Un paradiso a pochi chilometri da Torino


Il Parco di Salbertrand, in Alta Valle di Susa

Gli edifici in legno scandinavi offrono ancora esempi mirabili di architettura vernacolare. In molti casi ancora abitati, spesso sono diventati musei, ricordo dell’industriosità umana, prima dell’epoca industriale.

Servizio e testi di Leonardo Servadio

Non ci sono impianti di risalita e la ricchezza della flora e della fauna di per sé fa del Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand un’area di delizie montane. Agli aspetti naturalistici si aggiunge poi il patrimonio di cultura materiale
che ha portato alla creazione dell’Ecomuseo “Colombano Romean lavoro e tradizione in Alta Valle di Susa”.
Ne parliamo con Massimo Garavelli, il Presidente del Parco: come nasce il Parco? “Il Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand nasce nei primi anni ’80 e interessa 7 Comuni: 5 dell’Alta Valle di Susa e 2 della Val Chisone. Il territorio
del Parco ha un’esposizione prevalentemente a settentrione, e questo contribuisce a un microclima particolare. L’area protetta è nota per ospitare un patrimonio boschivo tra i più rilevanti delle Alpi occidentali piemontesi: una foresta
mista di abete bianco e abete rosso da cui sono stati estratti i legnami usati per edificare le principali residenze dei Savoia, quale quella di Stupinigi, o anche per la Basilica di Superga.
Il patrimonio faunistico è ampio: nel parco vivono cervi, caprioli e camosci in un’atmosfera incantata.
È significativo che questa meraviglia della natura si trovi a una settantina di chilometri da Torino, in una valle attraversata da infrastrutture importanti quali la ferrovia e l’autostrada che la rendono molto facilmente raggiungibile, non solo dal capoluogo piemontese ma anche dalla vicina Francia.

La pietra e il sudore della fronte: erano questi gli ingredienti delle architetture vernacolari della valle – come di ogni
valle. Nel contesto naturistico, conservato, protetto e reso florido, tali edifici, restaurati e resi abitabili, restano come
testimonianza dell’opera umana commisurata e coerente col panorama. Il manto murario e le coperture sono conservate nella loro forma e costituzione originarie: gli interni sono restaurati con sistemi aggiornati di coibentazione che favoriscono il risparmio energetico.
Il mulino idraulico di Salbertrand è sulla sinistra della Dora. Accanto alla sala con la macina verticale sta un ambiente con tre coppie di macine e i setacci per la farina.

Il flusso di turisti è notevole, attivato soprattutto dalla ricchezza e varietà della fauna, che tra l’altro è in evoluzione positiva: recentemente nei boschi sono tornati il lupo e il gipeto, un avvoltoio dotato di un’apertura alare impressionante, superiore a quella dell’aquila.
Ma l’aspetto più singolare del Parco è il suo sistema ecomuseale, sorto per la valorizzazione di importanti tracce di archeologia industriale: un mulino idraulico che testimonia i vari aspetti dello sfruttamento della forza dell’acqua, dal medioevo ed oggi con la produzione di energia idroelettrica, un’ottocentesca ghiacciaia, una carbonaia, un forno, e, in futuro, l’unico mulino a vento ubicato in zona montana.
Particolare rilievo va anche attribuito al fatto che il Parco è situato in area di bilinguismo occitano, tutelato a livello nazionale.”

La popolazione dei paesi presenti nel Parco vive di attività a questo collegate?
“Solo in modo marginale. I visitatori annuali sono circa 20.000, ma le attività ricettive non sono una fonte importante di lavoro. Le persone che vivono in queste zone lavorano prevalentemente nelle infrastrutture presenti sul territorio. Vi è anche il fenomeno del ritorno in valle dei figli di chi nei decenni passati si trasferì in città. E si registra un nuovo afflusso di chi desidera lasciare la città per vivere in un luogo salubre con una buona qualità di vita e di servizi. Vi sono alberghi, attivi soprattutto d’estate.
E c’è anche una struttura a rifugio in quota (presso Montagne Seu, a 1700 metri di altitudine) dove può soggiornare chi ama osservare gli animali selvatici nel loro ambiente naturale.”

