TRADIZIONE GIAPPONESE


Giappone – Prefettura di Sumiyoshui (Osaka) – Realizzazione di una villa – Progetto Masayoshi Setogawa, architetto

Lo spazio resta definito dalla leggera armatura strutturale in legno: elementi che si allineano ripetuti scandiscono le dimensioni e misurano le distanze che si aprono nel segno dell’ospitalità.

Servizio di Shiho Sakai
Testo di Leonardo Servadio

Doveva essere una tipica casa giapponese e recare i segni dell’antica tradizione: “senza barriere o recinti, così che il calore domestico possa riversarsi all’esterno”, secondo la richiesta del committente. In effetti l’antica casa giapponese ha struttura in legno e pareti che sono diaframmi leggeri, cioè soglie quasi simboliche, che delimitano senza respingere e individuano senza chiudere: indice di una civiltà in cui il rispetto dell’altro è diffuso al punto da non richiedere barriere a difesa. Qualcosa di molto lontano dal concetto di “ambiente privato” che abbiamo in Europa e che trova la sua concretizzazione in muri la cui antica radice è il bastione difensivo. Così nella “guest house” di Sumiyoshi (Osaka), la facciata interamente vetrata si manifesta immediatamente come gesto di ospitalità.

Il tetto è l’essenza del costruito, e il vetro lo trasforma in spettacolo.

Nel prospetto principale risaltano la scala interna, che si estende parallela alla vetrata, e il camino, che si erge a sottolineare una simmetria generale che trova nei due abbaini la sua espressione più evidente.
Lo spazio del soggiorno si eleva a doppia altezza: è come una piazza coperta che dialoga con l’intorno e col cielo. La scala sale con gradini policromi: alla ricerca della varietà, mentre il camino radica l’edificio al suolo.

Una decina di anni or sono, in Argentina fu condotto il primo esperimento di realizzazione di una casa totalmente di vetro in una zona ad alta densità abitativa in Buenos Aires: fu il passo di apertura del voyeurismo collettivo tradottosi poi nel “Grande Fratello” e consimili trasmissioni televisive in Italia e in molti altri Paesi. In Giappone invece, una casa come questa è totalmente avulsa da tali prudori: non c’è esibizione nel progetto, e non c’è curiosità di sorta in chi lo osserva.

In Edicola

C’è “gesto architettonico” che parla di apertura. La scala e il camino sono i due elementi che con maggiore evidenza traspaiono dai cristalli: due simboli della casa, nel momento del raccogliersi assieme sociale (camino) e della dinamica dei movimenti (la scala). Più in generale lo spazio del piano terra (unico, ma tramite pareti scorrevoli divisibile in vari ambiti quali cucina, soggiorno, bar…) si presenta col volto dell’accoglienza e le dimensioni della socialità: lunghe tavolate, bar da locale pubblico, perché la vita diurna è fatta di condivisione e partecipazione.
I locali in alto, riservati al riposo, sono più intimi: proteggono con la levità delle palpebre che si abbassano a favorire il sonno.
Ma l’amplitudine degli ambienti a doppia altezza e le trasparenze degli abbaini esaltano la leggerezza di
questo spazio recondito e appartato. La spoglia semplicità dei tatami indica che sono locali del silenzio, prima che del
nascondimento.
E i due abbaini che bucano la copertura potrebbero essere visti come vedette che si ergono in alto per guardare
più lontano.

Biografia

MASAYOSHI SETOGAWA, architetto
Dopo la laurea conseguita a Kyoto, Masayoshi Setogawa lavora per la Nippon Telegraph and Telephone Corporation. Apre il suo studio nel 1987 col nome di “Art Session Inc”, poi “r – session inc”. Autore di diverse residenze di pregio dalla forte connotazione nipponica,
Setogawa riflette sulla relazione tra edificio e scorrere del tempo, con progetti che ricercano la verità del costruire.

Qualità dell’intervento

Centralità del progetto: la luce, elemento naturale, viene forgiata dalle schermature definendo uno spazio al tempo stesso coperto ma aperto.
Innovazione: il legno a vista anche nelle strutture verticali richiama la tradizione, con un disegno che risente degli influssi del razionalismo europeo.
Uso dei materiali: il vetro e il legno: ossatura e rivestimento, su una base in calcestruzzo, che definisce anche le zone servizi e notte.
Nuove tecnologie: porte e pareti scorrevoli reinterpretano i leggeri divisori mobili della casa tradizionale giapponese, tramite sistemi di scorrimento semplici ed efficienti.

Le
dimensioni dello spazio interno si sviluppano nel senso della lunghezza. Il sistema di pareti mobili permette di integrare o separare soggiorno, salone e bar.
Pareti e tende sono a scomparsa.
La semplicità del disegno e il gioco dei piani ribassati, tipicamente giapponese, sono ben visibili nel bagno.
La stanza del tatami è come un chiostro coperto, ma invaso dalla luce zenitale: il luogo del silenzio in cui il linguaggio evidente è quello della luminosità.
Il salone ha dimensioni da hall di albergo; le intelaiature lignee degli elementi scorrevoli gli conferiscono una geometrica plasticità: sul fondo la zona bar.
Le due piante: primo piano (sopra), piano terra (sotto). Il lotto è di 429 mq, di cui 252 occupati dall’edificio di 396 mq totali.

 

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