Un concorso per L’Arcangelo

L’architetto Gianfranco Vinardi ha organizzato l’esposizione dei modelli presentati al concorso per la statua di San Michele. Da qui sorgerà il futuro Museo della Sacra.

L ‘architetto Gianfranco Vinardi, dello Studio di Architettura Fratelli Vinardi, si sta occupando del restauro della Sacra ed ha curato l’allestimento della mostra dei bozzetti presentati dai 37 artisti partecipanti al Concorso nazionale per la realizzazione di una scultura ispirata all’arcangelo Michele. Il concorso è stato organizzato con la partecipazione della Regione Piemonte. Il desiderio di collocare una statua di San Michele era stato espresso da P. Antonio Salvatori, per molti anni Rettore della Sacra.

La pianta del percorso espositivo.

«La Sacra di S. Michele nella sua lunga vita ha conosciuto momenti di crisi e momenti di grande splendore – spiega l’architetto Vinardi – Negli ultimi 10 anni c’è stata una decisa rinascita e la collocazione della nuova statua è intesa quale suggello di questa svolta. Mancato p. Salvatori, il suo successore ha portato a compimento l’iniziativa». Il maestoso paesaggio entro il quale si erge la Sacra, spiega Giampiero Leo, Assessore alla Cultura della Regione Piemonte, «e il cimento di confrontarsi con uno dei rari capolavori “firmati” da uno scultore medievale, quale il portale dello Zodiaco, certamente non ha lasciato indifferenti gli artisti che hanno partecipato». Ed Enrico Nervini, Presidente del comitato Sacrense, specifica: «Chi si recherà alla Sacra incontrerà, alla base dalla quale si eleva il corpo principale del possente monumento, un nunzio, un custode d’eccellenza, il suo difensore, l’arcangelo Michele». Nella motivazione per il conferimento del premio a Paul dë Doss Moroder di Ortisei, si legge che nella sua opera «ad una elevata qualità artistica si abbinano elementi di forte impatto emotivo (…) e più sottili riferimenti alle origini dell’Abbazia (angelo con cocolla benedettina)».

La Due prospettive della sala espositiva. A destra nell’immagine in alto, l’opera vincitrice.

E’ stato inoltre apprezzato «il forte senso di accoglienza ed il totale rifiuto di truculenza e violenza che l’opera esprime (la spada che ha agito non è impugnata dall’angelo, che invece ha un gesto di apertura verso il pellegrino che sale)». La mostra dei bozzetti è stata inaugurata il 18 ottobre e durerà per due mesi. E’ ospitata nella foresteria grande della Sacra, oggi usata come sala per conferenze. «Abbiamo organizzato l’esposizione secondo un percorso circolare – spiega Gianfranco Vinardi – Gli espositori sono stati allineati in modo assai semplice. Essi stessi diventano le quinte che occultano il grande tavolo per conferenze e permettono allo spazio di assumere le caratteristiche di un luogo espositivo». I supporti sono realizzati in modo lineare. Si tratta di strutture leggere in ferro, costituite da quattro sostegni e un piano di appoggio. Data la leggerezza dei sostegni in ferro, alti circa un metro, su tre lati è stata posta una lamiera sagomata secondo un disegno che richiama le cime montane. Tale lamiera conferisce solidità all’insieme. Sulla parte anteriore di ogni supporto è posto un piano inclinato a mo’ di leggio. L’illuminazione è fornita da faretti sostenuti da una barra innescata sui supporti verticali che sostengono anche il tessuto di colore scuro. Questo funge da fondale nonché divisorio per l’esposizione stessa. I supporti verticali delimitano gli ambiti riservati a ogni singolo pezzo e i faretti illuminano sia l’opera, sia la didascalia. La localizzazione delle luci consente di individuare visivamente gli ambiti dedicati alla mostra, lasciando in ombra le pareti della sala, sulle quali sono collocate altre opere pittoriche estranee alla mostra. Nel complesso si tratta di un sistema di enorme praticità e semplicità. Facilmente riutilizzabile sia per mostre permanenti (probabilmente resterà in dotazione al costituendo Museo della Sacra di San Michele) sia per altre manifestazioni temporanee. Il percorso espositivo è definito anche da una lunga fila di pietre allineate al suolo, che indicano la zona di rispetto oltre la quale il visitatore non può spingersi. Un filo luminoso accompagna e sottolinea ulteriormente la presenza del “confine di pietre” che separa il pubblico dagli oggetti in mostra.

(L. Servadio)

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