Un camino gotico nella villa castello di Thiene


Camini e comignoli sono grandi protagonisti in questa elegante architettura di metà ‘400, sorta a Thiene durante il dominio della Serenissima quando la cittadina era un mercato franco.

La villa risale all’ultima fase del gotico italiano e si presenta ancor oggi nelle sue forme originali più o meno restaurate. E’ dovuta alla volontà di un nobile di Vicenza, allora il più ricco di quella città, il conte Francesco Porto di Breganze, che da illuminato possidente si occupò di razionalizzare i metodi di coltivazione della sua campagna ottenendone un proficuo miglioramento. Nata come villa di campagna, anche se per la sua magnificenza ora viene chiamata “il castello”, rimase fortunatamente nelle mani della stessa nobiltà veneta, molto conservatrice, che ha saputo far
arrivare intatti fino a noi anche i capolavori del Palladio.
Il conte “agronomo” non badò a spese nel costruirla; lo testimoniano sia l’architettura che la decorazione in pietra rimaste, in ottime condizioni, mentre la parte pittorica originale è andata perduta perché completamente rifatta più di
un secolo dopo. Fortunatamente la nuova fastosa “veste” pittorica che ha ricoperto le pareti interne è opera di due
importanti freschisti veneti allievi del Veronese, Giovannantonio Fasolo e Battista Zelotti; i loro affreschi storici posseggono un impianto classicizzante che si amalgama assai bene con le trine marmoree tardo gotiche di finestre e camini.

La cappa del camino a tronco di cono pentalobato,
è di matrice gotica, ma è interrotta da una larga cornice
in pietra scolpita col motivo dei girali a foglie
di acanto di gusto classico.

1. L’esterno del cosiddetto “castello di Thiene”, in realtà villa di campagna edificata come tale a metà del ‘400.
2. Un dettaglio dell’affresco cinquecentesco La clemenza di Scipione dipinta sulla parete sinistra della sala nota come “camerone del camino”.
3. Molto signorili anche le scuderie per cavalli progettate nel ‘700 dall’architetto barocco Francesco Muttoni.
4-5. Il cosiddetto “camerone” dove si fondono l’eleganza verticale del camino gotico e il gusto per l’antico delle pareti
affrescate con storie romane.
6. Particolare del tetto, da cui si innalzano i pittoreschi comignoli gotici.

L’unione di questi due momenti “alti” dell’arte decorativa italiana ha fatto di villa Thiene un mix veramente unico di
bellezza pittorica e di effetto decorativo d’insieme. A questo punto è giusto parlare dei camini del palazzo (uno dei
quali è qui riccamente illustrato).
Una tipologia particolarissima è alla base del suo fascino: la sua volumetria, riconducibile al tronco di cono pentalobato, è chiaramente di matrice gotica, ma è interrotta da una larga cornice in pietra scolpita col motivo dei girali classici a foglie di acanto e da due paraste con candelabri. Si tratta di elementi decorativi di origine ellenistico-romana continuamente reimpiegati durante il Medio Evo; ma qui siamo vicino a Padova, una delle capitali dell’Umanesimo, dove il rinnovato interesse per la cultura classica cominciava a manifestarsi anche se la sensibilità generale rimaneva ancorata al tardo gotico. Doveva ancora passare una ventina d’anni perché nell’arte veneta esplodesse in pieno,
con l’opera del Mantegna, il gusto antiquario per le antichità romane. Ma qui, in questa preziosa cornice di camino, abbiamo già una splendida e precoce testimonianza del nuovo gusto. A tale proposito è interessante il fatto che le parti in pietra vengano attribuite ad artisti di scuola milanese, forse esuli in un momento in cui Milano era travagliata dalla guerra di successione per il posto lasciato vuoto dalla dinastia dei Visconti, cessata per mancanza di eredi.

(W. Pagliero)

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