solo come ritrovo per la grande tribù degli amici (lo si deduce dal numero di camere riservate agli ospiti) ma anche come spazio di ricerca per colori, materiali e arredi capaci di integrare le biografie personali con il paesaggio circostante. Un vero e proprio laboratorio di idee per Barbara Vergnano che nella continua osmosi di arte e vita riesce a far convivere con fluidità gli spazi della sua Galleria milanese con l’appartamento privato e, all’inverso, quello che potrebbe essere la “fuga”, il “rifugio” come luogo di azione creativa e incessante. La rottura di questi steccati è prassi abituale del suo lavoro: approdata al mondo dell’antiquariato con una solida cultura classica, ha saputo e voluto avvicinarsi all’arte contemporanea il risultato? Oggetti d’uso, in cui rifluisce con leggerezza la memoria del moderno creati sempre in stretta collaborazione con artisti e artigiani con cui ha costruito un solido affiatamento. Le soluzioni proposte sono sempre uniche, una linea alternativa al design industriale, una possibilità di personalizzazione dove ognuno può trovare consonanza con quel sé irriducibile al gruppo e, soprattutto, alla massa. La materia prima o il pezzo originario, quasi sempre di semplice fattura, si arricchiscono ogni volta sorprendentemente solo grazie all’idea e all’abilità manuale. Cosa può scaturire da questi processi lo si vede in queste pagine: all’interno di soluzioni spaziali strutturali e mai semplicemente scenografiche o posticce, la casa rivive di atmosfere inedite, e la collocazione sapiente degli oggetti dispone in un intrigante dialogo colori, spazi, luci e memorie. Eppure, nonostante la quantità di sollecitazioni, la sensazione che danno queste stanze è di grande pace: rarefatte e mai accumulate, le cose lasciano spazio al vuoto che, per Barbara, è la definizione più adatta a definire il lusso, oggi.

E’ stato il lampadario di Murano di inizio secolo a ispirare i colori di questa sala da pranzo: con carte veline verdi Botter ha rinnovato il vecchio tavolo recuperato in un mercatino di Casale: di memoria famigliare invece il cassettone e le sedie. Sopra e sotto, le due nature morte di Tin Tin Birall e, nella pagina precedente, un esempio di audace aggiornamento del classico corridoio che collega le camere da letto con le scale: le strisce verticali sono acquarellate direttamente sull’intonaco. In fondo, posate a terra, due lampade di Peppino Campanella in pietra leccese e vetro riciclato.

L’ispirazione moderna degli arredi è subito data da questa scultura modulare in ferro di Tarino e dall’acrilico degli anni ’50 di Antonio Carena. Sotto, il camino con, ai lati, i ritratti di Rosaria Raineri Boiti. A destra, il tavolino dipinto a mano con un effetto a trompe l’oeil che ripropone l’antico uso orientale di coprire le superfici con preziosi tappeti. In questi accordi di toni caldi e freddi, campeggia l’acrilico di Tin Tin.

Bastano tre poltroncine anni ’50 a ricreare una piacevole atmosfera famigliare, in bilico tra un audace lilla e il verde riposante del giardino che circonda tutta la casa. La iuta alla parete di Lavinia Gavazzi crea una zona di silenzio sopra il day bed in ferro ricoperto da un semplice materasso in lino grezzo. A destra la camera da letto padronale: letti e armadi della tradizione convivono con una interpretazione domestica dello “strappo”: si vede infatti la “fodera” della vecchia tappezzeria recuperata dopo l’eliminazione dello strato di copertura. I monogrammi uniscono come in uno stemma criptico i nomi di Barbara e di Terenzio. Si ringrazia la società MON.DO, operante da anni sul territorio per la promozione turistica del Monferrato. (www.monferrato.org)

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