Tre nuove chiese a Bari

Tre nuove Chiese a Bari
C’era un tempo in cui il villaggio sorgeva tutto attorno alla chiesa, la casa comune. Oggi spesso accade che la chiesa venga costruita nei quartieri generati dall’espansione urbana. All’interno dell’area comunale o nei paesi del circondario che crescono rapidamente sotto l’impulso della metropoli attorno alla quale gravitano. A Bari, città di enorme vitalità e in rapida crescita, la chiesa è tornata protagonista: le nuove chiese sono sorte per dare un’anima ai quartieri ma spesso sono chiamate a essere anche centro di riferimento urbanistico e sociale. Presentiamo qui tre esempi di nuove chiese baresi, tutte progettate da Ottavio Di Blasi. Si vede come la stessa mano possa generare soluzioni diverse, nei diversi contesti.

«LA FUNZIONE PASTORALE DELLA CHIESA NELLA CITTÀ ODIERNA»
Queste risposte riassumono le valutazioni sulla “funzione pastorale della chiesa nella città odierna” che S.E.R. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari – Bitonto, ci sottolinea in questa presentazione rilevata dal Diac. Bruno Ressa, Responsabile Ufficio Tecnico Diocesano. Di solito i quartieri periferici mancano di un luogo di riferimento. Le tre nuove chiese costituiscono tale luogo? I tre nuovi centri parrocchiali sono ubicati in zone periferiche, quartieri dove sono scarsi i servizi e inesistenti i centri di aggregazione. Per cui non solo rispondono ad un servizio per i credenti ma hanno anche una funzione aggregante. Oggi infatti la chiesa-comunità molto spesso riesce a proporsi come luogo di relazioni significative e gratificanti, capaci di aiutare ogni persona ad esprimersi con tutta la ricchezza del suo essere, allontanando ogni forma di timore; dovunque si trovi, può offrire, a certe condizioni, una dinamica molto positiva dell’accogliere e dell’essere accolti. Tra l’altro, nella parrocchia interagiscono persone di varia condizione socio-culturale ed economico-professionale, per cui tutti possono condividere momenti molto significativi e rigeneranti. Non si possono, però, tacere le perplessità e le angosce a cui anche una tale esperienza ecclesiale non può sfuggire, perché i mali e le contraddizioni della vita cittadina si riversano, a volte pesantemente, tra i corridoi delle aule catechistiche e negli spazi di accoglienza delle nostre strutture ecclesiali. La parrocchia di oggi non sfugge alle contraddizioni e alle lacerazioni della nostra civiltà, pur restando una proposta qualificata nei nuovi contesti urbani.

Ritiene che dalle architetture delle nuove chiese possa nascere un “messaggio” eloquente anche per i lontani? Anche oggi, tempo nel quale le forme e le funzioni dello spazio liturgico chiedono di essere ripensate alla riforma voluta dal Concilio Vaticano II e al cammino di fede della comunità che celebra il mistero di Cristo, l’edificio di culto cristiano deve corrispondere alla comprensione che la Chiesa, popolo di Dio, ha di sé stessa nel tempo e le sue forme sono immagine relativa di questa autocomprensione. È il motivo per cui, secondo il progettista, a Loseto – Bari il complesso parrocchiale del “Salvatore” viene costruito come abside in un “cratere”, quasi a ricordare gli antichi ipogei di cui questa terra è ricca;“S. Rita” in Ceglie – Bari diventa una nave che lascia il porto per trasportare tutti ad una realtà migliore; “S. Maria del Soccorso”, in Noicattaro – Bari riprende l’idea del trullo-masseria, una delle tipologie fondatrici della cultura degli insediamenti in Puglia. Queste nuove forme architettoniche richiamano indubbiamente l’attenzione anche dei lontani. È innegabile che il minor o maggior richiamo dipende dalla tappa che una persona sta vivendo nella sua ricerca religiosa, se ha bisogno più di una provocazione estetica o di illuminazione esistenziale di un cammino interiore. Ma è anche vero che le forme architettoniche non riescono mai a prevalere sulle “ragioni” teologiche-ecclesiali e umano-esistenziali che una comunità dovrebbe offrire. Non è secondario inoltre verificare come la Comunità dei praticanti legge le nuove forme architettoniche e le riveste di significati, se riesce ad usarle come possibilità nuova di vita e di messaggi. Oggi si parla sempre meno di “nuove chiese”, sempre più di nuovi centri parrocchiali… Si è passati da una cultura che vedeva nel solo tempio il riferimento costante per la vita spirituale, per la celebrazione dei sacramenti, ad un pensiero che riconosce la parrocchia anche come centro di aggregazione che dà spazio a tutti: tutte le età, tutte le condizioni socio-economiche, tutte le culture. Le si riconosce, ormai, il valore per un cammino di crescita integrale della persona; per cui è pensata come centro di vita non più riducibile al ruolo di “agenzia” solo religiosa. Questa sensibilità è presente in diocesi e questi tre nuovi centri parrocchiali sicuramente potranno risultare una grande risorsa al fine di educare: i credenti a passare dalla proclamazione al vivere il Vangelo; i non credenti a sviluppare un’attenzione sempre più puntuale e costante verso i valori di solidarietà e fratellanza.

 

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