Una bastide in provenza

Servizio: Luisa Carrara
Foto: Fabrizio Gini
Testo: Walter Pagliero

Si poteva nobilitare una costruzione agricola edificata nel ‘700 come architettura spontanea, cioè senza il progetto di un architetto ma seguendo la pratica dei muratori e dei carpentieri? Un modo c’era: creando all’interno delle sue mura
una prestigiosa piscina profonda dove potersi tuffare. Qui nella “bastide” Grenache di Ménerbes il restauro è stato fatto seguendo i criteri oggi di moda in Francia come in Inghilterra: ciò che è nato spoglio non solo deve rimanere spoglio ma anche un po’ distrutto. Di conseguenza la piscina doveva essere in pietra grezza come l’edificio e
senza abbellimenti né formali né cromatici: una vasca rettangolare assolutamente grigia e squadrata più simile al fossato difensivo di un castello che a una moderna vasca natatoria. Ma nonostante le premesse questa piscina ha fascino.

Intorno a questa vasca natatoria, tutta costruita in pietra e cemento grigi, ci sono solo austeri lettini in ferro battuto verniciati di nero, molto funzionali ma visivamente simili a giacigli di monaci penitenti. Ma è qualcosa che oggi piace molto e che fa preferire le sofisticate maison-relais (stazioni di posta dove si cambiavano i cavalli) ai tradizionali alberghetti di campagna di un lusso spesso provinciale. Se si viaggia facendo sosta in questi luoghi del passato
così severamente restaurati, si può avere la sensazione di ripercorrere un grande pellegrinaggio del Medio Evo, quando lo scopo era l’elevazione spirituale e non i riti del turismo vacanziero. Unica decorazione ammessa in
questa piscina sono alcuni giganteschi vasi di cotto col bosso tagliato a palla come nei giardini barocchi.

Legano con il verde dell’acqua assolutamente autentico (non ci sono piastrelline colorate a fare da cosmetico). Una scelta disincerità che si può osservare anche negli interni: tutte le pareti costruite con le antiche pietre sono state lasciate “a vista”, i pochi tratti intonacati li hanno tinteggiati di grigio e grigia è la pietra delle grosse lastre del pavimento. I mobili di varia epoca dell’arredo sono ancora rigorosamente scrostati come al momento dell’acquisto; le dorature e le patine sorprendono più così che se fossero lucidate alla perfezione. Per gli italiani è cosa nuova; si tratta solo di farci l’occhio e di lasciarsi “prendere” da una più austera forma di snobismo.

La piscina è stata costruita artigianalmente da maestranze locali usando pietre grezze, cemento e sabbia grigia su progetto dei nuovi proprietari Jocelyne e Jean- Louis Sibuet. La cosiddetta bastide (un termine provenzale che
in italiano corrisponde a casa colonica) si trova immersa nella campagna più tradizionale coltivata a vigneti di uva grenache (da noi viene chiamata alicante), il vitigno che ha dato il nome a questa costruzione. Oggi è adibita
ad agriturismo e sfrutta sia l’ambiente naturale ancora immune dal morbo della cementificazione degli ultimi cinquant’anni, sia la relativa vicinanza a centri storici interessanti (e ben conservati) come Ménerbes, Bonnieux e tutta la zona del Luberon. La cucina è quella molto aromatica della provenza e il vino di sicura eccellenza.

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