COMPLETAMENTO CONTEMPORANEO

L’intervento, assai complesso, ha incluso in parte un restauro, in parte una  trasformazione, ma anche nuovi inserimenti molto significativi sul piano tecnologico e innovativi sul piano architettonico, un adeguamento liturgico e infine, nel complesso, una reinterpretazione di un’importante architettura di tipo piacentiniano.
La tecnologia più avanzata è servita all’Arch. Franco Maffeis, per dare compimento a un’opera di notevole aulicità che purtroppo era rimasta incompiuta. L’operazione sta quindi a cavallo tra il restauro e la reinterpretazione.Infatti non si trattava “di riproporre un gioiello restaurato. Ma di completare un’opera rimasta incompiuta, e di farlo ben cinquant’anni dopo la sua prima gestazione: una rinascita con tutti gli azzardi e le gioie connesse.” Così scrive Mons. Attilio Bianchi, responsabile del Consiglio amministrativo del Tempio votivo della Pace di Bergamo, che ne inquadra anche il significato: “Non è una generica opera architettonica, ma l’ideale vaso votivo delle speranze esaudite di una Città preservata dagli orrori della guerra.”
La prima pietra, riferisce l’Arch. Luca Rinaldi, Soprintendente per i Beni Architettonici di Brescia, Cremona, Mantova, fu posta nel ‘46. Il progettista, Ing. Federico Rota “immagina uno spazio a pianta centrica, essenzialmente non per motivi liturgici, ma per un rigoroso rispetto della tradizione… I richiami sono a uno stile classico, depurato da un letterale citazionismo, ma risolto con toni enfatici. L’edificio venne arricchito di opere d’arte realizzate da importanti maestri, tra i quali spicca Trento Longaretti, così da farne un insieme omogeneo.”
L’Arch. Luca Rinaldi, nel descrivere l’intervento attuale, specifica: “Non si vuole sovrascrivere sul testo originale, ma adeguarlo funzionalmente e adattarlo con una integrazione di parti irrisolte o mai completate. Grande spazio è dato all’adeguamento impiantistico, acustico e soprattutto luminoso con la scelta della riapertura alla luce della cupola e della collocazione del cluster, una macchina multiuso di grandi dimensioni e di forma circolare, che occupa ora il centro dello spazio. A ciò si associa l’adeguamento liturgico…
Le scelte progettuali sono di segno contemporaneo ma caratterizzate da una sobrietà e una misura tali da armonizzarsi con la temperie degli anni ‘50, di cui è pervasa l’architettura originaria.
Questa è espressione significativa della scuola piacentiniana: al suo completamento si accompagna un gesto di novità soprattutto sul piano illuministico.”Come riferisce l’autore di questo originale e innovativo intervento, Arch. Franco Maffeis, “l’illuminazione, provenendo dall’alto, ammorbidisce i tratti delle pareti, sottolinea la loro circolarità, rischiara la volta e la rende leggibile nella profondità dei colori.”

La pianta attuale, con l’adeguamento liturgico che ha implicato la collocazione del nuovo altare in legno, nonché il rivestimento ligneo dell’abside che include uno studio di carattere acustico e il posizionamento di nuove sedute.l cluster: un profilo di lamiera di alluminio del diametro di metri 6,60, peso di 800 kg. Posto a 13 metri di altezza può essere abbassato per la manutenzione.
Ospita diffusori sonori e apparecchi illuminanti.
In basso, la sezione mostra la struttura a doppia cupola: l’elemento troncoconico interposto ha consentito di far filtrare nell’aula la luce naturale dall’alto. Questa viene riflessa dal cluster sulla volta.
Aperture e faretti laterali completano il sistema di illuminazione.Inaugurato nel dicembre 1952, l’edificio mancava di sagrestia, porte laterali, rivestimenti delle pareti, impianti, coro e arredi.
Successivi ma episodici interventi sopperirono, ma in modo incompleto. Nel 2000, quando cominciò il progetto oggi compiuto, l’interno appariva dimesso, l’aula rivestita in intonaco, le pareti prive di rivestimenti marmorei, luce insufficiente, ingressi non confacenti con la maestosità e l’eleganza della chiesa.
Uno dei primi interventi è stata l’apertura della lanterna, in precedenza cieca, tramite un elemento troncoconico che collega le due cupole, interna ed esterna. Quindi la realizzazione del cluster che, nella parte alta, rilette la luce naturale sulla volta, i cui decori sono stati restaurati, mentre regge gli apparecchi che illuminano l’aula nel suo complesso, oltre ad avere un’importante funzione fonoassorbente.Tempio votivo della Pace a Bergamo
Progetto:
Arch. Franco Maffeis, con Ing. Cristiana Cò, Arch. A. Pozzali e R. Rubes, Geom. B. Bombardieri
Strutture: Ingg. G. Bosi e D. Musci
Strutture cluster: Ing. Luigi Bianchi
Progetto illuminotecnico: Arch. P. Castiglioni con Arch. G. Bianchi
Progetto acustica: Dr. Enrico Moretti
Marmi: Remuzzi Camillo, Bergamo

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