Ugo Cantone, Mariagrazia Leonardi




Supporto estetico alla ‘Teoria della Devastazione’
Lo studio è rivolto all’osservazione delle specificità e delle caratteristiche del paesaggio mediterraneo e all’individuazione di possibilità di collocazione per il progetto secondo i principi desunti dalla Teoria della Devastazione.1
Si riassumono tra le vicende culturali a sostegno del tema le ‘teorie linguistiche e comportamentali’ e le ‘teorie Gestaltiche’ che hanno dischiuso gli orizzonti scientifici con strumenti idonei e propositivi dai quali dipende anche il comportamento dell’uomo nell’ambiente.
All’interno del panorama culturale offerto dagli studiosi si è posta inoltre l’attenzione sul lavoro di Tzvetan Todorov che, in relazione ai fenomeni visivi che interessano il paesaggio, ha fornito una riflessione sull’insieme ‘ricettivo-comunicativo’ dovuto alle immagini che si presentano costantemente in natura e sulla riflessione verbale-conoscitiva che converge su due elementi: ‘lo sguardo’ e ‘la parola’.
Indispensabili si sono pure ritenuti i contributi degli artisti.
Dal concettualismo di Marcel Duchamp (che, secondo l’opinione dei più accreditati studiosi del settore, pare indichi, tra le complesse righe del suo linguaggio, un percorso culturale che sfocia in un ambientalismo precoce), hanno avuto seguito: la ‘land art’, ‘l’arte povera’ e ‘l’arte ecologica’.

Modificazioni: aggregazione binata
La città archeologica che rinasce
attraverso la rappresentazione di se stessa
Architetture in evoluzione nella città devastata

Si è ritenuto inoltre utile il riferimento alla scienza degli insiemi unitari e alla loro pregnante diffusione nel territorio, applicando una metodologia strutturale per aree omogenee, e si sono volute sintetizzare, all’interno di un insieme interdisciplinare, quelle esperienze scientifiche necessarie per potere interpretare correttamente i segni linguistici
degli elementi che costituiscono il paesaggio, nonché l’idea di natura in morfogenesi anamorfica.
Il tentativo della ricerca è stato quindi quello di orientare il progetto verso tematiche che dovrebbero avere come referente linguistico la natura in ogni possibile implicazione geomorfologica. Sono entrate in causa: le teorie estetiche del ‘decostruzionista’ Jacques Derrida, le sperimentazioni progettuali decostruttiviste di Peter Eisenman e di Frank O. Gehry, che si svincolano dalle correnti neoplastiche di Piet Mondrian, Paul Klee e Theo van Doesburg sviluppando temi geometrici ‘in termini di devastazione’, che traggono spunto dalle irregolarità della natura. Ad aggiungere assensi alle teorie ‘decostruzioniste’ sono inoltre i matematici Benoit Mandelbrot, con la ‘teoria dei frattali’, e Renè Thom, con la ‘teoria delle Catastrofi’.

Piazza Montessori, veduta del confronto del nuovo
fronte lavico con le preesistenze
Piazza Montessori, sezione sul parcheggio e sulla piazza coperta

Tra le riflessioni sull’estetica del paesaggio si sono scelte quelle dello studioso siciliano Rosario Assunto che, sintetizzando le linee tematiche del progetto paesaggistico, scrive: «È la storia che comincia nella natura, come la città nasce dal paesaggio; è nella natura che ha il suo epilogo: epilogo, anche nella città storica, quel ritornare di storia e
città a natura e paesaggio, di cui si accorse poeticamente il gusto settecentesco, e poi romantico, che nelle rovine vedeva l’immagine di una città come frantumazione nel paesaggio».2 Si sostiene quindi che il progetto debba prioritariamente operare nella direzione di porre rimedio alla perdita di quelle immancabili relazioni di equilibrio tra città e natura a favore di rinnovati interessi culturali, la cui importanza figurativa risulta felicemente focalizzata nel pensiero di Gustave Flaubert che, nel suo viaggio in Sicilia, nell’impatto con l’ambiente mediterraneo, ebbe a sottolineare la ‘struggente bellezza del paesaggio e delle rovine’.
In questo clima culturale, si propone l’idea di paesaggio come ricchezza figurativa per la ricerca di nuove spazialità architettoniche e urbane. Il risultato di questi studi è stato quello di rimeditare il processo della genesi e stabilire un rapporto interfacciale tra i due elementi della nostra realtà cosmica, ‘la res cogitans’ intesa come pensiero e ‘la
res extensa’ intesa come azione, per individuare una metodologia progettuale che traduca in norma le complessità anamorfiche della natura, per il conseguimento dell’intramontabile rapporto tra ‘l’impalpabile archetipo’ di ispirazione naturalistica e ‘la concretezza materica’ di nuovi prototipi progettuali.

Piazza Montessori, i sistemi del mercato
e del parcheggio, vedute del confine con la scuola,
della quinta dell’acquedotto benedettino e particolare
sul sistema dei percorsi pedonali
Piazza Montessori, vedute della piazza, del sistema di arredo e del confine tra la piazza e il
parcheggio coperto

Un caso di sperimentazione progettuale nella città di Catania: piazza Montessori
Nell’intento di ripensare i modi dell’architettura della città, densa e diffusa, e delle sue parti come accostamenti di presenze diverse, tuttavia accomunabili nell’appartenenza ad una realtà dinamica da trasformare e ‘devastare’ attraverso i principi della grafica computerizzata, ‘estendere, traslare, ruotare, sottrarre’ sono considerati i segni rappresentativi di una realtà che continuamente si modifica.
Partendo dal concetto di ‘metaspazialità del paesaggio’ di Rosario Assunto,3 ci si è orientati verso il recupero, nella sperimentazione progettuale, dell’archetipo naturalistico, scegliendo tra le risultanti del processo di anamorfosi alcune immagini rappresentative del dinamismo plastico della sua struttura modificata.
Nel caso progettuale presentato4 si affronta, in particolare, il tema del riequilibrio degli spazi aperti di una parte del paesaggio urbano appartenente all’espansione degli anni Sessanta della città di Catania.
L’immagine di piazza Montessori viene riformulata con la citazione dell’evento lavico, disponendo un piano cristallizzato, risolto con una superficie frammentata e astratta, dove si incidono i percorsi.
Alla massa del muro del confine con la scuola, estesa tela bianca da graficizzare con tratti spontanei e liberi, si alterna un nastro vetrato che rende partecipi alla quinta della piazza le permanenze fisiche di un acquedotto benedettino e la vitalità dell’ambiente scolastico.
Un mercato si colloca all’interno di un’architettura metallica che gli consente la presenza al coperto su una piattaforma destinata ad ospitare anche incontri e piccole manifestazioni.
Il limite della superficie lavica a ridosso della nuova architettura è segnato dall’installazione di una serie di tralicci in acciaio e, un sistema di piattaforme aggettano dalla fronte lavica sul tessuto storico di piazza Fucinato per interromperne l’isolamento fisico.

Unicam - Sito ufficiale
www.archeoclubitalia.it
Archeoclub d’Italia
movimento di opinione pubblica
al servizio dei beni culturali e ambientali
Consiglio Nazionale degli architetti, pianificatori paesaggisti  e conservatori
Consiglio Nazionale
degli Architetti, Pianificatori
Paesaggisti e Conservatori

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