Tradizioni e cibi

Tra passato e presente i sapori della cucina friulana

Per la minestra veniva usata una pentola di rame nota con il nome di stagnade per il rivestimento interno di stagno, ma anche come pignat di ram pe mignestre. Sulla base del focolare trovava posto anche il treppiede (trepîts) di ferro battuto su cui venivano appoggiate le pentole di coccio o di rame per riscaldare i cibi. Il trepîts veniva usato anche per poggiarvi la caldaia e fare la polenta, poiché dava maggiore stabilità quando questa veniva mescolata con energia. In molte famiglie si faceva il pàn di cincuantin, che si metteva a cuocere sotto la cenere calda chiamata in friulano
buiade e veniva avvolto nelle foglie di verza, che ne proteggevano la cottura e facevano in modo che il pane non si sporcasse di cenere ("il più buono che ho mai mangiato" assicura Rino Olivo, Vicepresidente di una delle famose associazioni denominate Fogolâr Furlan). Talvolta, ma non in tutte le famiglie, attorno alla cappa (le nape) si appendeva ad asciugare la carne di maiale appena macellata. Un’altra usanza, seppur fin troppo rara, era quella di appendere alla cappa del camino un’aringa per affumicarla. I componenti della famiglia, a turno, toccavano con la loro razione di polenta il pesce penzolante, accontentandosi di mangiarne il sapore; in alcune famiglie addirittura il capo famiglia prendeva l’aringa, la toccava con la sua polenta, e poi la lanciava al figlio maggiore e questo, dopo essersi servito, la lanciava al fratello e così via fino ai più giovani di famiglia.

Una specie di gioco burlesco, che confondeva la mancanza di cibo. L’aringa veniva messa via per il giorno dopo. Un’astuzia di certe massaie era quella di appendere alla cappa del camino dei sacchetti di tela di lenzuolo con dentro le sementi del radicchio e dell’insalata, perché col vapore del camino si gonfiavano, accelerando la nascita delle piantine. Inoltre, proprio perché era il punto più caldo della casa, in alcune famiglie venivano messi, nel vano del fogolâr, i bachi da seta quando erano ancora piccolissimi e occupavano poco spazio, perché non prendessero freddo, altrimenti c’era il rischio che morissero. Tra le ricette tipiche troviamo il salame e il cotechino cotti sotto la cenere accompagnati dalla polenta o dalla brovada (un piatto tipico regionale composto da rape macerate sotto le vinacce di Ramandolo o Refosco per circa 30 giorni) e il frico di patate, un tortino composto appunto da patate e da due qualità del formaggio Montasio.

Ristoranti e ricette

Le antiche ricette del fogolâr friulano si sono trasmesse nei secoli e oltre alle famiglie ci sono alcuni ristoranti che le
fanno ancora proprie. Ad esempio locale tipico che conserva le tradizioni friulane è l’Azienda Agricola "I Comelli" che vanta una tradizione ultracentenaria nella coltivazione della vite e che, negli ultimi anni ha voluto unire a questa l’ospitalità agrituristica. L’agriturismo è situato a Nimis tranquillo paese ricco di storia e inserito nelle colline del Friuli
orientale, terra del vino Ramandolo, primo cru friulano, apprezzato per la sua eleganza e finezza. Gli altri vini che vengono prodotti sono Picolit , Refosco, Cabernet, Merlot, Tocai, Pinot Grigio e Moscato Rosa.

A Blessano di Basiliano

In questo paesino della provincia udinese c’è un antico locale l’Osteria da Alma in cui il tempo non sembra mai essere passato. Qui si trova un antico focolare del 1800 corredato da un cjavedal della prima metà del’700. Entrando si ha l’impressione di fare un tuffo nel passato perchè "tutto è rimasto come un tempo" come afferma la proprietaria. "Il focolare , il cjavedal, questi vecchi tavoli… sono di un’epoca povera fatta di stenti, ma tutti parlavano in friulano e io voglio che chi viene a bere qui da me lo sappia parlare".

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