Esiste anche un significativo patrimonio culturale…
“Il periodo d’oro della zona è stato tra la metà del ‘400 e la metà del ‘500: epoca di forte sviluppo dei commerci,
grazie all’autonomia amministrativa legata alla Republique des Escarton, che ha dato luogo a investimenti
per opere architettoniche rilevanti. La chiesa parrocchiale, arricchita da preziosi affreschi, è inserita nel circuito ecomuseale, così come la cappella dell’Annunciazione in frazione Oulme, recentemente restaurata e riportata all’antico splendore.”

Avete commissionato nuove opere?
“Recentemente è stata realizzata una sauna in legno, secondo i disegni del finlandese Alvar Aalto: una piccola
architettura che è già diventata mèta di visite.
Il progetto è nato dalla collaborazione tra il Parco e la facoltà di architettura di Torino, che prevede corsi e contatti anche con altre facoltà europee, tra cui quella di Helsinki. Al di là di questo, non vi sono nuove strutture nel Parco che, essendo area protetta, non prevede nuove edificazioni. Vi è invece un’attività di recupero degli edifici esistenti che sono mantenuti col loro volto esterno, mentre internamente sono oggetto di interventi di riqualificazione soprattutto intesa al miglioramento della coibentazione e della fruibilità.
Circa i 4/5 del patrimonio storico edilizio è stato recuperato in questo modo: molte strutture a carattere rurale sono state rese abitabili, mantenendo il profilo esterno storico, con i tetti in lose. Per questi interventi il Parco ed il Comune di Salbertrand erogano notevoli contributi finanziari”.

L’area protetta del Parco è ricca di vegetazione.
Parte del territorio è iscritto nel Libro nazionale dei boschi da seme per tre specie arboree: Abies alba, Picca excelsa e Pinus cembra.
Ricostruzione a blockbau (tronchi sovrapposti incrociati agli spigoli), in collaborazione con la facoltà di Architettura di Torino, della Smoke-sauna progettata dal finlandese Alvar Aalto.
Nel forno a legna di Oulme annesso al mulino si fa il pane “come una volta”.
Un’immagine storica della chiesa di S. Giovanni Battista, luogo d’arte, con affreschi del XVI secolo.

IL LUOGO DA CUI COMINCIARE LA VISITA

DAL 2005 È ENTRATO IN FUNZIONE IL CENTRO VISITA DEL PARCO, A DISPOSIZIONE DEI TURISTI.
SITUATO AI CONFINI DEL TERRITORIO PROTETTO E FACILMENTE ACCESSIBILE CON I MEZZI PUBBLICI (IN TRENO) È RAGGIUNGIBILE ANCHE A PIEDI DALLE AREE DI SERVIZIO DELL’AUTOSTRADA. NEL CENTRO I VISITATORI, E IN PARTICOLARE LE SCOLARESCHE, SONO ACCOLTI E ORIENTATI PER GODERE AL MEGLIO IL PATRIMONIO NATURALE E
ANTROPICO, SECONDO GLI SPECIFICI INTERESSI E PRIORITÀ. AL PIANO TERRA NELLA SEDE È ALLESTITA UN’AREA ESPOSITIVA CHE ATTRAVERSO DIORAMI ILLUSTRA LE PARTICOLARITÀ DELLE SPECIE ANIMALI E VEGETALI TIPICHE DELL’AREA.

IL GRAN BOSCO E I SUOI SEGRETI

L’area protetta del Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand si estende sulla destra della Val di Susa, in Piemonte, (nelle Alpi Cozie settentrionali), da quota 1000 fino alla quota dello spartiacque, a 2600 metri di altezza.
L’area interessata è di 700 ettari, occupata da una foresta mista di abete bianco e abete rosso.
Oltre che dalla presenza di queste due particolari specie, l’importanza di questi boschi deriva dal fatto che essi comprendono tutte le conifere di pregio dell’ambiente alpino.
La grande varietà di specie vegetali ha favorito anche l’insediamento di una fauna ricca e variegata.
Vi è inoltre una ottantina di specie di uccelli, tra le quali numerosi rapaci, quali l’astore, lo sparviere, la poiana, il gheppio, l’aquila reale.
Vi sono molti rapaci notturni, quali l’allocco, il gufo reale e la civetta capogrosso, che preferisce le foreste di abete e si insedia nelle cavità scavate dal picchio nero. Sono numerosi i tracciati per le passeggiate.

 

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